In Formula 1, da sempre, ci sono due sfide che viaggiano parallele. La prima è quella che ogni pilota, e con esso anche la sua scuderia, combatte contro i propri avversari: i piloti degli altri team, le squadre che voglio ottenere il risultato migliore, sconfiggendo chi blocca questa strada. L'altra battaglia è quella che tutti i piloti combattono tra le mura delle proprie scuderie, contro gli avversari che si trovano in casa, lì, proprio dall'altro lato del box: è la storia delle rivalità tra compagni di squadra, uno dei più grandi temi nella storia del motorsport.
Dopo il successo di Carlos Sainz a Melbourne, e il mancato rinnovo per lo spagnolo da parte di Ferrari, ufficializzato durante la pausa invernale in vista di un cambio di sedile con Lewis Hamilton nel 2025, il tema del rapporto tra compagni di squadra a Maranello si è fatto più acceso che mai. Ora Carlos lotta per sé stesso, per vincere e per dimostrare di poter essere la scelta giusta per i top team sul mercato in questo momento, ma anche per quella Ferrari che lo ha portato tre volte al successo in carriera (i suoi unici successi in F1) e che gli ha dato l'occasione della vita nella massima seria. Dall'altro lato del box Charles Leclerc porta avanti le sue, di battaglie: quelle per dimostrarsi ancora una volta il pilota su cui vale la pena puntare, per ritrovare fiducia e velocità, completezza.
Ma la guerra tra i due piloti della rossa, quella che viene descritta tra le pagine dei giornali e i commenti sui social, è davvero così intensa e reale? O è solo una costruzione mediatica, un'invenzione dei titoli sensazionalistici che cercano di catturare l'attenzione del pubblico? Le accuse della testata spagnola Marca contro le scelte della Ferrari e contro Leclerc non sono certo una novità nel mondo della Formula 1. Nelle ultime interviste rilasciate dopo l'annuncio del passaggio in rosso del sette volte campione del mondo però Charles Leclerc ha chiarito quanto fosse dispiaciuto di non poter più avere Sainz nel team, pur sottolineando l’emozione di poter guidare al fianco di Hamilton. Ma è innegabile il rispetto percepito nelle parole del monegasco, che con garbo ha evitato più volte di menzionare la situazione per non mettere in imbarazzo Sainz, Hamilton e la stessa squadra. Nell’ultima conferenza stampa, si è anche detto fiducioso del talento dello spagnolo, il quale gli aprirà sicuramente molte porte. Tuttavia, la prospettiva reale della sua situazione viene svelata più volte dal protagonista che, con un velo di autoironia, accetta l'inevitabile, scherzando sul suo imminente status di “disoccupato”. Quando si parla di Ferrari, i riflettori si concentrano inevitabilmente sui due talenti, che saranno senza dubbio sempre destinati a incrociarsi sul tracciato.
La dinamica delle piste è una combinazione di sintonia e competizione, ma la recente doppietta al Gran Premio d'Australia ha acceso nuovamente il dibattito sul rapporto tra i due piloti. L'immagine di entrambi sul podio, coi sorrisi radiosi e sguardi di complicità e il ringraziamento a fine gara, hanno fatto rabbrividire gli appassionati pronti a divorare storie di discordie nei box della Rossa. Non mancano, e non lo faranno di certo nel prossimo futuro, i commenti che invocano la rottura prematura del contratto di Hamilton, il ritorno di Sainz, o la messa da parte di Leclerc, alimentando la narrazione che descrive il Cavallino come una scuderia incline a scelte discutibili. Tuttavia, bisogna ricordare che la decisione di portare Hamilton non è stata certamente dettata solo dall'emozione e dalla fiducia di Vasseur nel pilota inglese.
Carlos Sainz, fresco di vittoria, non può negare l'impatto emotivo di questo successo, condiviso dai Tifosi e da coloro che segretamente speravano in un cambiamento di rotta. La vita sarà sicuramente come una montagna russa, come lo stesso Sainz ha affermato dopo la vittoria, ma la sua forza dimostra quanta pazienza ci voglia in una categoria del Motorsport che provoca terremoti, gli stessi che rendono ancora una volta consapevoli dell’inevitabilità di un destino che sfugge a ogni controllo. Dall'altra parte del box, Charles Leclerc accoglie il secondo posto con lo stesso sorriso sincero di sempre. Le sue parole trasudano rispetto per il compagno di squadra e consapevolezza delle proprie limitazioni. Non c'è spazio per l'egoismo o la rivalità sterile, l’importante è il risultato. Leclerc non nasconde una delusione personale per il suo obiettivo, specchio della franchezza di un pilota che - puntato al successo mondiale - non accetta di buon grado un secondo posto, ma il suo nervosismo in tal senso è tutto verso l'interno e verso i risultati personali che (a dirlo è lui stesso) non sono stati abbastanza buoni.
Ha devvo senso oggi parlare di una lotta in rosso tra compagni di squadra, montata dai fans di una o l'altra parte? O ha più senso concentrarsi sugli obiettivi comuni di due piloti che in questi anni non hanno mai avuto a disposizione una monoposto adatta per vederli in lotta per il titolo mondiale in Formula 1? Leclerc e Sainz sono - in questo momento - in due fasi molto diverse della loro carriera, con obiettivi a medio e lungo termine che vanno inevitabilmente in direzioni lontane. L'obiettivo, è chiaro, è sempre quello di diventare campioni del mondo. Ma i due box restano vicini, così come lo spirito dei due piloti. Il resto si vedrà.