Più che un sabato in pista al Red Bull Ring quello di Aleix Espargarò è sembrato un lunedì in ufficio. Una di quelle giornate grigie in cui piove sul bagnato, che appena risolvi un problema se ne presentano altri due. Mille telefonate e la gente non ti ascolta, gli appuntamenti invece di incastrarsi si attorcigliano su sé stessi e tu, che a mezzogiorno vorresti riappoggiare la testa sul cuscino, devi andare avanti. Ecco, Aleix va sempre avanti. Nelle FP3 aveva grosse difficoltà a fermare la sua Aprilia, e a Zeltweg i freni vengono utilizzati alla stessa intensità con cui un essere umano sbatte le palpebre durante una passeggiata controvento. Intanto Vinales, il compagno di squadra, sembrava guidasse su un binario. Bagnaia ed Espargarò, i rivali per il titolo, volavano. Aleix - fuori dalla top 10 dopo una mesta scivolata nella ghiaia - sapeva di dover passare dalla Q1 con un tallone rotto, in sella ad una moto che per la prima volta in stagione faceva i capricci, mentre i piani alti del Motomondiale annunciavano la novità “Sprint Race” per il 2023. “Quando dicono che il tempo che trascorreremo in pista nella prossima stagione sarà lo stesso di adesso è una stronzata”.
Sì, Aleix Espargarò è il pilota più istintivo, plateale e fumantino della MotoGP. Si arrabbia con il suo capotecnico tre volte al giorno, gesticola in pista con gli avversari come se fosse al mercato e non risparmia le parolacce ai microfoni dei giornalisti. Urla, sbraita, si altera facilmente. Ma è raro che disperda le sue energie in nervosismo. I suoi sfoghi sono un modo per alzare il livello dell’attenzione, per focalizzarsi sull’obiettivo e cancellare tutte le distrazioni. Oggi, quando sembrava remare nel fango, non ha smarrito la lucidità. Si è concentrato sul setting della sua Aprilia, che tempo delle qualifiche si è ingentilita. Aleix, siglando il miglior tempo nella prima qualifica, ha staccato il biglietto per il Q2, in cui si è piazzato nono. Ad un decimo da Vinales e una fila alle spalle di Quartararo. Costruendosi l’opportunità, in gara, di restare aggrappato al titolo mondiale. Espargarò, come spesso accade, ha navigato nel buio senza affogare. Agitando le braccia, va bene, ma senza mai perdere fiato.
Quella di Aleix è la storia di un pilota che ha saputo aspettare il proprio momento. Ha atteso l’Aprilia per quattro anni, prima di potersi esprimere con un mezzo competitivo. Per oltre dieci stagioni si è barcamenato in MotoGP, prima di mostrare al mondo la sua stoffa. Ha subito perdonato Quartararo per il contatto di Assen e poi, senza foga, ha messo in piedi la rimonta più bella della carriera. Espargarò si è rotto il tallone in un tremendo volo a Silverstone e, dopo essersi preso una mezz’ora di tempo e due giri rodaggio, ha sfiorato la pole position. Il giorno dopo ha condotto una gara attendista, sempre in difesa, ma nel finale non si è lasciato sfuggire l’occasione per sferrare un attacco su Quartararo. Con Fabio gioca alla Play durante la settimana ad Andorra e, la domenica, si contendono il mondiale MotoGP. Aleix ha aiutato Vinales nella fase di adattamento all’Aprilia e – ora che Maverick sembra leggermente più in palla – aspetta il momento giusto per ristabilire le gerarchie. Quelle di un pilota che si incazza sempre e non molla mai. Di un uomo che, nonostante le apparenze, è il buono della storia.