Tony Arbolino ha lottato guidando da campione contro i pronostici, le aspettative e la sfortuna. Dopo una qualifica disastrosa che l'ha visto partire dalla 27° piazza, Arbolino ha martellato implacabile fino a raggiungere il 5° posto, mentre il leader del mondiale Albert Arenas arrancava in dodicesima posizione. Una gara incredibile che però non è bastata, a Tony sono mancati 4 punti. Ma non solo, è mancata anche un po' di giustizia sportiva. Perché il pilota lombardo ha dovuto saltare una gara (Aragon 1) a causa di un contagiato da Covid-19 sul suo stesso aereo nonostante lui fosse negativo. Un provvedimento che è stato preso esclusivamente per Tony e che in molte altre situazioni non è stato previsto. Per questo per noi è Tony è il vero vincitore del campionato Moto3. E questa è la sua storia.
E’ nato a Milano, vive in Svizzera e ha mosso i primi passi da Riccione. Tony Arbolino è uno che di chilometri ne ha macinati tanti non solo in pista. Lì, su un circuito, ci ha messo i piedi (e le ruote) per la prima volta a quattro anni, quando il babbo gli ha regalato una minimoto.
“Ricordo poco, perché ero piccolissimo – ha raccontato in una recente intervista al nostro Zam – però mi hanno raccontato che avevo tecnica e ero molto fluido”. Un talento evidente, quindi, che ha convinto il padre a fargli tentare la strada delle corse, con i successi che sono arrivati quasi subito. “Con papà – ha detto in quella stessa intervista – partivamo da Garbagnate e andavamo tutti i fine settimana in Emilia Romagna, perché è lì che crescono i piloti, è lì che c’è la mentalità delle corse.
Ricordo i miei coetanei del posto che arrivavano in pista direttamente con il grembiule di scuola e lo zaino in spalla. Io, invece, avevo fatto 400 km. Però sono ricordi bellissimi, perché è quello che volevo fare, anche se le rinunce sono state tante. Papà era sempre con me, mi faceva anche da meccanico, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto”. E con risultati, visto che a soli 9 anni Tony Arbolino conquista il titolo italiano vincendo 15 delle 18 gare del campionato.
Tanto che nel 2013, quando aveva ancora 12 anni, la Federazione Italiana gli concede una deroga speciale per partecipare al Campionato Pre GP 125 2T e vince al primo colpo, piazzandosi davanti a tutti nella classifica finale. L’anno successivo, quindi nel 2014, incontra Paolo Simoncelli, che lo coinvolge subito nel progetto della Squadra Corse SIC58, con cui vince il titolo PreMoto3 e due gran premi del CIV Moto3 nel 2016.
E’ il preludio all’approdo nel motomondiale, sempre con i colori della Squadra Corse SIC58, che arriva nel 2017, ma l’esordio nel mondiale non è tra i più entusiasmante il miglior piazzamento è un quattordicesimo posto in Argentina. Nel 2018 le strade di Tony Arbolino e Paolo Simoncelli si dividono, con il pilota milanese che approda alla corte del Team Marinelli Snipers e due pole position e un sesto posto sono i migliori risultati della stagione. Andrà meglio l’anno successivo, il 2019, anche se per Arbolino quella stagione andrà in archivio come quella della grande delusione, visto che sul finire del campionato ha visto sfumare le sue possibilità di mettere le mani sul mondiale.
Lo chiuderà al quarto posto, con la prima vittoria in carriera arrivata al Mugello e la seconda in Francia. La terza, invece, è arrivata in questa stagione, solo a Valencia, con Arbolino che però è salito sul podio altre quattro volte, riuscendo a mantenersi nelle posizioni di vertice della classifica iridata. “Tony è un talento straordinario – ha detto il suo manager Carlo Pernat – Ho puntato su di lui e su Enea Bastianini perché prima che ottimi piloti sono ragazzi con cui è facile instaurare un bel rapporto umano. Quest’anno è stato anche sfortunato, quella gara in cui ha dovuto fermarsi nonostante fosse negativo al Covid ha rischiato di compromettere tutti, invece ha reagito alla grande. L’anno prossimo, per lui, sarà Moto2 con Intact GP e sono sicuro che di Arbolino si parlerà ancora a lungo”. Se e quanto se ne parlerà in futuro bisognerà aspettare per capirlo. Quello che è certo, invece, è che se ne parla oggi, grazie alla straordinaria prestazione di cui si è reso protagonista al Gran Premio del Portogallo.
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