Sembra Moto.it con Moreno Pisto ed Alberto Capra torna a parlare di motori e altre follie e, tra gli ospiti della puntata, c’è anche Carlo Pernat. Il manager genovese, in una lunga chiacchierata ai nostri microfoni, parla della situazione di Marc Marquez e di quella di Valentino Rossi, ma anche dei suoi piloti e del caso Iannone. Ecco un estratto dell’intervista, che potrete ascoltare integralmente nei prossimi giorni.
Diamo il benvenuto a Carlo Pernat! È vero che hai due costole incrinate?
“Eh si, porca miseria. In Portogallo sono caduto con lo scooter e ho preso una schienata contro un paraurti di una macchina, va già bene che non mi sia rotto altre cose”.
Ah, fai come Doohan?
“Si, ma senza il Dottor Costa è un problema”.
Eri senza casco?
“Certo, e ci mancherebbe altro, ero nel paddock! ma ho preso una schienata che se fossi caduto di testa mi sarei rincoglionito ancora di più… Va bene così dai”.
Carletto ma tu non puoi morire in maniera banale, sappilo!
“È vero, ma bisogna morire al proprio posto, che per me è quello delle moto”.
Hai già un’idea di quello che vorresti scritto sulla tua tomba, o le tue ultime volontà?
“Vorrei che non ci fosse scritto: ‘Qui riposa, per la seconda volta Carlo Pernat’. Perché io ho lavorato tanto, e siccome a molti lo scriveranno, spero che mi scrivano un ‘non’ davanti. Perché avrò vissuto minimo quattro vite, e ne vorrei fare anche altre due o tre… secondo me ce la faccio”.
Ti vedremmo come Amministratore Delegato della Ferrari, sarebbe bellissimo. Perché non è uscito ancora fuori il tuo nome?
“Perché io sono un uomo delle due ruote, mettercene altre due sarebbe poco corretto. Io vivo nel mondo in cui sono nato, dal motocross fino alla Parigi Dakar, dove so come muovermi. Se andassi in un altro mondo adesso non saprei troppo bene come fare. Andrò avanti con i miei ragazzi, se pensi che quest’anno ho vinto il tredicesimo mondiale piloti… vorrei arrivare almeno a 15, come Agostini (ride)”.
Il prossimo anno avrai Bastianini in MotoGP e Arbolino in Moto2…
“Si, e qualche bel risultato lo faranno, imparano presto. Però non voglio altri piloti, anche se ho la fila…”
Per esempio chi?
“Eh, nomi non se ne fanno. Ci sono piloti di Moto3 ed anche di MotoGP. Per il resto rimango con Gresini perché sono suo consulente per le strategie di mercato, poi ho le mie cose coi giornali e le televisioni. Ragazzi, più di così che devo fare! Io ho i numeri di Stoner al contrario, 72!”
Una volta hai detto che il tempo non passa, il tempo arriva…
“Si, conta sempre quello che vuoi fare domani, non quello che fai.”
Come vedi il 2021? Come (e quando) pensi che tornerà Marquez?
“Io vorrei essere positivo per lui, perché non avere un fenomeno come Marquez per uno che ama lo sport è una cosa bruttissima. Però devo dire che la situazione non è delle migliori. Il prossimo anno Marc rischia di perdere come minimo mezza stagione. Sarebbe un male per tutti noi però sai, i campionati così sono molto belli, nove vincitori diversi e tutto il resto. Però, come in tutti gli sport individuali, è anche una questione di personaggi. Nello sci c’era Tomba, nelle moto Valentino, poi Marquez. Negli sport individuali il personaggio trascina”
Ci hanno offesi perché abbiamo definito la MotoGP una Moto 2.1.
“Si, diciamo che è una battuta, magari un po’ esagerata, ma vera. Perché alla fine se non hai il personaggio scappa da ridere, c’è gente che ha vinto il mondiale con pochissimi punti, una cosa mai successa. Attenzione però, io difendo anche questi piloti, perché sono fortissimi. Sono giovani, avanzano e picchiano duro. Però il fenomeno era Marquez, ed era (e dico era) Valentino. Sono due che mi hanno fatto malissimo quest’anno. Il primo perché non averlo in pista è stato brutto, il secondo perché vedere Valentino così è stato brutto. Quando ha dichiarato all’ultima gara in Portogallo che era contento di essere arrivato dodicesimo insieme a Vinales e Quartararo ci sono rimasto male. Se fossi stato lì lo avrei preso da parte: “Ma cosa stai dicendo, tu sei Valentino Rossi!”. Sono quelle cose che mi fanno male”.
Pensi che Valentino potrebbe fare un click a livello mentale, magari togliendosi un po’ del troppo che ha avuto in questi anni andando in Petronas? Magari nel box di sinistra dopo tanto tempo passato in quello di destra o cose del genere?
“Il fatto che stiamo discutendo di queste cose significa che non ci crediamo più nemmeno noi, te lo dico sinceramente. Se io discuto del lato del box, di un click mentale e via dicendo significa che non ho altri argomenti. La mia impressione è che Valentino sia arrivato vicino al capolinea. Un capolinea poi non ci sarà mai, lui si diverte o almeno ci prova. Mi auguro per tutto il nostro ambiente che Vale faccia delle belle cose. Ho i miei dubbi… e sai che sono un Valentiniano, l’ho tirato fuori io! Però avrei preferito un finale di carriera diverso, non so come dire. Così non mi piace, non è da Valentino. Lui ha un’immagine bellissima che ci ha resi interplanetari, per il suo modo di essere e di correre e sai, quando poi l’immagine si sforma un po’… allo stesso tempo ci sono gli ‘anti’, che ora picchiano duro e non è neanche giusto se pensiamo all’uomo che è Rossi. Però io dico una cosa, che è un po’ una battuta ma chissà… le moto della Yamaha dell’anno prima vanno sempre meglio, chissà che capiti anche a lui!”
Ora è nella condizione di non poter fare altro: lo sviluppo è in mano ad altri, non può imporsi su nulla… deve solo lavorare su quello che ha e dare gas.
“Si, questa è l’unica cosa. Può anche darsi che levandosi i pensieri di troppo alla fine dia un ultimo colpo positivo. Che poi non glielo auguro, io gli auguro di correre come Valentino fino a 45 anni”.
Pensi che lo vedremo a correre come Team Manager e pilota su di una Suzuki? Tipo Vialli ai tempi d’oro del Chelsea…
“No, secondo me lui non farà mai il Team Manager, non è capace. Mi spiace dirlo, ma lui ha sempre fatto il pilota. Per gestire un team bisogna spogliarsi dalla tuta ed essere dei camaleonti, cangianti. Bisogna avere tanti colori”.
O magari come commentatore a fianco di Meda.
“ecco, bravo. Ma non lo vedo nei panni del Team Manager. Nei panni dell’imprenditore si, la VR46 l’ha messa in piedi lui. Ma lui è un uomo da pista, da divertimento, gli piace giocarsi la pizza al Ranch, correre con i giovani… è tutta un’altra cosa, non ha niente a che vedere col Team Manager. Poi chissà, magari lo farà e lo farà meglio di come lo abbiamo fatto tutti noi”.
Cambiando discorso: questi 4 anni per Andrea Iannone sono una condanna veramente dura. Tu l’hai sentito?
“Guarda, io ho voluto bene ad Andrea, l’ho preso dalla Moto2 e ho cercato di fargli fare una buona carriera, ma lui prendeva a volte delle decisioni che io non condividevo, prima con Ducati - io l’avrei fatto rimanere lì- e poi anche più avanti. Ci siamo separati l’anno scorso, perché avevamo idee abbastanza diverse anche a livello di comunicazione. Devo dire che secondo me questa vicenda del doping è stata gestita malissimo. Ti dico la mia: è chiaro che Andrea non ha fatto nulla di grave, ma se l’è gestita male. Tu sai che la WADA - che squalifica qualsiasi atleta, addirittura l’intera Russia per le Olimpiadi, quindi stiamo parlando di un colosso- ha un protocollo molto rigido. Quando c’è un’intossicazione alimentare ti danno subito quattro anni, e dico subito. Quando la FIM ha intercesso con l’Agenzia Anti-Doping e ha portato la condanna a 18 mesi (secondo me è andata così, anche perché la WADA aveva capito che quattro anni erano troppi) lui avrebbe dovuto accettare. Certo, io posso dirlo col senno di poi, ma se hai già perso un anno puoi permetterti di aspettare un paio di gare e chiuderla lì. Il fatto di non aver accettato i 18 mesi ha fatto imbestialire la WADA, che non dico si fosse messa d’accordo con la FIM, però magari aveva chiuso un occhio. Il protocollo alla fine è di quattro anni e così è andata. Poi è difficile dimostrare dove e cosa si è andati a mangiare con fatture e altre cose. La difesa fatta in quel modo è vincente”.
Però l’appello l’ha fatto anche la WADA
"Si, ma soltanto perché lo aveva fatto prima Iannone col suo avvocato. Se non si fosse appellato sarebbe rimasto a 18 mesi. Che abbia fatto bene o male sono affari loro, però considerando l’Aprilia e i suoi amministratori delegati, che conoscono la WADA, avrebbero dovuto capire che quei 18 mesi erano una misura forfettaria da accettare. Poi col senno di poi è più facile dirlo, bisogna anche esserci e non è banale gestire situazioni simili. Alla fine non credo che abbia fatto uso di doping in Malesia quando con l’Aprilia arrivavano sempre ultimi e penultimi, non avrebbe avuto senso. Mi spiace per lui perché non c’è più niente da fare, non può più correre per quattro anni. Cercherà di fare il manager, una specie di academy, però è evidente che in questo momento si senta colpito. Gli hanno tolto quello che gli piaceva di più, ed è la cosa peggiore che ti può capitare nella vita".
Cosa ti auguri per te in questo 2021?
“Di non aver vinto l’ultimo mondiale nel 2020 e che il più bello sarà il prossimo. Io ne sono convinto e finché ne avrò voglia sarò sempre sui campi di gara, in tutti i Gran Premi. Un vero Manager va a tutti i GP, quelli che lo fanno solo tre o quattro volte secondo me capiscono poco. Costa, però è sempre un’opportunità. Perché se ci sei raccogli, altrimenti raccoglie un altro”.
Interessante. Parli di opportunità commerciali o di altro tipo?
“Di tutti i tipi, metti in giro un po’ di voci, stai sul pezzo. Questo mondo è fatto anche di rapporti umani. Se non ci sei spendi di più. In 41 anni penso di aver saltato tre gare in tutto”.
Chissà cosa dev’essere stato trovarsi lì con te alla Dakar…
“E una l’abbiamo anche vinta, con Edi Orioli. E chi ha fatto la Dakar ha una medaglia d’oro di quelle che pesano… quella è bella!"
La puntata integrale di Sembra Moto.it con Carlo Pernat sarà disponibile a breve su tutte le principali piattaforme di streaming.
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