Davide Brivio ha appena vinto il 7° titolo mondiale della storia Suzuki nell’anno del centesimo anniversario. Lo ha fatto con un pilota giovane, nell’era di Marquez e con mezzi ridotti. Oppure no, è un difensore della Triestina Calcio, società che (nostro malgrado) gravita in Serie C dopo una lunga serie di vicissitudini e cambi di proprietà.
Che nel nostro paese possano convivere degli omonimi con una carriera di pubblico interesse non è certo una notizia. Ma il fatto che l’unico Davide Brivio degno di una pagina Wikipedia sia il calciatore non può che farci sorridere. Soprattutto se, per dirla alla Gary Lineker, vivete con l’intima convinzione che il calcio sia un gioco semplice basato su 22 uomini che corrono dietro ad un pallone.
Ma com’è possibile, sulla prima pagina in Italia per numero di visitatori (con un traffico stimato di oltre trecento milioni di utenti al mese) non c’è posto per il Davide Brivio dei motori? Eppure ha guidato Noriyuki Haga in Superbike ed in seguito ha convinto un giovane Valentino Rossi a passare in Yamaha quando, dalle parti di Iwata, non vedevano un titolo da 13 anni. Che poi è anche lo stesso Brivio -si, niente omonimi stavolta- che la settimana scorsa ha portato una squadra piccola ed indipendente, senza uno sponsor che non sia l’olio motore della stessa Suzuki, sul tetto del mondo del motomondiale.
Davide Brivio, per dirla in termini calcistici, ha fatto con la Suzuki quello che Claudio Ranieri è riuscito a fare con il Leicester. E allora date a quest’uomo una pagina di Wikipedia, che regali agli appassionati di calcio lo stesso senso di smarrimento che ci ha colti nello scoprire la biografia del Brivio del pallone. Una bella pagina di disambiguazione.
Che ai motociclisti piaccia l’idea di essere degli outsider non è da mettere in dubbio. È sempre stato un po’ orso il motociclista, e di sicuro anche un filo classista. Ma Davide Brivio, quel Davide Brivio, merita una pagina su Wikipedia tutta per sé.
Se siete arrivati fino a qui seguiteci anche su Facebook e su Instagram