Si trattava di uno scherzo. Così, con poche righe e un concetto tanto semplice quanto incredibile, una sentenza brasiliana ribalta la decisione dello scorso marzo e annulla la maxi multa da 800.000 euro contro Nelson Piquet. Nei primi mesi del 2023 infatti il campione brasiliano era stato dichiarato colpevole in primo grado dal tribunale brasiliano per omofobia e razzismo nei confronti di Lewis Hamilton dopo che, a novembre 2021, il tre volte campione del mondo di Formula 1 durante un'intervista all'emittente Enerto, aveva insultato il britannico usando queste parole: "Il n***etto ha posizionato la macchina in modo che Verstappen non potesse sterzare. Il n***etto l’ha fatto perché sapeva che quella curva non avrebbero potuto farla in due. È stato fortunato che solo l’altra macchina sia andata a sbattere, ha agito in modo sporco". Piquet faceva riferimento al Gran Premio di Silverstone 2021 e all'incidente a Copse tra Hamilton e il genero Max Verstappen, da tempo fidanzato con la figlia Kelly Piquet.
Ma gli insulti non finivano lì. Sempre nel corso della stessa intervista infatti, Piquet si macchiò anche di omofobia, oltre che di razzismo, nei confronti di Hamilton: "“Keke Rosberg? Era uno stron*o, non valeva niente, come suo figlio Nico, che ha vinto a sua volta un campionato nel 2016, ma il ‘n***etto deve aver dato un po’ troppo il *ulo in quel periodo e non ha guidato bene".
Due insulti chiari, per cui Piquet venne quindi dichiarato colpevole a marzo. Ora però secondo quanto riportato dal sito brasiliano Metropoles, la Corte di Giustizia del Distretto Federale e dei Territori avrebbe deciso di cancellare la multa e il provvedimento contro il brasiliano. La motivazione? Gli insulti sarebbero stati "uno scherzo" mal riuscito. Nel caso dell'insulto razzista secondo la Corte di Giustizia si parlerebbe di un termine "utilizzato nel linguaggio colloquiale che, anche se permeato di sottile o involontaria ispirazione razzista, non ha la gravità e la rilevanza sufficiente per caratterizzare un danno collettivo". Per quanto riguarda invece l'insulto omofobo, secondo la Corte si tratterebbe di "commenti che potrebbero anche essere stati oggetto di pratiche sessuali tra un uomo e una donna, per cui non è possibile far derivare da questo l'esistenza di un discorso di incitamento all'odio contro gli omosessuali".