Romain Grosjean è vivo, scampato a quella che potrebbe essere definita morte certa nella maggior parte dei casi. Invece ha solo “le dita come Topolino” e tanta voglia di tornare in pista per la sua ultima gara in Formula 1. Il pilota della Haas è stato intervistato in merito da TF1 e LCI France, di seguito riportiamo i passaggi più interessanti.
“Senza l'Halo non sarei qui”. Spiega subito Romain, che quando venne presentato il dispositivo di protezione era stato fermamente contrario alla sua introduzione in F1: “Vedermi avvolto completamente dalle fiamme mi ha fatto pensare a Niki Lauda, non volevo che finisse così. Ho pensato tanto ai miei figli e ai miei genitori, non volevo lasciarli soli. Ho visto la morte in faccia e l'unica cosa che potevo fare era uscire dalla macchina”.
Grosjean poi spiega che, di fatto, in quei 26 secondi all’inferno non ha mai perso conoscenza, ma che rimanere lucido non sarebbe stato abbastanza: “Mi sono riuscito a salvare grazie a una serie di cose andate nella direzione giusta - ha dichiarato lo svizzero - Non era ancora arrivato il mio momento, Jules Bianchi non mi voleva ancora con lui lassù. Mi sono accorto subito di avere le bruciature alle mani ed in quel momento credevo di essermi anche rotto il piede. Ma non ho mai perso conoscenza. Mi sono subito tolto le cinture e poi mi sono accorto che il volante non c’era, forse si era staccato nell'impatto. Sarò rimasto nella vettura per poco più di 20 secondi, ma sembravano davvero molti di più, mi ritengo davvero fortunato ad essere ancora vivo.”
Ad ogni modo il pilota Haas non vuole lasciare così la Formula 1 dopo più di dieci anni passati nel circus: “Adesso mi sento bene, ho sensibilità a tutte le dita. Mio figlio Simon, che ha cinque anni, mi ha detto che ho un potere magico, che ho uno scudo che mi ha protetto. Un incidente come questo ti segna per sempre, ora sto vivendo una rinascita. Non voglio chiudere così la mia carriera in Formula 1, ma se dovessi essere in pista ad Abu Dhabi (dove si correrà il 13 dicembre, ndr.) sarei contento anche di arrivare ultimo. Non avrei mai pensato di dire una cosa simile, ma tornare in fretta è importante anche per il mio futuro: devo dimostrare ai team interessati a me di essere ancora in grado di guidare".
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