“Mio padre diceva che i record sono fatti per essere battuti” ha sentenziato Mick Schumacher, alzando le spalle con quel sorriso che tanto ricorda quello dello Schumi più famoso del mondo. Se a dirlo uno Schumacher, il caso è chiuso: il record delle 91 vittorie di papà Michael doveva essere infranto da qualcuno, prima o poi, e quel qualcuno sarà Lewis Hamilton.
Dopo la pole di ieri tutti ci aspettavamo che quel momento, il raggiungimento del mito, sarebbe arrivato oggi. A Sochi, in Russia, per poi provare a battere Schumacher in Germania, a casa sua. Sarebbe stata la degna conclusione di un percorso perfetto, di un decennio incredibile, di un sogno che per Lewis Hamilton prende le forme di un record nuovo, qualcosa che fino a poco tempo fa sembrava irraggiungibile per chiunque.
E quel record si farà. Presto, prestissimo, probabilmente proprio al prossimo Gran Premio. Ma in quello che è l’ennesimo anno perfetto per Hamilton, l’anno del suo (probabilissimo) settimo titolo, l’unica cosa che tarda ad arrivare è proprio quel numero di vittorie che tutti aspettano. Chi lo teme, con la malinconia di un mito che se ne va, chi non vede l’ora che Lewis dimostri l’ennesima supremazia di questa generazione che porta il suo nome, e chi semplicemente aspetta un momento che rimarrà nella storia del nostro sport.
Si pensava che il sorpasso arrivasse in Italia, magari al Mugello per i 1000 GP della Ferrari, poi in Germania a casa di Schumi, mentre ora la festa del sorpasso è di nuovo rimandata. E c’è un po’ dell’essenza di Schumacher, in questa resistenza a una vittoria fondamentale che non arriva. Un po’ del suo essere Kaiser, tentare di resistere fino alla fine nonostante “i record siano fatti per essere battuti”.
Ma vedere finalmente un Hamilton che lotta, un Lewis che deve combattere per raggiungere questo obbiettivo, rende ancora più bello quello che sarà un momento fondamentale per la storia della Formula 1, dando un po’ di magia alla storia - che di nuovo si incrocia - di due monumenti di questo sport.