Una domenica di grande paura in Formula 2, con l'incidente in cui sono rimasti coinvolti Luca Ghiotto e Jack Aitken. I piloti, entrati in contatto, sono finiti violentemente contro le barriere di protezione e le loro monoposto sono andate a fuoco, oltre le barriere ad aria del circuito di Sochi.
Momenti di tensione che hanno riportato alla mente dei tifosi quanto successo a Spa - sempre in F2 - lo scorso anno, con il tragico scontro che portò alla morte del giovanissimo pilota Anthone Hubert, ma che in questo caso si sono fortunatamente conclusi con entrambi i piloti illesi.
Ghiotto e Aitken sono infatti riusciti ad uscire in tempo dalle monoposto, scavalcando le barriere oltre cui si erano incastrate le macchine ed evitando di rimanere bloccati insieme alle monoposto ormai in fiamme.
Queste barriere protettive ad aria, sempre più presenti sui circuiti di Formula 1 e MotoGP, non hanno però agevolato l'uscita dei piloti dalla zona di pericolo e hanno anche rallentato le operazioni di recupero delle monoposto.
Un periocolo scampato che ci riporta alla mente altri episodi in cui queste barriere, sicuramente molto utili in fatto di sicurezza, si sono rivelate un'arma a doppio taglio in caso di grossi incidenti. Tra le controindicazioni di queste air fence c'è infatti la possibilità che prendano fuoco, aumentando la pericolosità di incendi divampati dopo incidenti in pista, come successo in MotoGP con la caduta di Vinales al Red Bull Ring, per un problema ai freni della sua R1.
Una possibilità da non sottovalutare, proprio come quella della difficoltà di uscita dei piloti dalle monoposto, che in caso di grave pericolo potrebbe aggravare incidenti già spaventosi (e pericolosi) come quello visto oggi a Sochi.