Fabiano Sterlacchini, anconetano di 47 anni, ha lavorato in Ducati per più di 17 anni. Fino al 2019 è stato coordinatore tecnico di pista, il braccio destro di Gigi Dall’Igna. Ha lasciato di sua volontà nonostante i diversi attriti con il Direttore Generale di Ducati Corse perché “quando sulla bilancia pesano più gli elementi per andarsene, la scelta è una.” Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Sterlacchini ripercorre la stagione Ducati in un 2020 che, comunque la si voglia vedere, resta la grande occasione persa di Andrea Doviziso.
Andrea Dovizioso non è motivato, serve una testa diversa
Per Sterlacchini i problemi, come in ogni matrimonio, sono da dividere a metà tra le parti. Ma resta chiaro il fatto che, al netto della sfortuna, “Da fuori si vedeva che il ciclo stava finendo. Dovizioso ha vinto 6 gare nel 2017, poi 4, 2 e 1 quest’anno. Quando insegui, tutto pesa”. Secondo l’ex tecnico Ducati, il problema del Dovi è una fragilità mentale che non gli ha permesso di guidare sopra ai problemi: “Andrea ripeteva che senza risolvere i problemi fondamentali non saremmo andati da nessuna parte. E quest’anno per effetto della gomma il feeling è stato peggiore. Poi, sono sincero, un pilota davvero forte deve avere una testa diversa da quella di Andrea, deve restare sereno e determinato e guidare sopra i problemi: la tristezza a volte lo ingabbia. Mick Doohan ripeteva di non intestardirsi a guidare la moto perfetta. Per me il pilota forte non cerca in modo maniacale la perfezione, ma chiusa la visiera fa la differenza. Come Stoner.”
Gli errori di Ducati: Lo sviluppo del motore e le scelte dei piloti
Che la gestione piloti da parte di Ducati non sia esemplare è ormai un dato di fatto, ma secondo Sterlacchini il problema è stato il volersi intestardire sullo sviluppo del motore nonostante risorse economiche limitate.
“Forse non è stato molto intelligente dire addio a entrambi i piloti. Capisco le logiche di mercato, ma rischi un’atmosfera molto negativa. Poi alla base c’è il solito limite Ducati a centro curva, con la nuova gomma posteriore che ha cambiato equilibrio alla moto.” ha spiegato il tecnico “Tutte le cose le risolvi in base al prodotto di due variabili: risorse ed efficienza. Se non dedichi risorse, o ne dedichi ma lavori male, non ottieni risultato. Il motore è misurabile oggettivamente, così si tende in modo semplicistico a dedicargli gran parte dell’investimento, sapendo cosa otterrai. Io non avrei voluto smettere senza aver capito come migliorare la percorrenza di curva, è l’incubo che mi ha accompagnato. E il guaio rimarrà se non cambieranno modo di lavorare e dimensioni dell’investimento”.
Sulla scelta dei piloti per il prossimo anno, Sterlacchini commenta che "ci vorrebbe un pilota davvero forte. Vedo bene Pecco, per determinazione, testardaggine e voglia. Jack è abbastanza arrivato ed è troppo australiano”.
Le Michelin hanno stravolto il carattere della Ducati
Alle colpe di Andrea e Ducati però vanno aggiunte le nuove Michelin, a causa delle quali si è perso un bilanciamento già piuttosto precario sulla Desmosedici. Dovizioso, per esempio, era rimasto turbato già dai test pre-campionato in Malesia: “Diceva, ‘si, ha aspetti positivi, ma qualcosa non mi convince e rischiamo la fregatura’ - racconta Sterlacchini - Si era reso conto che avrebbe compromesso l’equilibrio della moto. Sai le aree di intervento, lavori, ma non sai se ne vieni fuori”.
Tuttavia, sempre secondo il tecnico marchigiano, la Honda è riuscita ad arginare il problema durante la stagione perché ha un buon livello in tutte le carattieristiche, mentre Ducati no: “La Ducati ha il problema della percorrenza di curva. E quando cambi un elemento di equilibrio come le gomme, la paghi, perché il progetto non è più bilanciato”.
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