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Su Luca, una maglietta dell'Inter e un mazzo di girasoli

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

26 settembre 2024

Su Luca, una maglietta dell'Inter e un mazzo di girasoli
Piove, poi torna il sole. Milano è grigia nell'ultimo saluto a Luca Salvadori ma parla una lingua di caschi alzati, di canzoni perfette, di magliette e divise che ci insegnano qualcosa sull'amore, e sulla passione, di un ragazzo che ha saputo scrivere le regole della sua vita

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

C'è uno striscione che sventola dalla finestra di un palazzo, affacciato sulla piazza di Santa Maria delle Grazie. La frase, scritta in nero su uno sfondo arancione, è la più semplice: ciao Luca. Sta lì, ad accogliere le migliaia di persone che nel pomeriggio di mercoledì arrivano davanti alla chiesa, che parcheggiano le centinaia di moto nel punto designato per il corteo, che si siedono sui marciapiedi, trattenendo le lacrime aspettando di lasciare un saluto, un ultimo abbraccio, in una Milano grigia che minaccia pioggia. La Milano di Luca Salvadori, morto in Germania in una gara su strada, inseguendo quella passione che è stata la sua vita, la sua rincorsa perenne, il suo divertimento più grande. Una passione che non si condanna con la morte, ma che si celebra nella tenacia, nell'attaccamento a un sogno. E ogni cosa al funerale di Luca parla di passione, tra i banchi di una chiesa piena e tra le fila di chi, fuori da Santa Maria delle Grazie, resta in piedi per ore. La passione di un padre che ha trovato il successo nella musica e nel motorsport e che ha saputo trasmetterlo a chi aveva intorno: i suoi ragazzi, del team Trident, che spiccano in chiesa nelle loro divise blu, i personaggi del mondo dello spettacolo che siedono nelle prime file e che nel dolore mostrano un affetto che va ben oltre il lavoro. Papà Maurizio quell'attaccamento ai sogni lo ha trasmesso a Luca, insieme al valore della fatica e alla dignità dell'impegno. 

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Parole che ritornano, in tutto il corso del funerale, con una costanza e una sicurezza nella voce di chi le pronuncia che non lasciano spazio a dubbi su chi fosse quel ragazzo in grado di farsi perdonare ogni cosa grazie a "un sorriso con le fossette", su che cosa volesse dalla sua vita, su quanto - nei suoi 32 anni - l'abbia mangiata con intensità e gioia. C'è tanto, tantissimo, di Luca nel giorno del suo funerale. Sulla bara una targa recita LIKE A SIR, il suo motto, una frase che torna sul retro della maglietta che indossa, in prima fila, la sua fidanzata. È una maglietta dell'Inter, portata con orgoglio in un gesto che in un giorno così, drammatico e impossibile da comprendere, rende tutto più vicino a lui. Ironico, vero. Uno che con la sua voglia di trasmettere l'amore per il motorsport ha inventato un lavoro, che ha avvicinato migliaia di ragazzi all'ambiente e che ha lasciato qualcosa di reale, in grado di uscire dallo schermo dei suoi video e arrivare lì, nei caschi dei ragazzi che in piazza a Milano alzano le braccia per salutarlo.

Parole che restano però, quelle raccontate negli anni in centinaia di contenuti pubblicati sul suo canale YouTube, e che nel giorno del suo saluto parlano di ciò che lascia senza permettere dubbi a chi resta. "Nel momento in cui lo provate capite che tutto quello che ti ridà indietro è molto più del rischio che corri" dice Luca, con gli occhi puntati alla piazza dentro al grande maxi schermo montato davanti alla chiesa. Ci pensa lui a spiegarlo a chi non lo capisce, mentre in sottofondo una canzone di Jovanotti accompagna un filmato con i momenti più belli della sua storia. È una canzone perfetta, che parla di una terra di uomini dove “tutto è possibile, dove un sogno si popola” e l’amore “ti fa venir voglia di vivere fino all’ultimo attimo”. Pioveva, all’inizio del funerale di Luca. Sembrava un segno, un simbolo obbligato di una tristezza collettiva. Poi però, fuori dalla chiesa al termine della cerimonia, un po’ di sole è riuscito a colpire tutti. Come lui lì, come le parole di una canzone perfetta che sembra scritta per descriverlo, per dirci che siamo chiamati a “riprogrammare i semafori, in cerca di sante ragioni”. Che una passione non si spiega, non si giudica. Dentro alla chiesa grandi girasoli gialli portavano un po’ di sole là dove sembrava impossibile averlo. Alla fine del funerale, quando la piazza si è svuotata, quei girasoli sono stati portati fuori e distribuiti a chi passando di lì li volesse prendere. Decine di bambini, usciti da scuola in un pomeriggio di settembre rimasto senza nuvole, li hanno portati via. Sorridenti, con enormi girasoli tra le mani, pronti per tornare a casa. A coltivare una passione, a scrivere la loro storia. Con un pezzo di quel sole che Luca ha lasciato qui, nella terra degli uomini.

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Tag

  • Funerale
  • Inter
  • Luca Salvadori
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