Mi ricordo Norris camminare nei paddock di Barcellona, durante i test invernali pre stagionali: sembrava piccolissimo e se ne andava in giro correndo con lo sguardo un po’ incerto
La risposta ovviamente è no. Lando Norris piace a tutti. Ha la personalità di Daniel Ricciardo ma - arrivato in Formula 1 poco più che bambino - ha anche l’innocenza di chi ama perdutamente quello che fa e la purezza del vero divertimento. Non che non ci metta impegno, Lando in pista è fortissimo e nei box è un pilota con la testa sulle spalle, ma i suoi ventun anni (compiuti oggi!) sono lo specchio di una Formula 1 che sta cambiando e l’immagine di una generazione intera.
Estroverso, maestro di auto-ironia sui social e grande appassionato di Valentino Rossi, quello di Norris è sicuramente il profilo più divertente da seguire sui social tra quelli dei piloti di Formula 1. Indimenticabile la sua conferenza stampa con Daniel Ricciardo al Gran Premio di Silverstone dello scorso anno, il taglio di capelli in diretta su Twitch per beneficienza o il corredo da fan di Rossi presentato con grande orgoglio.
Così tifoso del numero 46 che al Gran Premio di Monza dello scorso anno gli dedicò un casco speciale, con i colori e le geometrie tipiche del Dottore. Un rapporto che ce lo restituisce ancora più giovane, cresciuto davanti alla televisione guardando Valentino, e più simile a noi, che ci emozioniamo difronte a una personalità così cristallina.
E poi Norris è bravo. Quando arrivò in Formula 1 tutti ebbero un po’ l’impressione di trovarsi davanti all’ennesimo ragazzo ricco che viene spinto nella classe Regina grazie ai soldi di papà e agli sponsor collezionati negli anni grazie a contatti importanti. D’altronde Lando nel 2018 non vinse il titolo in Formula 2, ma arrivò secondo alle spalle dell’amico George Russell, eppure il posto nella scuderia più emergente spettò a lui, lui che è figlio di Adam Norris: un imprenditore inglese che si ritirò dal mondo del lavoro all’età di 36 anni dopo aver venduto la sua società di consulenza e accumulato un patrimonio di circa 250 milioni di dollari.
I presupposti per avere in pista l’ennesimo figlio di papà con una marcia in meno rispetto agli avversari c’erano quindi tutti, soprattutto vista la precocità con cui Norris è arrivato in Formula 1, ma il britannico ha smentito le malelingue e fatto perdere la testa a tutti i tifosi della Formula 1. Gli ci è voluto pochissimo per trasformarsi, da ultimo arrivato, a star assoluta di questo sport, spostando l’attenzione dei fan e risollevando l’immagine della sua McLaren.
Nel 2019 - nella sua prima stagione in F1 - la McLaren arrivava da anni difficili. Alonso aveva appena lasciato, insoddisfatto e arrabbiato con la motorizzazione Honda e con tutti quelli che che si sono rivelati incapaci di dargli una monoposto competitiva, e la scelta piloti di McLaren di quell’anno era sicuramente meno attrattiva rispetto a quella delle stagioni precedenti.
Mi ricordo Norris camminare nei paddock di Barcellona, durante i test invernali pre stagionali: sembrava piccolissimo e se ne andava in giro correndo con una berretta sulla testa e lo sguardo un po’ incerto. Era il più giovane di tutti (lo è ancora) e in quei giorni Alonso aveva fatto un salto a Montmelò per guardare i test. Tutti parlavano di lui, di Nando, già si pensava a un eventuale rientro e a Norris in conferenza stampa tutti chiedevano “ma se Alonso torna sei preoccupato per il tuo sedile?”.
Non lo era, o almeno diceva di non esserlo. Ma di quel Lando incerto, un po’ bambino, oggi rimane poco. Perché nonostante l’età Norris si è rivelato un traino per la squadra, una personalità positiva, un ragazzo fortunato - ricchissimo - ma capace di grande spirito di squadra, di unione, tratti del suo carattere che hanno reso McLaren un team coeso.
Basti guardare la gioia di tutto il suo box, letteralmente esploso dopo il suo primo podio in carriera in Austria, o la dolcezza di un gesto semplice come quello di fermarsi ad aiutare i meccanici nei box dopo la fine del Gran Premio della Stiria, perché tutti stanchi e provati da un calendario ravvicinato come quello del 2020.
A completare il quadro della personalità di Norris c’è il casco speciale, questa volta scelto per il Gran Premio di casa di questa stagionw - a Silverstone - un tributo per i suoi tifosi, a cui Lando a chiesto di realizzare un design da mostrare durante la gara. A vincere su tutti è stata la piccola Eva, una sua tifosa di 6 anni, che ha dato vita a un casco capace di racchiudere il cuore, l’ironia e il carattere del numero 4.
Conservo gelosamente il ricordo di quel ragazzino ai test di Barcellona, appena arrivato in F1, giovanissimo, un po’ schivo, sicuramente schiacciato dalla personalità ingombrante di Fernando Alonso. A metà stagione lo intervistai e già il suo atteggiamento nei confronti del panorama intorno a lui era cambiato: sapeva cosa dire e cosa non dire, se ne fregava della sua età e voleva fare bene, sempre meglio. Mi disse che il rapporto con il team era importante e che ci teneva ad essere un ragazzo serio, nonostante la sua età e una personalità da comico televisivo.
Sono le contraddizioni di un ventunenne che solo a quell'età hanno il diritto di coesistere, di funzionare, di far combaciare tutto. Il talento nonostante la ricchezza, la serietà dietro quell’ironia ostentata, l’amore per la squadra e il rapporto con gli altri piloti in un mondo in cui l’individualità è tutto. Da qualche parte ci sarà ancora anche il Norris dei suoi primi test a Barcellona, schivo e spaesato, ancora incredulo