La carriera di Valentino Rossi sta giungendo ormai al termine e le gare che ci separano da Valencia si stanno trasformando in una continua occasione per riflettere sul suo passato, sulle sue scelte, per approfondire aspetti del suo percorso che fanno già parte della storia del motorsport. È così che tra le varie dichiarazioni rese a Dazn Spagna, in occasione di una recente intervista, non è potuto mancare un pasaggio sul possibile approdo in Ferrari, previsto per il 2006.
Valentino, allìepoca, aveva già effettuato una serie di test a bordo della F2004, dapprima a Fiorano e poi al Mugello, colpendo, come noto, sia i tecnici Ferrari che un certo Michael Schumacher. I commenti, all'epoca, furono unanimi: va forte, impara in fretta, deve lavorarci su, ma con un po' di test può essere in grado di prendere parte a un campionato completo.
È così che, in quel periodo, la possibilità di vederlo prendere il via, sulle orme di John Surtees, ad una stagione di Formula 1, assunse sempre più concretezza, fino a un inaspettato cambio di rotta.
"Questo era il programma per il 2006" ha detto Rossi a "La Caja", facendo capire che i piani per un suo sbarco nella massima serie dell'automobilismo erano a uno stadio ben più che avanzato, per poi raccontare: "Sono andato a casa di Montezemolo e stavamo cercando un modo per realizzarlo. Era un’idea interessante, ma sinceramente non ero preparato a smettere di correre con la moto. Sapevo che avrei potuto vincere ancora altri mondiali e non sentivo che fosse il momento giusto”.
Rossi, insomma, lavorò sulla possibilità di mettersi al volante di una Ferrari F1 direttamente con Montezemolo, che prese a seguire quella che avrebbe potuto essere la mossa mediaticamente e sportivamente più clamorosa dell'intera storia del motorsport nostrano. Ma il primo amore di Valentino ebbe la meglio: alle quattro ruote, Rossi preferì ancora il "gusto" (come dice lui) che solo una sella è in grado di regalargli, optando alla fine per le due ruote.
La scelta giusta? Di certo, dal 2006 in avanti Valentino aggiunse al suo palmares altri due titoli, scrivendo alcune delle pagini più memorabili della MotoGP. Se Rossi fosse sbarcato nel 2006 in Formula 1, non avremmo avuto il duello all'ultima gara con Hayden, il sorpasso su Stoner al Cavatappi, o quello su Lorenzo a Barcellona.
Altrettanto innegabilmente, però, qualora si fosse ritirato, la superiorità manifestata fino a quel momento nella sua carriera avrebbe continuato ad aleggiare come un mito irraggiungibile per le generazioni di piloti che l'hanno seguito, senza contare che un suo possibile successo in Ferrari avrebbe portato la sua popolarità a vette neanche lontanamente immaginabili.
Quello che è certo è che nessuno, in quegli anni, avrebbe potuto immaginare di vederlo un giorno alla guida di una vettura del principale competitor del Cavallino, in termini di storia e blasone, nel mondo dell'auto. Il test incorciato di Valencia 2019, con Rossi al volante della Mercedes di Hamilton e l'inglese in sella alla sua Yamaha, ha dimostrato quanta sia forte ancora la passione di Rossi per il mondo della Formula 1 e - chi lo sa - ha magari fatto sorgere anche qualche rimpianto nella sua mente per un bivio che ha segnato per sempre la sua storia personale e quella di due mondi mai come in quel 2006 così vicini a sovrapporsi.