La Formula 1 sta regalando al suo pubblico un mondiale senza precedenti. Dopo 21 Gran Premi, i punti sono 369,5 sia per Max Verstappen che per Lewis Hamilton. Max davanti per numero di vittorie, Lewis in rimonta con una solidità disarmante. Ieri, nella domenica di Jeddah, si è visto di tutto: il tracciato che è spettacolare come una Suzuka coi muri, due bandiere rosse, le decisioni - spesso fuori luogo - della FIA. Se lo spettacolo sembra scritto a Hollywood però, lo si deve soprattutto ai piloti che stanno alzando vertiginosamente il livello rispetto alle stagioni passate. La sfida Hamilton-Verstappen, almeno in parte e almeno per gli appassionati di MotoGP, non può che ricordare quella tra Valentino Rossi e Marc Marquez. È vero, loro non hanno lottato per il titolo all’ultima gara, ma conta poco: hanno combattuto per la supremazia in un mondo che obbedisce ad un solo pilota alla volta.
Max è un funambolo che corre sul filo del regolamento, al limite nei sorpassi e nelle manovre, ma soprattutto il messaggio che manda all’avversario è lo stesso: sono qui per vincere e mettere fine a un’epoca, non ho intenzione di scendere a compromessi. Verstappen frena in pieno rettilineo fino a farsi tamponare, porta il sorpasso mandando largo l’avversario, sfrutta ogni piega del regolamento e porta sempre a casa tutto quello che può. In tutto questo, che poi è l’attitudine, non può che ricordare Marc Marquez.
Max e Marc, Marc e Max, hanno quella che a Napoli chiamano cazzimma ed è da una vita che corrono alzando il limite, mentre da un lato incassano critiche e dall’altro raccolgono tifosi. Duri ma spettacolari, eccessivi ma perdonati perché il talento vero va sempre oltre al tifo. Valentino con Marc non si è mai giocato un mondiale all’ultima gara - lo spagnolo è arrivato troppo tardi - ma il messaggio di Verstappen per Hamilton è lo stesso di Sepang 2015: tu non vinci più. Ecco perché Lewis, quest'anno, sta facendo qualcosa di eccezionale.
Il ricambio generazionale ha ridotto due fuoriclasse spietati a bambini da proteggere, indifesi contro una crudeltà che non è del loro tempo. Lewis ha un’esperienza formidabile e la fame di un esordiente e, nonostante questo, l’olandese lo sta facendo sembrare innocuo. Un buono dalla parte del regolamento, in affanno per restituire i colpi subiti e protetto dalla federazione (secondo qualcuno) come un panda in Cina. Verstappen ha già vinto, ha ribaltato la gerarchia di preda e predatore: Lewis inseguea ma è lui a rischiarela corona, a giocarsi lo status di semidio della velocità. Domenica, dopo 253 giorni dall’inizio del mondiale, si riparte ancora da zero. E varrà la pena esserci.