Quella tendenza tutta italiana di lavare i panni sporchi in casa e aspettarsi che dall’altra parte si faccia “sì sì” con le testa
33 oggi. Come Cristo quando lo hanno messo in croce. Il venerdì santo, che sancisce la partenza della Formula 1 2020, ha tutto l’aspetto dell’inizio di una Via Crucis che per Vettel durerà una stagione intera.
Perché il tedeschino d’oro in Ferrari lo hanno voluto, proclamato, esaltato, protetto, e poi scaricato. Quello di Binotto - a detta di Vettel - sembra il bacio di un Giuda che prima ha promesso protezione e lealtà e poi ha restituito un addio amaro.
Un bacio al telefono, un tradimento ai tempi del lockdown: “Sono stato davvero molto sorpreso nel ricevere la chiamata di Mattia Binotto che mi diceva che la Ferrari non aveva intenzione di rinnovare il mio contratto. Non c’è stata neanche un’offerta sul tavolo”.
Che Vettel meritasse o meno il rinnovo in Ferrari è un argomento sicuramente molto spinoso. Sarebbe stato disponibile a diventare la seconda guida, alle spalle del giovanissimo Leclerc? Avrebbe accettato una riduzione del contratto? Ci sarebbero stati altri problemi nella gestione degli ordini di scuderia? Avrebbe sprecato altri punti importanti con errori evitabili?
Nessuno sa che cosa sia successo nelle stanze di Maranello. Quello che in Ferrari si sia detto o non detto per arrivare a questa decisione ma una cosa è certa: in questa storia c’è qualcosa che non va.
Dopo mesi e mesi di silenzio Vettel, un quattro volte campione del mondo innamorato della Ferrari da tutta la vita, si è presentato alla conferenza stampa in Austria come un leone ferito. Come Gesù all’ultima cena - in un giovedì che preannuncia l’inizio della Passione ma che in questo caso non si concluderà certo con un bel lieto fine dopo tre giorni di sofferenze.
L’Austria è solo l’inizio di una sofferenza che durerà un mondiale intero perché se, alla prima conferenza stampa dell’anno, ti presenti con il dente avvelenato e racconti una versione della storia completamente diversa da quella comunicata dalla scuderia, beh allora dio solo sa che cosa potrà succedere in pista da qui alla fine dell’anno.
Perché la Ferrari aveva parlato di “decisione condivisa” raccontando però una storia che a tutti non era mai davvero sembrata convincente.
Vettel che rifiuta per soldi? Ma dai, non sarebbe da lui. Lui che vive tra le montagne tedesche e nel tempo libero se ne sta lontano da tutti, con la sua famiglia, senza social o vita mondana. Lui che alla Rossa è sempre stato fedele, come il Vettel bambino che guardava vincere il suo mito Schumacher. Lui che rinuncia per soldi? Troppo difficile da credere.
Magari non voleva fare la seconda guida alle spalle di Leclerc, plausibile certo, ma poteva bastare per arrivare a una decisione così inaspettata? Già perché proprio Sebastian alla fine dello scorso anno parlava del rinnovo in Ferrari come una “una pura formalità”.
Da tutto a niente. Senza nemmeno correre questa stagione. Senza capire se ci fosse la possibilità di arrivare ad un accordo, senza dimostrarsi capace di essere un buon compagno di squadra (dopo essere stato prima guida per anni) o un vecchio Re in cerca della sua redenzione dopo anni sotto tono.
Sainz rimane una buona scelta per la Ferrari, niente da dire. A Maranello hanno riposto in Charles Leclerc tutte le speranze di un futuro ancora in salita e lo spagnolo sarà compagno di squadra ben consapevole del suo ruolo, un giovane che affiancherà un altro giovane per un 2021 che a Maranello già chiamano “L’era dei due Carlo”.
In Ferrari avevano già deciso: Vettel fuori, passando dalla porta sul retro però. L’amore di una vita chiuso con una telefonata e quella tendenza tutta italiana di “lavare i panni sporchi in casa”. Mandare un bel comunicato in cui si parla di decisione condivisa e aspettarsi che dall’altra parte si faccia “sì sì” con le testa.
Veramente pensate che Vettel nel 2020 lascerà passare - anche solo una volta - il monegasco dalle uova d’oro?
Ma forse a Maranello non hanno ben capito con chi hanno a che fare. Vettel sarà anche stato innamorato e avranno pure provato a crocifiggerlo ma certo non è Gesù. La pietà e la misericordia quest’anno le lascerà a qualcun altro.
Il tedesco è uno che ha vinto a Monza sotto la pioggia con una Toro Rosso mentre i suoi coetanei ancora andavano a scuola. È quello che lo scorso anno ha scambiato i cartelli della vittoria in Canada dopo una sanzione a favore di Hamilton, lo stesso che a Hamilton è andato addosso in regime di safety car preso dall'ira funesta di chissà cosa.
Sarà anche stato innamorato ma si sa: i più cattivi sono proprio quelli a cui spezzi il cuore. Vendicativi, egoisti, dissoluti. Veramente pensate che questo qui nel 2020 lascerà passare - anche solo una volta - il monegasco dalle uova d’oro?
La decisione era presa e prima o poi sarebbe stato necessario mettere alla porta un Vettel ormai stanco, demotivato dalla squadra e forse castrato dall’arrivo di Leclerc. Però per anni la Red Bull è stata messa sotto attacco per la mancanza di rispetto con cui ha scaricato qualsiasi pilota non più necessario e oggi Ferrari si ritrova a fare la stessa cosa dopo essersi proclamata paladina di una passione che va ben oltre le scelte di marketing.
Di tutta questa storia, che oggi non torna e che forse non tornerà mai, una cosa è certa: in Ferrari hanno perso un pilota - un quattro volte campione del mondo (forse) pronto al ritiro - ma con questo comportamento hanno definitamente perso un ragazzo che per realizzare il proprio sogno di bambino ha messo tutto se stesso sul tavolo. Troppo cuore, poca testa. Ma ora che hanno deciso di crocifiggere il loro più grande tifoso dovranno stare attenti alla vendetta di cuore infranto.