Lo chiamavano il Leone perché, in fin dei conti, un Leone è sempre stato. In pista e fuori Nigel Mansell non si è mai tirato indietro, lasciando trapelare un carattere da combattente che lo ha reso, e continua a renderlo, uno dei piloti più amati dal pubblico degli appassionati di Formula 1. Dalla famosa corsa verso il traguardo (con svenimento) del Gran Premio di Dallas nel 1984, fino al piede rotto nel mondiale del 92, anno che lo consacrò campione del mondo.
Se parla lui quindi, c'è solo da sedersi e ascoltare. Lo fa con il tono pacato di chi non ha bisogno di urlare, o di insultare, per esperre le proprie idee, anche quando sono forti e vanno controcorrente. Già perché mentre il mondo esalta e osanna la rinascita della Formula 1, tornata finalmente a nuova vita con un pubblico di giovani super appassionati, Nigel Mansell muove una critica verso il circus: "A malapena sudano in macchina: a fine gara è come se fossero appena usciti da un parrucchiere. Ai miei tempi le persone morivano regolarmente in pista e questo poteva seriamente influenzare la tua psiche".
Non è un "si stava meglio quando si stava peggio", quello di Mansell ma è un semplice confronto tra generazioni. Età e scuole diverse che oggi sono a confronto anche in pista dove da una parte resistono "vecchie" glorie come il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton mentre dall'altra crescono giovani talenti come Max Verstappen, Charles Leclerc, George Russell e Lando Norris.
Il Leone d'Inghilterra, da sempre grande fan del britannico Hamilton, quest'anno smuove una critica nei confronti del campionissimo, invitandolo a svegliarsi e stare attento a quelli che sono i suoi due piloti preferiti della nuova generazione: "Mi piacciono sia Russell che Lando Norris e penso che George abbia sfruttato appieno le sue opportunità anche perché Lewis non ha ancora deciso di rispolverare il suo piede destro. Penso che se la stia prendendo comoda. George sta facendo un ottimo lavoro e credo che Lando, quando la macchina funziona, abbia ottenuto ottimi risultati".