Lo sci è velocità, ricerca del limite, rischio. Un gioco d’equilibrio su due sottili punti d’appoggio. Gli avversari sono la fisica, il tempo, la tensione. I pochi alleati sono il talento e la testa. Ed il weekend di gara di Kitzbühel, anche in un 2021 condizionato dal covid, è la sua massima espressione. Ne abbiamo parlato con Zoran Filicic, ex voce del motomondiale che commenterà le gare sulla Streif per Eurosport.
Questo è il weekend di Kitzbühel, della Streif. Possiamo parlare del gotha dello sci?
"È la gara più difficile assieme alla Stelvio di Bormio, ma c’è un tacito accordo fra i discesisti nel non dire che la Stelvio è più difficile. Altrimenti quelli della Kitzbühel ci mettono un attimo a farla ancora più tosta. Ma la verità è che la Stelvio è stata disegnata sull’idea di Kitz per i mondiali dell’85, mentre Kitz esiste dagli anni Trenta. La Streif nasce prendendo il nome di un contadino che curava i prati sulla parte alta, ed è il nome della pista con tanta tradizione e storie legate alla gara. È una pista difficilissima dove oggi partono in 55 e negli anni Settanta e Ottanta partivano in 35 sui 60 che facevano la Coppa del Mondo. Perché fa paura. Didier Cuche, che l’ha vinta cinque volte, le prime volte vomitava prima di partire. E parlo di gente fortissima, gente con le palle. È stretta, tirata a lucido, arrabbiata”.
È un po' come il Nurbürgring di una volta?
“Sì. Non posso dire che sia il TT, perché è un’altra cosa, il Nurbürgring quando ci correva la Formula 1 gli assomiglia di più".
Jackie Stewart diceva che “Qualunque pilota che afferma di aver amato il ‘Ring o mente o non guidava abbastanza veloce”.
“Esatto. Sulla Streif dicono che se non prendi il 100% dei rischi vuol dire che stai andando piano. Che non vincerai. Sono famose anche le cadute, come quella di Vitalini che è rotolato ed è uscito dalle reti ed è finito sulla neve fresca… e il giorno dopo era alla partenza. O Svindal, che l’anno in cui è caduto si vedeva l’erba sotto alla lastra di ghiaccio. Il ghiaccio è importante perché fa tenere la lamina, avere una lastra di ghiaccio liscia è come avere l’asfalto liscio”.
Ah. Per noi comuni mortali è un po’ l’esatto contrario…
“Ho visto un paio d’anni fa gli sci di Matteo Malusà, e dopo la ricognizione gli sci erano completamente mangiati. Le solette da nere erano diventate bianche”.
C’è qualcosa dello sci che si ritrova nelle corse in moto. La velocità, la piega, il rischio. Ma anche il tempo come primo avversario.
“Sì, si assomiglia anche nella ricerca delle linee, delle traiettorie. Parlavo con Jarno Zaffelli, il disegnatore dei circuiti. Lui in Val Gardena aveva individuato delle linee che portavano più velocità nonostante fossero meno istintive. Quando ha disegnato la pista di Termas de Rio Hondo ha sfruttato questo concetto, come fosse una bowl di skate. Ci sono delle linee che sembrano più lunghe ma che ti permettono di trovare più velocità, con la differenza che in MotoGP nessuno lo faceva per non concedere l’interno e farsi superare. Ed anche sullo sci ci sono situazioni simili. Ma la differenza grande è che qui puoi creare velocità sfruttando lo sci, ma non hai l’acceleratore. Lì è solo la gravità a darti la spinta”.
Il celebre arrivo in spaccata di Kristian Ghedina
Quindi bisogna portare la velocità il più possibile?
“Esatto, si dice portare fuori la velocità. C’è la parte del pianetto che è pazzesca, se arrivi sotto ai 90Km/h ti pianti. Ma stiamo parlando di 90Km/h con punte di 140Km/h con piste larghe cinque, sette metri, che devi affrontare con paraschiena, casco e una tuta di licra. Sei nudo. Con le reti di protezioni, ma senza vie di fuga. La MotoGP al confronto è uno sport sicuro”.
Perché è così speciale la Streif?
"Guardatela. Guardate il cancelletto di partenza che hanno fatto quest’anno. L’organizzatore ha fatto una cosa pazzesca. Nella gara più importante al mondo, da 100.000 spettatori, la Streif non avrà nessuno. Niente musica, nessuno giù ad aspettare, reti a tenere lontano chiunque. Lo speaker dirà soltanto: alla partenza, numero 9, Dominik Paris, Italia. E poi l’arrivo, nient’altro. Sono decisioni fortissime che possono prendere solo alla Streif".
Penso faccia ancora più paura, scendere nel silenzio, nel vuoto.
“E poi purtroppo saltano tutte le tradizioni, a parte quella della cabinovia. Perché ai vincitori del Super G viene dedicata una cabinovia colorata con il loro nome che rimane per sempre. Ma non ci sarà la processione verso un bar, in cui il vincitore spilla la birra a tutti i presenti a torso nudo. È il Nurburgring in gara e il Mugello fuori. E un po’ Palio di Siena…”.