Chi ha vinto LOL? Ma soprattutto, chi l'ha ucciso? Inutile girarci intorno: la terza stagione dello show Prime Video si è dimostrata la più loffia della cucciolata. Da generatore automatico di meme e battute da riproporre anche nella vita di tutti i giorni, il programma è diventato, nella migliore delle ipotesi, poco più di una coloratissima sfilata di immagini da tenere in sottofondo mentre ci si asciuga i capelli. Un vero peccato visto che la prima stagione aveva fatto impazzire tutti (tranne quelli che oggi, vedendo il calo di consensi generale, spergiurano che a loro LOL davvero, mai piaciuto). Alcuni stimano che sia soltanto una questione di cast "sbagliato", altri imputano la fiacchezza del programma alle gag poco riuscite. E se, invece, LOL fosse, semplicemente, morto? Un bel gioco dura poco, si dice. E forse LOL ha già fatto il suo tempo.
Fior di testate si stanno sperticando per analizzare, sminuzzare, vivisezionare ognuno dei sei episodi di questa infausta terza stagione, alla ricerca di risposte. O di qualche cosa che, dopotutto, ancora possa strappare un sorriso. Solo che LOL non è fotosintesi clorofilliana. La risata è quanto di più spontaneo e meno meccanico esista: viene oppure no. Certo, se ne possono indagare le cause, ma in fin dei conti è un po' come spiegare le battute. Un'operazione pedante e sicuramente mai divertente. A proposito di "mai", perché LOL 3 non fa ridere quasi "mai"?
C'è chi si dice certo che sia colpa del cast. Eppure. Eppure vi troviamo uno scoppiettante Nino Frassica, di certo più "in parte" del monolitico Corrado Guzzanti che in buona sostanza rallentò la scorsa edizione dello show. Poi ci sono Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, le cui due gemelline di Shining restano da storia del programma. Entrambi, di puntata in puntata, perdono smalto per via dell'imbarazzo generale. Ma questo è comprensibile. Di più, un po' ce li rende "due di noi".
Se è vero che nessuno poteva augurarsi un Cristiano Caccamo, risulta anche cristallino che il personaggio "out of context" sia del tutto funzionale alla trama. Serve anche agli altri concorrenti per riprendere fiato tra una risata trattenuta e l'altra. E poi un po' di sano bullismo è ingrediente essenziale del sadismo intrinseco allo show. Si poteva sicuramente puntare su un cast femminile più forte invece di pescare soprattutto dal web. Risultare buffi nella splendida cornice di un minuto e trenta di reel che ti fa i labbroni XXL è ben diverso dal rimanere sempre in guardia, ricettivi e potenzialmente divertenti per sei ore sei. Era prevedibile? Avoja. Eppure.
Per partecipare a LOL ed esserne un concorrente degno bisogna, essenzialmente, averne voglia. La reattività, il dispettoso spirito di iniziativa, la battuta pronta davanti all'improvviso imponderabile sono prerequisiti fondamentali per far funzionare lo show. Li possedevano (e possiedono) a damigiane Katia Follesa, Michela Giraud, Maria Di Biase, Frank Matano, Mara Maionchi e la lista potrebbe continuare. Senza quello shining molesto e irresistibile, lo show diventa la copia sbiadita di un qualunque programma comico già visto e stravisto, uno di quelli da prima o seconda serata di Italia 1. Da lì alla damnatio memoriae nel tempo di una moscia edizione.
Di tutte le considerazioni fatte fin qui, si scelga pure la più convincente. Ma restano parziali. La realtà dei fatti potrebbe essere molto più semplice e richiedere meno elucubrazioni: LOL ci ha stufati. La prima edizione arrivò quando le nostre vite erano falcidiate dalla pandemia, dal coprifuoco alle 22 e dall'impossibilità di assembrarci. Ai tempi, vedere dieci persone che, tutte insieme, si divertivano facendo e dicendo robe sceme, era divertente perché rappresentava una delle cose che più ci stava mancando oramai da tantissimi mesi. Oggi, per fortuna, l'emergenza è rientrata e LOL ha necessariamente perso quell'effetto "speciale".
Le dinamiche del gioco, poi, non riescono più a stupirci perché le conosciamo già: sappiamo bene che qualcuno si morderà le guance per non ridere, qualcun altro si auto-saboterà sganasciandosi a una propria battuta e così via. Vediamo arrivare tutto, ancora prima che accada. Perché lo abbiamo già visto. E rivisto.
Ciò non toglie che, come succede per le edizioni estere, LOL andrà comunque avanti fino a una sesta, un'ottava, magari anche una nona stagione. Prime Video rimane sempre e comunque la piattaforma in grado di sfornare senza colpo ferire Celebrity Hunted almeno una volta l'anno anche se nessuno, a parte i famigliari dei concorrenti, ha mai guardato più di cinque minuti dello show. LOL, dunque, continuerà. Solo, senza l'hype vero e genuino che era riuscito a creare intorno a sé con la prima edizione. Diventerà, nei fatti lo è già, un programma come un altro, da spizzicare per noia, senza che nessuno gridi più al miracolo. Dead LOL walking.