Tra rulli di tamburi e trombette da stadio, è approdata finalmente sugli schermi la nuova stagione di "Lol 3". Cast nuovo, piccole novità, ma stesso hype di sempre. Il programma televisivo forse più memato degli ultimi anni non si ferma davanti a niente e nessuno. Eppure, quest'anno una buona parte dei suoi partecipanti faticano a reggere il gioco, ci provano ma annaspano. Come Cristiano Caccamo, che dopo "Celebrity hunted" viene ospitato ancora da Amazon all'interno del programma condotto da Fedez, Frank Matano e Maccio Capatonda. E niente, non so come dirlo educatamente, ma la sua presenza all'interno del format mi lascia più che perplessa, totalmente indifferente, e mi pone di fronte al grande quesito:"Ma in che senso?". Il ragazzo non fa ridere. E non è che non riesca nell'intento perché corrisponda al pregiudizio più vecchio del mondo dell'intrattenimento: "Se sei bello non fai ridere, al massimo puoi fare la soubrette (pure se sei maschio)", ma perché, semplicemente, non ha la verve comica, figuriamoci di fronte a veri professionisti del settore. Così come gli altri non possono vantare il corredo genetico di Cristiano, sicuramente, che se volesse riprodursi e portare avanti la specie, ad esempio con me, ne sarei entusiasta.
Un tipo sicuramente autoironico (glielo riconosco con gioia), cosciente dei propri limiti, il ragazzo però si limita a difendersi dagli attacchi degli altri con una serie di "sei proprio uno stronzo", "vabbè ma che bastardo" , "dai mollami perché mi segui?" . Perché devono cadere teste, ecco perché, e la sua sembra tra le più facili da decapitare facendole ridere. In teoria avrebbe dovuto essere il più sensibile alla risata, alla battuta demenziale, agli affondi di gente che sulla battuta ci ha costruito una carriera e una cura contro gli stati depressivi. E invece no, a onor del vero Caccamo è lontanissimo dal fare sbellicare a comando, ma è anche coriaceo, impenetrabile, inaccessibile agli assalti altrui. Sguscia via, pensa ad altro (tipo a "ma chi me l'ha fatto fare?"), ci delizia col suo perfetto profilo greco e con le sue braccia toniche e, almeno nelle prime quattro puntate, è come l'esercito di Leonida di fronte a Serse: provato ma ancora in piedi. Se fossimo a scuola e io avessi il ruolo della professoressa e fronte mi trovassi sua madre, le direi esattamente questo: “Il ragazzo si applica, ma non ce la può fare. Gli darei un sei per le intenzioni, ma nei fatti non si va oltre il quattro”. Rimandato a settembre. Da un'altra parte, però. E se non sapesse dove andare, potrebbe benissimo chiamarmi.