Facebook e i suoi fratelli, Instagram e WhatsApp (oltre a Messenger di Facebook), hanno smesso contemporaneamente di funzionare attorno alle 17.30 ora italiana del 4 ottobre e hanno parzialmente cominciato a riprendersi attorno alle 24, facendo venir completamente meno per parecchie ore una piattaforma di comunicazione vitale utilizzata da oltre tre miliardi di persone in tutto il mondo.
Questi servizi ci hanno abituato a dei “down”, ma di norma di durata molto limitata e non in forma così massiccia e contestuale.
La precedente interruzione significativa di Facebook risaliva al 2019, causata da un errore tecnico che ebbe a vario titolo effetti per circa 24 ore e che aveva mostrato che anche i colossi del web possono avere grossi problemi. Stavolta i problemi sembrano essere stati ancora più grossi, anche se al momento in cui scriviamo mancano informazioni ufficiali significative (a parte un laconico messaggio delle aziende di Marc Zuckerberg che comunicano di essere a conoscenza che qualcosa non funziona: menomale...) e non c’è chiarezza.
L’unico social utilizzabile, tra quelli principali, è stato Twitter, mentre per la messaggistica istantanea molti hanno ripiegato su Telegram (che a sua volta ha comunicato l’esistenza di possibili problemi e ritardi).
Diverse ore dopo il down, gli esperti di sicurezza di Facebook stavano ancora cercando di identificare il problema alla radice, secondo una nota interna e i dipendenti informati sulla questione. Secondo il New York Times, “due membri del team di sicurezza, che hanno parlato a condizione di anonimato perché non erano autorizzati a parlare pubblicamente, hanno affermato che era improbabile che si sia verificato un attacco informatico perché era improbabile che un attacco avrebbe colpito così tante app contemporaneamente. Gli esperti di sicurezza hanno affermato che il problema molto probabilmente derivava invece da un'errata configurazione dei server di Facebook, che non consentivano alle persone di connettersi ai suoi siti come Instagram e WhatsApp. Quando si verificano tali errori, le aziende spesso tornano alla configurazione precedente, ma i problemi di Facebook sembravano essere più complessi e richiedere alcuni aggiornamenti manuali”.
Vari esperti di sicurezza hanno indicato un problema Dns (Domain Name System) come possibile colpevole. La divisione di analisi Internet di Cisco ThousandEyes ha dichiarato su Twitter che i suoi test indicano che l’interruzione è dovuta a un guasto Dnds in corso. Il Dns traduce i nomi dei siti web in indirizzi Ip che possono essere letti da un computer. Semplificando, c’è chi fa riferimento a una sorta di “rubrica di Internet”.
Più di quattro ore dopo l’inizio dell'interruzione, il Cto di Facebook Mark Schroepfer ha twittato: “Stiamo riscontrando problemi di rete e i team stanno lavorando il più velocemente possibile per eseguire il debug e il ripristino il più velocemente possibile”.
“Non so – ha detto alla Cnn Doug Madory di Kentik – se ho già visto un'interruzione come questa da parte di una grande azienda di Internet. Per molte persone, Facebook è Internet”. Le aziende a volte perdono la connettività Internet quando aggiornano le loro configurazioni di rete. È quello che è successo a giugno a Fastly, una società di cloud computing statunitense, che ha subito un’interruzione globale di Internet per circa 50 minuti. Ma il fatto che un’azienda delle dimensioni e delle risorse di Facebook sia stata offline per ore e ore fa pensare a qualcosa di diverso.
Roland Dobbins della società di sicurezza digitale Netscout ha spiegato che probabilmente Facebook lavorerà per ripristinare gradualmente il servizio e che potrebbe volerci del tempo prima che le informazioni instradate “vengano ricevute e propagate in tutto il mondo”.
Al di là dei problemi contingenti, che comunque hanno messo e stanno mettendo in difficoltà anche professionali e commerciali schiere di utenti, c’è chi teme che “sotto” o in arrivo ci possa essere di più.
Si è diffusa per esempio la notizia della vendita dei dati di 1,5 miliardi di dati personali di Facebook sul dark web, che però secondo alcuni non sarebbe collegata al down. C'è chi ha collegato il down alla notizia dell'ex dipendente di FB che ha denunciato proprio ieri quanto poco l'azienda di Zuckerberg faccia per cambiare il suo algoritmo al fine di non agevolare più le fake news o i comportamenti violenti. C'è chi addirittura ha detto che Facebook non era in down ma era gone, andato!, e che vari pezzi non si sarebbero mai più recuperati. O chi intravedeva in tutto questo un segno apocalittico, l'inizio della fine, un dramma che si sarebbe esteso da lì a breve a tutta internet. Adesso non resta che sperare che la vera causa del down venga fuori. Ma non ci scommetteremmo nemmeno una lira. Non è un caso se usciranno a breve tutti i nomi dei Pandora Papers, mentre mai sarà di dominio pubblico una riga dell'algoritmo che governa i social.