Ohibò, Fratelli d’Italia vuole cancellare la norma che vieta messaggi sessisti, omofobi o lesivi della dignità sulla cosiddetta cartellonistica stradale e sui veicoli o mezzi pubblici. E la mente mi è subito andata alle poppone 8 metri per quattro delle mozzarelle Zappalà che tanti incidenti hanno causato a Catania. E infatti uno dei due firmatari chi è? Proprio Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania, detto “Sabbuccio”. Adesso. Come noto io sono per il delirio e credo che la cartellonistica stradale libera da ogni costrizione politicamente corretta non possa altro che farmi impazzire di gioia. Ma bisogna capire di cosa parliamo e tenere presente che io sto parlando di “delirio”, non di cose buone e giuste. Perché, Sabbuccio, se noi teniamo presente che ci sono supposte persone pronte a prendere “seriamente” pubblicità o comunicazioni (anche istituzionali) che se ne potrebbero stracatafottere delle minoranze e anzi usare i cartellononi per varie operazioni di discriminazione e/o campagne elettorali travestite da comunicazione sociale che veicolano messaggi, che ne so, razzisti, ecco, Sabbuccio, se mettiamo il delirio da una parte, le supposte dove le mettiamo?

No perché io, soggettivamente (SOGGETTIVAMENTE) le vedrei anche bene le pubblicità, che ne so, dei tappetini di gomma delle fiat panda, uguali agli originali, “buoni anche per picchiare le mogli sadomaso che si leggono le cinquanta sfumature di grigio livido”, o, che ne so, la pubblicità del BiancoSarti (“il vermouth che i ne*ri non bevono”) e però e però se già nelle pubblicità (non siamo in una stand up comedy, Sabbuccio) le cose potrebbero essere fraintese, nella supposta comunicazione istituzionale, dove minchia potremmo andare a finire? Con i cartelloni oni oni contro gli immigrati che stuprano? Contro i capelloni che protestano (“Shampo antipulci BUG, lavatevi i capelli al posto di bloccare il traffico”)? Contro chi figlia fuori dal matrimonio: “Cristo ti vede nella camera da letto e nell’urna”? Non lo so. Essendo un emendamento abrogativo la cosa sa di liberi tutti, e in una società che si sta polarizzando sempre di più, con rigurgiti di antisemitismo e di islamofobia, voglio dire, non è che un lassismo comunicativo di questo genere possa servire a normalizzare un razzismo sempre più latente?

Lo dico anche per gli amici di Fratelli d’Italia che sorgono al mattino levandosi dal letto con la luminosa memoria di Giorgio Almirante negli occhi come segretario della rivista “La difesa della Razza”. Voglio dire: nella cartellonistica, oggi, libera da discriminazione di genere, quale “razza” difendereste? O oramai, per così dire, la razza ebraica l’avete sdoganata in quanto bianca? Chiedo per amici catanesi che, Sabbuccio, come ben sai sembrano turchi da quando sono “nivuri”, ma non turchi di Erdogan, “turchi” così come, in maniera politicamente scorretta, si chiamano a Catania le persone di colore. E, lo dico sempre per voi, come si farebbe allora a distinguere una pubblicità contro i “turchi” nel senso di “neri” e contro i “turchi” nel senso di “turchi”? No, perché tu lo sai, Sabbuccio, che a Catania facciamo il salame turco, ossia quel salamone bello grosso di cacao con i biscotti sbriciolati. Metti che un’azienda di dolciumi vuole pubblicizzare il suo salame turco e ti fa un cartellone di sei metri per tre col salamone e la scritta: “Il salamone turco nivuro è più dolce di quello pallido”, tu che fai? Lo puoi vietare? No. E poi finisce che restate col salame in mano. Immagino che questa norma abrogativa sia stata pensata dal governo per avere più libertà di comunicazione in senso patriottico, italiota, sovranista, autoctono, identitario. Però pensaci Sabbuccio. Se aprite le gabbie della fantasia c’è il rischio che vi trovate col salamone nero in mano.
