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"Uccidere un pedone non è reato". La sentenza choc dopo la morte di un 71enne

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

27 settembre 2022

"Uccidere un pedone non è reato". La sentenza choc dopo la morte di un 71enne
Dal Tribunale di Civitavecchia arriva una sentenza che fa discutere. Difatti, a distanza di dieci anni dall'incidente stradale costato la vita a Cheikh Toure, l’automobilista che lo ha travolto è stato assolto con la motivazione che il fatto non sussiste. Grande la delusione per i familiari della vittima, che non riescono a spiegarsi l’esisto del processo…

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

A quanto pare uccidere un pedone non costituirebbe reato. A distanza di ben dieci anni dalla tragedia della strada avvenuta a Montalto di Castro, quando un uomo di 44 anni di Tarquinia travolse e uccise Cheikh Toure, proveniente dal Senegal, il Tribunale di Civitavecchia ha assolto l'automobilista perché il fatto non costituisce reato. Era il 2012 quando il settantunenne Cheikh Toure fu investito da una Fiat Punto mentre stava attraversando la strada. Vista l'auto in arrivo nella sua direzione si fermò, mentre l'automobilista frenò bruscamente perdendo il controllo del mezzo. Travolse il pedone, uccidendolo sul colpo. L’accusa, al tempo, fu quella di omicidio colposo. I familiari del settantunenne, affidatisi a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella ricostruzione di incidenti stradali mortali e nella tutela dei danneggiati, hanno scelto di costituirsi parte civile. 

Tribunale di Civitavecchia
Tribunale di Civitavecchia

Paolo Ciceroni, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Roma, ha dichiarato che: “Pur rispettando ovviamente la decisione del giudice la sentenza ci lascia sbigottiti. Si trattava dell’ennesimo incidente mortale causato da un’imprudenza e dal mancato rispetto dei limiti di velocità. Il pubblico ministero aveva accertato che l’automobilista, in orario notturno e in un tratto senza illuminazione pubblica, procedeva a una velocità ben superiore a quella consentita: 71 chilometri orari contro i 50 previsti in quella zona. I familiari, ancora affranti per quanto accaduto, sono rimasti delusi e non si spiegano l’esito del processo. Il giudice si è preso 90 giorni per le motivazioni. Una volta che le avremo lette, capiremo il perché di questa decisione che purtroppo lascia tanti punti interrogativi”.

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