Alcuni whisky della maison nipponica hanno prezzi da capogiro, perché richiestissimi dai collezionisti di tutto il mondo. Infatti, è stato impossibile, durante il pranzo a La Rinascente di Milano farsi versare più di un dito di liquido nel bicchiere. Chi scrive ha avuto però la fortuna di avere una sorta di “convitato di pietra” accanto e quindi ne ha approfittato per gustare una doppia dose di ogni referenza. Un privilegio donato dalla sorte. Quando negli Stati Uniti vigeva il Proibizionismo, il fondatore di House of Suntory, Shinjiro Torii, nel 1923 distillava il primo whisky giapponese. E che whisky. Torii era infatti convinto che si potesse produrre Single Malt di altissima qualità anche sulle isole del Sol Levante. La sua fu un’intuizione formidabile. Mentre gli americani si rodevano il fegato perché impossibilitati a bere legalmente anche un solo goccio di qualsiasi bevanda alcolica, in Giappone nasceva una distilleria, battezzata Yamazaki, operante ancora oggi e al vertice delle più accreditate classifiche. Quindi nel 1936 lanciò anche il primo gin nipponico e nel 1956, anno della morte di Stalin, distillò anche la prima vodka giapponese.
Poiché in Giappone tutto è avvolto in una profonda visione del mondo e del fare, House of Suntory segue almeno tre imperativi categorici nella produzione di ogni proprio distillato: tempo, purezza, armonia. Il tempo è fondamentale nella creazione di ogni opera ben fatta. La purezza è la fondamentale purezza dell’acqua, per esempio. Non esiste distillato di alta qualità che non nasca da una fonte d’acqua pura. L’armonia è l’intesa con la natura. Qualcuno si ricorda del film Lost in Translation diretto da Sofia Coppola con Bill Murray e Scarlett Johansson? Nel film l’attore beve moderatamente, ma ripetutamente proprio i whisky di Suntory. Oggi volendo lo spirito di quel film lo si può rivivere anche un po’ a Milano, o addirittura a casa propria. Si narra tanto di Mal d’Africa, come un senso di nostalgia e di desiderio di tornare su quel continente, ma molti soffrono di Mal di Giappone. Un altro paese dove perdersi.
Che cosa troviamo a La Rinascente fino al 18 luglio? Come biglietto da visita le bellissime vetrine allestite con il contributo di un maestro di shodo (arte giapponese della calligrafia), che ha realizzato a mano bellissimi ideogrammi. Quindi al settimo piano troviamo il pop-up store dedicato, dove scoprire tutte le produzioni dell’azienda giapponese, alcune delle quali approdano per la prima volta in Italia. Ma cavolo, che assaggi stupefacenti! Di whisky, vodka e gin. Il Yamazaki 12 e 18 anni, edizione limitata dedicata ai 100 anni. E per 12 e 18 anni s’intendono le annate più giovani del blend di Single Malt. Quindi segue un whisky più torbato, ma delicatamente torbato: lo Hakushu 12 e 18 anni. Per i portafogli meno gonfi di banconote ci sono comunque altri prodotti notevoli a cominciare dall’ormai noto Roku Gin. Anche in Italia qualche distilleria sta cominciando a produrre Whisky Single Malt, ma c’è ancora molta strada da fare. E soprattutto c’è bisogno di tempo, armonia e purezza. Cioè tradurre nel Bel Paese non solo un angolo di Scozia, ma anche di Giappone.