Ma se la Sicilia brucia è colpa del cambiamento climatico? Il mondo sta sprofondando? Siamo vicino al Doomsday? La crisi climatica è irreversibile, l’uomo ha costruito la più grande arma di distruzione di massa della storia, la natura malata? A queste domande si può rispondere quasi sempre con un netto no basato sulle evidenze. Non siamo vicino al giorno dell’estinzione (con ogni probabilità la crisi arriverà fra decine e decine, se non centinaia, di anni). Un approccio realistico – ne parla il fisico Lawrence Krauss nel suo libro sul tema, La fisica del cambiamento climatico – ci dovrebbe imporre un po’ di ottimismo: basta guardare alle nostre tecnologie, all’attenzione su questi temi (talvolta eccessiva, ma meglio troppo che niente). La crisi climatica non è dunque irreversibile, e l’uomo al massimo sta costruendo una grande busca di plastica che un giorno potrebbe rischiare di infilarsi intorno alla testa, ma alla quale basterà fare un bel buco per tornare a respirare. Quante ipotesi e poche certezze, vero? Chiaramente chiunque voglia discutere fuori dalle pubblicazioni accademiche di cambiamento climatico dovrebbe andarci con cautela, dimostrando pazienza nella raccolta dei dati e moderazione nei giudizi. Né negare né allarmare sono due opzioni coerenti con il sano spirito dello studioso. Gli incendi sono un buon esempio di come dovremmo trattare queste notizie e di come quindi abbiamo fallito finora.
Partiamo da qualche dato. Secondo le ricerche disponibili il numero di incendi in Italia oscilla in base agli anni con l’ultimo picco recente nel 2021 e prima ancora nel 2017. Nonostante la cronaca si stia concentrando molto in questi giorni sul numero importante di eventi del genere soprattutto nel Sud Italia, a fine 2023 potremo tirare un respiro di sollievo, perché difficilmente raggiungeremo la media degli anni passati (2021 escluso; se lo considerassimo arriveremmo a mala pena ad averne un terzo, ma è chiaro che sia stato un anno eccezionale). Quest’anno gli eventi registrati secondo l’EFFIS (European Forest Fire Information System della Commissione Europea) sarebbero circa 171 contro i 481 dell’anno scorso (e i 498 del 2020 e i 336 del 2019). Siamo, per così dire, in una delle valli del grafico degli ultimi vent’anni circa) e togliendo di mezzo il maledetto 2021, dal 2020 il numero di incendi è calato. C’è anche un altro aspetto positivo, che non riguarda direttamente le motivazioni per cui non dovremmo essere degli allarmisti climatici, ma che dovrebbe tuttavia farci tornare un po’ di fiducia nell’uomo (sì, gli ecologisti radicali normalmente sono dei misantropi). Ovvero i danni prodotti da questo genere di eventi. Vale anche per le alluvioni e altri disastri naturali. Stando ai dati ufficiali, il numero di morti per catastrofi ambientali è crollato nell’ultimo secolo in tutto il mondo. Non solo, per molti degli eventi più problematici (inondazioni costiere, siccità, tempeste di sabbia, ondate di caldo marino, ecc.; trovate una buona sintesi nell’ultimo articolo di Roger Pielke Jr.) non c’è evidenza che si possano associare direttamente al cambiamento climatico. Anzi, la presenza di questi eventi, tra cui proprio gli incendi, non è segnale del cambiamento climatico per l’IPCC, ovvero l’autorità nel campo (spesso citata anche a sproposito proprio dagli ambientalisti Greta friendly). Insomma, gli eventi che galvanizzano e allo stesso tempo preoccupano le Ultime Generazioni che si stendono a terra e si lasciano trascinare sull’asfalto non sono di per sé un buon motivo per parlare della crisi climatica.
Con il paragrafo precedente abbiamo risposto a tutte le domande poste all’inizio, ma ora ne sorge un’altra. Se non è la conseguenza diretta del cambiamento climatico, a chi dobbiamo dare la colpa di quanto sta avvenendo in Sicilia? Per cominciare ai siciliani. Avete presente la trave nel proprio occhio? La maggior parte degli incendi in Italia, si stima oltre il 70% di quelli avvenuti in Sicilia, sarebbe causata dall’uomo in modo involontario o volontario. Nel primo caso si tratterebbe di incidenti, spesso dovuti alla cattiva pratica agricola di accendere roghi nei campi. A questi si possono aggiungere malfunzionamenti o altro. E poi ci sono gli incendi dolosi. Un problema reale, tanto che la Regione Sicilia avrebbe pensato bene di utilizzare dei droni per monitorare (e violare la privacy) l’attività sui campi. Politica che da vent’anni avrebbe dei piani di prevenzione del tutto inefficaci se si pensa al modo di gestire, sul momento, l’emergenza. Quest’anno, in piena attività “pirotecnica”, mancano 160 unità di vigili del fuoco, ricorda Giacomo di Girolamo su Domani. Dov’erano? A un corso di formazione organizzato dal Ministero degli Interni, esattamente nel periodo più critico per il meridione. Stessa cosa l’anno precedente: meno 70 unità disponibili. Questo dovrebbe bastare come bussola per capire dove iniziare a guardare se si vuole trovare un colpevole. A questo si devono aggiungere la cosiddetta “industria del fuoco”. Come riportava il Post già nel 2021, facendo riferimento al Piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta agli incendi boschivi della Regione Sicilia, si tratterebbe di quel tipo di “’incendio causato «per creare posti di lavoro nelle attività di avvistamento, di estinzione, nelle attività successive di ricostituzione». L’industria del fuoco è il risultato di un’impostazione del contrasto agli incendi basata sull’emergenza, con assunzioni a tempo determinato e turni minimi”. Poi ci sono gli incendi di avvertimento, che dovrebbero incentivare la richiesta di protezione. E poi gli incendi per poter costruire sui terreni acquistati a costi più bassi. Insomma, la Natura sembra c’entrare davvero poco, se non fornendo le condizioni per appiccare (la vegetazione secca) e nascondere (i piromani scelgono sempre periodi caldi per dissimulare l’origine dolosa dell’incendio) il fuoco. Dunque essere allarmisti non serve, soprattutto se le cose non vanno tanto male quanto si sta urlando. E gli eco-ansiosi dovrebbero essere aiutati a respirare. L’aria, in fondo, non è poi così male come credono.