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L'ennesima sparatoria in America dimostra che dobbiamo armare gli insegnanti (studi alla mano)

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

28 marzo 2023

L'ennesima sparatoria in America dimostra che dobbiamo armare gli insegnanti (studi alla mano)
La sparatoria nella scuola cristiana di Nashville riapre la discussione, come successo l'anno scorso per la strage di Uvalda, sul possesso delle armi. Non tutte le critiche, però, sembrano andare d'accordo con alcuni studi, che invece potrebbero deporre a favore del possesso di una pistola. Ci sono anche ottime ragione morali per essere a favore delle armi. Persino per armare gli insegnanti...

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

In Tennessee c’è stata l’ennesima sparatoria. Una ragazza trans di 28 anni, Audrey Elizabeth Hale, di mestiere grafica per delle aziende, è entrata nella Covenant School di Nashville (un istituto cristiano) e ha iniziato a sparare uccidendo 6 persone, tra cui 3 bimbi di 9 anni trasportati d’urgenza al Vanderbilt Children’s Hospital ma per cui non c’è stato nulla da fare. Parliamo di circa 15 minuti, sembra dalle ricostruzioni fatte grazie ai video all’interno e all’esterno della scuola. Sembra che la sparatoria fosse pianificata. Forse Audrey Elizabeth Hale ha persino disegnato una piantina della scuola, che lei stessa aveva frequentato in passato. Arriva in auto, entra con un’arma da guerra tipo Ar-15, berretto rosso, pantaloni mimetici, sneakers e giubbotto da cacciatore. Entra e dopo aver perlustrato il primo piano va sopra, dove si compirà la vera e propria strage. Audrey Elizabeth Hale è morta durante la sparatoria con la polizia. Come successe per la strage alla Robb Elementary School del maggio del 2022, l'idea di armare il personale scolastico sta tornando a far discutere. Più precisamente, i progressisti chiedono un maggior controllo delle armi da fuoco se non, addirittura, il divieto totale di possesso di armi. Per quanto questi eventi drammatici non depongano a favore dell’attuale modello statunitense, le ragioni per vietare completamente le armi sembrano in contrasto con almeno un argomento morale di senso comune e con vari motivi ragionevoli per cui provare, addirittura, ad armare gli insegnanti.

La Covenant School di Nashville
La Covenant School di Nashville

L’argomento morale

Iniziamo da questo. Preferisco vivere in un quartiere in cui il mio vicino non possiede una pistola che in uno dove son tutti armati fino ai denti. Tuttavia, preferisco potermi armare se il mio vicino è armato, e preferisco farlo rispettando la legge. Se le armi non vengono liberalizzate comunque le persone potrebbero armarsi illegalmente. Io vorrei potermi armare, ma per via della mia inclinazione non lo farei andando a cercare chissà dove un'arma illegalmente. Quindi non poter possedere un'arma legalmente avvantaggerebbe la persona disposta a prendersela illegalmente e non la persona, per così dire, timorosa della legge come me. Questo mi sembra un argomento evidente di per sé e di senso comune. Io partirei da questo. Sfortunatamente per i sostenitori del divieto del possesso di armi, l’obiezione più forte a questo argomento non è un’obiezione a questo argomento nello specifico, ma una “protesta” più generica: che fine fa la storia “più pistole, più crimini”? Ovvero: non ti sembra che far circolare più armi comporti un maggior rischio che si commettano crimini? E a favore di questa obiezione si potrebbero portare, direbbero, dei confronti tra nazioni con o senza armi. Il problema di questa critica è che, nella forma più generale e astratta, non porta a sostenere altro se non che sia giusto, per ridurre il rischio potenziale che succeda qualcosa di brutto, poniamo un omicidio, eliminare ciò che potrebbe provocare l’omicidio. A questo punto, però, dovremmo vietare moltissime altre cose: i veleni, l’alcool, le bottiglie di vetro, il fuoco… In America si usa dire così: “Le pistole non uccidono le persone, le persone uccidono le persone”. Il fatto che le armi lo rendano più facile non è un grande argomento, se ci pensate. Anche il fuoco o una bottiglia di vetro ti permettono di uccidere un uomo più facilmente che a mani nude. Che facciamo, smettiamo di bere o di cuocere il cibo?

Audrey Elizabeth Hale ripresa dalle telecamere della scuola
Audrey Elizabeth Hale ripresa dalle telecamere della scuola

C’è anche un altro problema. Associare il possesso di armi a una cosa condannabile, significa non distinguere più tra “buoni e cattivi”, ovvero tra chi commette effettivamente dei crimini e chi, invece, non ne commette. Tutti abbiamo un’auto, ma non tutti superano il limite di velocità, giusto? Non vi sembra moralmente inaccettabile che non si faccia distinzione tra voi, buoni lettori, e il criminale della porta accanto che usa l’arma per compiere una rapina? Che poi è quanto è accaduto a Chicago, come mostra uno studio pubblicato dal Marshall Project: “Dal 2010 al 2022, la polizia ha effettuato più di 38.000 arresti per possesso illegale di armi. Questi arresti - quasi sempre un crimine - sono raddoppiati durante questo lasso di tempo. Mentre il possesso illegale è il reato più grave nella maggior parte dei casi che abbiamo analizzato, le accuse spesso portano nomi fuorvianti che implicano violenza, come ‘l'uso illegale aggravato di un'arma’”. Infatti, più che di “uso”, si tratta semplicemente di possesso. Nella maggior parte dei casi (7 su 10), le persone fermate (principalmente perché i poliziotti, nei loro controlli a tappeto lungo le strade si insospettiscono quando sentono qualcuno puzzare di marjuana) hanno la licenza per il possesso d’amari, ma non il permesso di portarle cariche in pubblico. Il ché, tuttavia, non significa sparare. In sostanza, chi ha contravvenuto alla legge indossando un’arma che poteva possedere, viene portato in carcere, come chi commette effettivi reati con una pistola. Tornando a noi, l’argomento morale che abbiamo proposto vale, ovviamente, per tutti. Quindi, in particolare, varrà per gli insegnanti.

I momenti subito dopo la sparatoria a Nashville
I momenti subito dopo la sparatoria a Nashville

Ecco perché avere una prof con la pistola

Togliamo di mezzo subito l’unica obiezione sensata, tra l’altro confermata dai fatti. Uno studio della RAND Corporaton ha evidenziato come la polizia addestrata negli scontri a fuoco centri il bersaglio solo il 18% delle volte. Dunque, anche se un insegnante fosse bene addestrato (e comunque meno della polizia, probabilmente), almeno quattro o cinque proiettili su sei non colpirebbero il bersaglio. Tuttavia, nonostante questo sia un problema, non significa che i colpi sbagliati andranno a colpire sicuramente un’altra persona. Inoltre, se il rischio sembra molto alto, troppo da scommetterci su, allora vietare l’uso delle armi anche ai poliziotti addestrati (che ci beccano solo il 18% delle volte). Ma quindi, chi avrebbe dovuto fermare Audrey Elizabeth Hale? Il personale scolastico, ecco perché.

Audrey Elizabeth Hale
Audrey Elizabeth Hale

Come suggerito da uno studio di qualche anno fa della RAND Corporation, è molto difficile creare statistiche e in effetti capire se sia utile o meno armare il personale scolastico (anche perché, a dispetto della narrativa dominante, il numero di sparatorie in USA non è così grande da permettere esperimenti sociali significativi). Questo è un ottimo motivo per farlo. Infatti, se non sai qualcosa, dovresti provarla e vedere come va. Supponiamo che non ci vada bene la situazione attuale, in cui avvengono stragi e generalmente il personale scolastico non è armato. Perché tra le alternative non dovrebbe esserci, per partito preso, quella del personale scolastico libero di portare armi a scuola? Anzi, avremmo anche un buon motivo per sostenere questa alternativa. Il personale scolastico, infatti, è all'interno, dove il ragazzo che sta compiendo la sparatoria effettivamente spara. Come si può leggere nel Report dei servizi segreti americani del 2019, la maggior parte delle sparatorie vengono fermate proprio da personale scolastico. Quindi, se qualcuno deve essere armato, che a esserlo sia il personale scolastico sembra essere una cosa sensata e ragionevole. Dal momento che nessuno chiede seriamente che le sparatorie finiscano grazie alle preghiere o a colpi di scena degni dei film, ma con qualcuno armato che faccia desistere il ragazzo (quando il ragazzo non sceglie di suicidarsi o di costituirsi), allora vale quanto appena detto. Un altro buon motivo, paradossalmente, è il fatto che gli insegnanti siano contrari. Sia nel 2018 che ora, gli insegnanti non sembrano inclini ad appoggiare la proposta di armarsi. L'opposizione sembra molto solida e largamente condivisa. A maggior ragione, quindi, bisognerebbe permettere agli insegnanti di armarsi. Plausibilmente il numero di docenti armati, infatti, non sarebbe altissimo (a meno che non ci siano molti insegnanti bugiardi che si sono espressi contro la proposta ma non vedono l’ora di fare il tiro a segno con i propri alunni). Il rischio che le cose peggiorino, quindi, non è così alto.

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I bambini fatti evacuare subito dopo la sparatoria

Un altro argomento mi sembra poggiare sull’inadempienza della polizia. Per parlarne tornerei ad alcuni particolari della sparatoria del 2022 a Uvalda. Come sostenuto in quei giorni dal filosofo americano Michael Huemer: “Se c’è un crimine in corso, la polizia non ha nessun dovere legale di difendere alcun individuo”. Lo dimostra, ancora una volta, il fatto che le forze di polizia siano entrate, in quell’occasione, nella scuola dopo 40 minuti (o un'ora dicono) dall'inizio della sparatoria. Il capo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Texas sostenne che le forze dell'ordine sarebbero dovute intervenire prima, mentre avevano considerato la situazione quella di un "non tiratore attivo", ma di un sospetto semplicemente barricato. Non solo, i cittadini, i testimoni (tra cui alcuni genitori corsi sul posto) avrebbero anche esortato la polizia a intervenire mentre si sentivano gli spari, ma senza successo. Aggiungiamo che i tempi di risposta della polizia non sono neanche minimamente paragonabili a quelli che sarebbero richiesti per intervenire in modo davvero istantaneo (meno di un minuto). Chi è che potrebbe agire in meno di 60 secondi? Ancora una volta, la vostra maestra di storia.

La Robb Elementary School, dove avvenne la sparatoria del 24 maggio 2022
La Robb Elementary School, dove avvenne la sparatoria del 24 maggio 2022

Un ultimo elemento. Ormai siamo campioni nel distogliere l’attenzione da ciò che veramente conta. Preferiamo battaglie più appariscenti e praticabili rispetto a quelle più serie ma difficili da risolvere. Il caso delle armi non fa eccezione. Alcuni studi mostrano come molti degli argomenti a favore del divieto di possedere una pistola, siano molto più deboli di quanto si crede. Per esempio, in un articolo scientifico di Gary Kleck si mostra come oltre quaranta studi che mostravano correlazioni tra un alto numero di armi e un alto numero di crimini, siano sostanzialmente fragilissimi o scorretti. In un altro articolo, stavolta di Christopher J. Ferguson e Svev Smith, analizzano vari fattori che spesso vengono associati a un alto numero di omicidi e suicidi, tra cui il possesso privato di armi. Ferguson e Smith spiegano come non ci sia nessuna correlazione tra il possesso pro capite di pistole e il numero di omicidi/suicidi. Non solo. Quello che emerge è, piuttosto, che siano le condizioni socioeconomiche dei “killer” a essere realmente rilevanti. Ora, eliminare le armi ma non risollevare le condizioni socioeconomiche dei “killer” è un po’ come togliere la forchetta a uno che ha fame. State certi che continuerà a mangiare. Certo, mangerà più lentamente, si sporcherà di più. Uccidere con una pistola è più facile che con una matita (a meno che tu non sia John Wick). Tuttavia, risolvere il problema dello status sociale ed economico potrebbe risolvere il problema in modo molto più permanente che non eliminare le armi dalle strade. La logica del saloon (qui non si entra armati) sarebbe solo uno sforzo momentaneo e, in fin dei conti, una toppa, mentre la società rischia, per colpa della povertà, dello stigma e di altri fattori, di restare nuda.

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