E se a Temptation Island ci finisse di mezzo pure l’intelligenza artificiale? Su Netflix è uscito Falso Amor, il reality show in cui la tecnologia deepfake confonde la realtà con la finzione. Oggi stare con qualcuno dovrebbe significare metterlo alla prova? In nome dell’amore la nostra relazione deve diventare un percorso ad ostacoli o, peggio ancora, ridursi ad un giro di scommesse? Prendiamo una puntata del reality show più seguito in Italia in questo momento, Temptation Island, in cui alcune coppie, sistemate in gruppi separati (uomini da una parte, donne dall'altra), vengono tentate rispettivamente da una decina di donne e uomini single. Ora, immaginiamo che tutto quello che accade e viene ripreso dalle telecamere nelle due abitazioni possa essere manomesso, modificato e inventato. I giocatori in questa nuova serie spagnola sono chiamati a riconoscere se questi filmati sono autentici o falsati, frutto della tecnologia deepfake, ossia della lavorazione di file video, foto e audio grazie al software di AI che, partendo da contenuti reali (immagini e audio), riesce a modificare o ricreare le caratteristiche, i movimenti del corpo e i suoni della voce delle persone. Puntata dopo puntata i concorrenti devono rispondere alla domanda “quello che vedi è reale o non è reale?” e la coppia che nel suo insieme farà meno errori si aggiudicherà il montepremi di 100mila euro.
Lo scopo e il motto del reality è capire se i partecipanti in gara conoscano le proprie metà tanto quanto credono. Gli sfidanti sono persone che si parlano (male), si fraintendono, si deludono, e noi spettatori, forse anche un po’ cinicamente, ci mettiamo lì seduti sul divano ad aspettare che prima o poi si facciano del male, un po’ con lo stesso sadismo con cui muovevamo e torturavamo i nostri personaggi su The Sims. E se non ci sono feriti c’è sempre l’intelligenza artificiale che fa credere loro le cose più impensabili. Ma se alla fine del gioco i fidanzati decidono di non lasciarsi perché non ci sono stati né traditori né traditi allora gridiamo all’amore vero che è riuscito a resistere alle tentazioni. Eppure dovremmo metterci in testa il fatto che tradire o fantasticare sull’infedeltà non fa di noi delle persone sbagliate ma semplicemente umane. Il concetto di tradimento è il risultato di una società allettata dal mito fondativo del senso di colpa che mette sotto pressione ogni relazione. Umberto Galimberti spiega che in ogni tipo di amore, sia esso per i genitori, mariti, amici, amanti o relativo a degli ideali che condividiamo, esiste una forma di possesso che blocca la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Il filosofo inoltre sostiene che: “In ogni tipo di fedeltà che non contempla l’idea del tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare appena si annuncia un profilo d’ombra”.
Nessuno sta dicendo che mettere le corna sia giusto, ma è necessario scendere a patti con l’eventualità che questo possa succedere. Il più delle volte sotto la definizione dell’amore fedele si nasconde la paura di poter essere traditi soltanto perché così uscirebbero allo scoperto le nostre insicurezze. Ma si può tradire continuando ad amare? Certo, il più delle volte ad avvicinarci all’infedeltà è il bisogno di riscoprirsi, di vivere vite non vissute o ancora di riprovare delle emozioni represse cadute nel dimenticatoio. Per questo motivo programmi come Falso amor non fanno altro che banalizzare il concetto di tradimento, lanciando un messaggio pericolosissimo al suo pubblico secondo cui se tradiamo non solo non amiamo più ma rendiamo anche la nostra relazione una presa per il cu*o. Sbagliatissimo!