Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao. Ma la situazione non è eccellente, potrebbe aggiungere Andrea Pennacchi. Attore padovano che impazza al cinema e nelle serie tv, popolarissimo nelle vesti del Pojana o di Pirro Graziani Cadorna a Propaganda Live di Diego Bianchi su La 7, Pennacchi fa politicamente parte di quella sinistra così disorientata e disperata (nel senso etimologico di priva di speranza) da farsi andar bene Mario Draghi, non avendo la più pallida idea, o almeno così afferma, di cosa votare alle elezioni politiche nel 2023. Uno dei tanti, cioè, che affolla uno spazio vuoto creatosi tra il Pd e il nulla. Tenendo ferma qualche certezza: ad esempio, che sulla guerra si deve stare dalla parte dell’Ucraina. Anche da pacifisti qual è lui. Lo abbiamo raggiunto durante le riprese di un film che andrà in onda a Natale sulla Rai, “La fortuna di Laura”, dove lui “tanto per cambiare” fa il “burbero”, questa volta nei panni di un infermiere.
Pennacchi, del Pojana sappiamo le ossessioni venetocentriche, del generale Pirro Graziani Cadorna i consigli strategici, ma il cittadino Andrea Pennacchi cosa pensa della guerra in corso, e di come la sta affrontando il nostro Paese?
La premessa d’obbligo è che ne sappiamo sempre troppo poco. Sembra che conosciamo tutto di tutti, ma in realtà la sovrabbondanza informativa fa sì che ne sappiamo meno di prima, o quanto meno sono convinto che non siamo a conoscenza dei fatti davvero rilevanti.
Lei dove e come si informa?
Sono Twitter-dipendente, ovviamente non inseguendo i tweet dell’esagitato di turno, ma perché è anche molto ben frequentato da giornalisti che stimo, indipendentemente da dove lavorino. Per esempio, per dire il primo nome che mi viene in mente, Francesca Mannocchi. Oppure Nico Piro, che è molto coraggioso e che scrive cose molto interessanti. Poi magari in base a quel che scrivono mi compro anche il giornale. Uso Twitter come vedetta, più che affidarmi alle testate. Quelle, infatti, possono tradirti. Anche se devo dire mi piace molto Il Post di Adriano Sofri. In generale, mi fido più delle singole persone che si dimostrino moralmente e professionalmente capaci, e finora questa linea non mi ha mai deluso.
Le do un dato: secondo un sondaggio, il 44% degli italiani sarebbe non schierato, fra Russia e Ucraina. Lei come si schiera?
Non vorrei fare il figo o il “virtuoso”, su questa faccenda di schierarsi. Per esempio, in Afghanistan era chiaro che non stavamo facendo la cosa giusta, andavamo con regole d’ingaggio fumose…
Cioè era sbagliato il nostro intervento militare di esportazione della democrazia…
No, il nostro impegno militare non era sbagliato. Io non sono un pacifista in senso stretto, perché se arriva uno con degli ak47 che dice agli altri cosa devono fare, tu cosa fai, come fai a convincerlo a parole? Voglio dire, c’è un problema prepolitico, morale, nei confronti del, fra molte virgolette, “cattivo”.
Ma i “cattivi”, con moltissime virgolette, ci sono da tutte le parti, suvvia. Anche nella nostra.
Certo, sarebbe favolistico pensare che stiano solo da una parte, ma è anche vero che in momenti di grande confusione bisogna schierarsi, sapendo che non esistono schiere del Bene e del Male sulla Terra, che semmai sono solo celesti… Parlando dell’Ucraina, qua c’è chiaramente un aggressore e un aggredito. Ma se l’Ucraina in un momento di follia avesse aggredito la Russia, avrei detto lo stesso.
Da uomo di sinistra come la vede la presenza conclamata di nazisti fra i combattenti ucraini, e il fatto che non sia precisamente un Paese democratico, tanto che l’adesione alla Ue non pare una cosa fattibile a stretto giro? Che si fa, sorvoliamo?
No, mai, non si deve sorvolare mai su niente. Però di certo è come se uno venisse da noi dicendo che in Italia ci sono ancora fascisti che vanno a Predappio a omaggiare con saluti romani la tomba del Duce, e allora è giusto invaderci. Scherzi a parte, prima di invadere ci sono ottomila modi legali per porre i problemi.
Ma la sinistra una volta non contestava la Nato? Tutto passato in cavalleria?
No, nessun tema deve passare in cavalleria. È che siamo costantemente stimolati dall’attualità al dover pensare a cosa è prioritario in questo momento. La Nato è ovvio che ha un sacco di limiti e che a un certo pareva non avere più ragione d’esistere, e sarebbe bello ci fossero prese di posizione alternative, ma è anche vero che, ripeto, in questo momento, anche per effetto di errori dell’Occidente, la Russia ha fatto un passo che segna una linea rossa. Ovviamente, io mica sono il Generale Pirro Graziani Cadorna (ride).
Intanto i servizi segreti sono chiamati a stilare liste di influencer colpevoli di non essere allineati al governo. Grave, no?
Guardi, una che seguo molto perché mi sembra molto lucida e informata è Marta Ottaviani, personaggio molto interessante che ha analizzato molto accuratamente la questione della disinformazione russa online, spaventosamente radicata e potenziata da certe tecnologie online.
D’accordo, ma qua si monitorano persone per le loro opinioni. Se a parti rovesciate qualcuno del Post, che oggi è allineato sulle posizioni governative, fosse monitorato, scommettiamo che la reazione sarebbe indignata uguale?
Più che allineato al governo, ha una linea a favore dell’aggredito, che coincide con quella di Draghi. Ora possiamo domandarci perché il nostro governo abbia questa linea, guardando per esempio ai dati su quanto effettivamente noi come Italia sosteniamo l’Ucraina: siamo veramente gli ultimi della classifica. Facciamo dichiarazioni belliciste e poi siamo sempre gli stessi dell’ “armiamoci e partite”.
Eh, abbiamo il problemino della fornitura del gas.
Esatto, abbiamo sempre questo problema del gas… Comunque, in generale non mi fa piacere sentire che ci siano monitoraggi di questo tipo da parte dei servizi segreti. Però va detto che in fasi come queste non essere allineato potrebbe non voler dire che sei libero, ma al contrario che sei pagato per dire certe cose. Io personalmente vivo in preda a dubbi costanti, anche se con due o tre punti fermi.
Quali?
Per esempio che con tutti i suoi limiti la nostra povera, malata democrazia è un sistema che mantiene lati positivi rispetto alle dittature. Poca roba, eh, e senza trionfalismi, senza presumere di essere i più bravi, i migliori, andando magari alla guerra con l’elmo di latta. E guardi che io, avendo un passato militare, stimo tantissimo le nostre forze armate. È il modo in cui vengono messe in condizione di operare che non funziona.
Passato militare? Ovvero?
Volevo fare il pilota, ho fatto cinque anni di istituto tecnico aereonautico, poi sono andato a fare il corso allievi ufficiali piloti di complemento, ma quando ho capito che restare a fare il militare non mi piaceva più di tanto, ho fatto altri quindici mesi da ufficiale nell’antiaerea. Preferivo l’idea di volare libero. O meglio, ero un po’ confuso, pensavo a cose tipo fare trasporto frutta alle Cocos Islands…
Tornando a bomba, così, a istinto, di un Draghi con quello sguardo da lucertola lei che pensa?
Per me è la persona giusta, nel momento storico che stiamo vivendo, specie se pensiamo che è circondato da una banda di scappati di casa che ancora non si capacitano del culo che hanno avuto a finire lì, o se vuole da una masnada di burocrati attenti soltanto al posto o alla nomina. Per quanto lui sia completamente lontano da me e abbia idee diversissime dalle mie, per lo meno ha una direzione precisa. A un certo punto dici: vabè, piuttosto che quei lazzaroni, meglio questo. Temporaneamente, ovvio, perché se poi rimaniamo commissariati tutta la vita, tutti i discorsi che facciamo sulla democrazia vanno a farsi benedire.
Però così a occhio lei non mi pare un sostenitore del mercato, un liberista, come si dice. L’Unione Europea è frutto di un percorso di questo tipo, per la precisione ordoliberista, d’impronta tedesca.
Qua spalanca un portone aperto. Draghi è la pietra rotolante alla fine di un processo, su questo non si discute. Non vorrei però usare termini alla Fusaro…
Turbocapitalista eccetera?
Sì ecco (si sganascia dal ridere). Seriamente: non è il modello sano per gli esseri umani, per la Terra, se vogliamo anche per l’anima, con quest’idea che tutto si compra e tutto si vende, e niente è sacro.
Draghi insomma è va bene come meno meno meno peggio?
Ma sì, provi a pensare alle stesse crisi attraversate con questi che vanno avanti a colpi di Twitter… Almeno lui ha una direzione.
Ma se la direzione fosse sbagliata?
Lo so, ma alla fine almeno puoi giudicarlo su quella. La maggioranza dei parlamentari ha paura delle decisioni perché temono di non essere rieletti al prossimo giro. Invece bisogna prenderle, delle decisioni.
Sempre che le vere decisioni non siano prese da chi non eleggiamo. Per esempio chi decide il prezzo della benzina in un mercato speculativo internazionale in Olanda.
Sono sicurissimo che fanno parte di chi decide, e questo senza inventarsi i complotti. Ma il complottismo lo conosco benissimo, non è che la vecchia dietrologia del Partito Comunista spalmata sui social. Pericolosa perché, spiegando tutto con le meccaniche oscure, da una parte ti portava dove non c’era il vero colpevole che avevi sotto gli occhi, e dall’altra spesso diventava un alibi per non fare niente.
Il meno peggio per lei c’è. E il peggio, chi è?
È una bella gara. Non vedo in questo momento una forza politica che potrebbe darmi speranza. Non almeno a livello nazionale. Non vedo nelle agende le cose veramente importanti. O meglio, vengono sventolate come bandierine. Pensi alla questione degli immigrati, che a me sta molto a cuore. Ogni tanto, quel che resta della sinistra si fa portabandiera dell’accoglienza. Però poi l’integrazione o lo ius culturae non sono portati avanti come lotte vere, ma solo per dar contro all’avversario, a Salvini. Il che va benissimo, ma poi non fanno una mazza per rendere l’Italia un Paese veramente accogliente, capace di integrare le nuove generazioni.
Si percepisce una velatissima critica al Partito Democratico.
Ma velatisssima. Io quel che poco che so è che la pressione deve essere costante, sui temi a cui tieni. E avere sempre un pacchetto di soluzioni in alternativa.
A Padova lei appoggia apertamente il ricandidato sindaco di centrosinistra Sergio Giordani. A sinistra però ci sono ben tre candidati sindaci oltre lui. Son tanti, no?
Eh, lo so che son tanti. Potrei rispondere citando Corrado Guzzanti quando reinterpretava Fausto Bertinotti sulla sindrome “io sono più a sinistra di te”. Dico la verità: non mi interessa neanche commentare una cosa che succede anche troppo spesso. A me quel interessa è il fatto che Padova abbia avuto una gestione buona. Naturalmente può essere criticabile la singola azione, ma mi pare che ci sia stato un sindaco che ha dimostrato capacità.
Resta che nella sinistra padovana c’è scontento. Qualche motivo ci sarà.
Beh, come genitore posso dirle questo: come fai, sbagli.
Che mi fa, il paternalista?
Ma sa, essendo arcaico, è ovvio che io sia un po’ paternalista. Ma Padova sta andando bene, i fondamentali vengono affrontati, e quindi io sto da quella parte lì.