Volevano guidare per 50 ore consecutive una Lamborghini Urus presa a noleggio, ma non avevano fatto i conti con la differenza di prezzo che c’è tra la leggerezza e la supeficialità. Alta, altissima. E a volte pure imperdonabile. Che fossero youtuber o meno c’entra poco, che la loro trovata si chiamasse “challenge” o semplicemente “idiozia” c’entra ancora di meno. Però in questo tempo in cui tutti stigmatizzano l’internet, i social e tutto ciò che vive di click, anche per commentare una tragedia terribile, la morte di un bambino di anni cinque, si finisce per trovare un taglio che, paradossalmente, attiri click. Andare a fondo non serve, non paga in termini di traffico, meglio categorizzare, fare di tutta un’erba un fascio e, nel caso specifico, prendersela con gli youtubers. Come se creare contenuti fosse ciò che rende criminali o spinge a diventarlo. Non è così, e è pure dannatamente disonesto verso l’umana intelligenza provare a far passare questo messaggio. Anche perchè sembra che il ragazzo alla guida fosse addirittura in stato di alterazione psicofisica.
A Roma un gruppo di ragazzi ha noleggiato una lussuosa Urus per guidarla 50 ore consecutivamente e ha provocato un incidente in cui ha perso la vita un bimbo e sono rimaste ferite la mamma e la sorella. A Roma un gruppo di youtuber ha noleggiato una lussuosa Urus per guidarla 50 ore consecutivamente e ha provocato un incidente in cui ha perso la vita un bimbo e sono rimaste ferite la mamma e la sorella. Cambia qualcosa di sostanziale nella narrazione? No! E, purtroppo, tristemente, non cambia nemmeno la fine della storia: un bimbo morto e due persone ferite. Invece pare che la chiave, in questi tempi di keyword, non sia il fatto e meno che mai la riflessione o il risvolto sociale, ma una parola: youtuber. Ne abbiamo sentiti tre di quelli più famosi nel panorama moto e motori e ecco cosa ci hanno raccontato.
“Io non so bene cosa sia successo e purtroppo conosco solo il terribile epilogo – ha detto Luca Salvadori, pilota nel mondiale di MotoE e youtuber – Però che sia subito chiara una cosa: se c’è una colpa è giusto che paghino tutto quello che ci sarà da pagare e se è vero, come si dice, che il ragazzo alla guida era sotto l'effetto di droghe, allora dovrebbero anche buttare via la chiave. Vicende così generano rabbia, ma non è giusto che la gente trovi come valvola di sfogo l’andare a insultare una categoria, nel caso specifico gli youtuber. Se hanno colpa devono pagare, anche in termini di coscienza, ma accertarsi prima della dinamica credo sia doveroso. Che non significa volerli difendere a prescindere, anzi significa l’esatto contrario: per giudicare bisogna sapere e capire. Quello che dispiace è l’accanimento sin da subito, e la verità è che ancora non si sa niente su cosa sia successo esattamente. Sappiamo solo che è successa una tragedia. Ho provato a documentarmi guardando i vecchi video di questi ragazzi e non mi hanno fatto pensare a un gruppo di pazzi che faceva cose pericolose. Purtroppo, però, basta una volta. Di sicuro mettersi a guidare per 50 ore di fila non è una cosa intelligente e ho anche dubbi che una cosa del genere, al di là del dramma che ha provocato, possa generare traffico su un canale video”.
“Si parla più del fatto che fossero youtuber che della vita spezzata di un bambino, di come stanno la mamma e la sorellina e dell'indiscrezione secondo cui il giovane alla guida era sotto l'effetto di droge – ha aggiunto Jack Nbc, un altro che su Youtube è una istituzione quando ci sono di mezzo i motori – Dispiace tantissimo per quello che è successo, ma dispiace anche che si voglia far passare il messaggio che la mission del video fosse schiantarsi o vedere quanti click si fanno nel provocare un incidente. L’esatta dinamica non la conosco e è chiaro che se hanno guidato per tutte quelle ore di fila hanno fatto qualcosa di incredibilmente sbagliato. Ancora più sbagliato se pure sotto l'effetto di droghe. Titoli come ‘uccidono un bambino per fare un video’ sono a mio avviso irrispettosi anche della tragedia stessa che è capitata. Se hanno sbagliato, se quell’incidente l’hanno provocato per un comportamento contrario alle regole o una manovra che non dovevano fare, allora pagheranno, a prescindere dal fatto che stavano creando un contenuto per un loro canale”
Dello stesso avviso anche Buz, Federico Buzzoni, un altro che gestisce un canale a tema motori che è particolarmente seguito sulla piattaforma video e che, di fatto, ne fa una questione più di individui che di “missione social”. "Stiamo parlando di ragazzini, probabilmente anche sotto effetto di droghe alla guida di un Suv - ci ha detto Buz - Ragazzini al di sopra delle loro capacità che hanno tolto il futuro ad un bambino di 5 anni per un tragico incidente. Hanno fatto una ca**ata imperdonabile, come tanti prima di loro e altrettanti dopo di loro.Che siano youtuber, tiktoker o influencer, dentisti, presentatori tv, dottori o idraulici poco ci interessa. Youtuber non è e non deve essere sinonimo di delinquente, incoscente o altro, le loro colpe verranno giudicate da chi di dovere in una sede preposta e, magari, per una volta potremmo lasciare da parte la gogna mediatica, il colpevole fino a prova contraria e i processi alle intenzioni. Potremmo, in silenzio, rispettare il dolore dei familiari della vittima e, magari, rivolgere un pensiero anche a loro".