La storia di Nuno Loureiro, lo scienziato nucleare ebreo e portoghese del Mit ucciso a sangue freddo nella sua casa di Boston, è una storia abbastanza oscura. Anzitutto perché Loureiro si occupava principalmente di fusione nucleare, fisica dei plasmi e simulazioni complesse basate su algoritmi quantistici. Ambiti di ricerca che, per loro natura, traslano facilmente in applicazioni militari, dalla progettazione di reattori avanzati alla simulazione di condizioni estreme utili anche alla ricerca sugli armamenti. Inoltre Loureiro lavorava al Mit presso il Plasma Science and Fusion Center. Non proprio un luogo qualunque, anzi, il luogo per eccellenza, insieme al laboratorio di Princeton, dove si conducono studi di importanza cruciale per il primato degli Stati Uniti nella fusione nucleare, settore strategico non solo sul piano energetico ma anche su quello geopolitico e militare. Laboratorio che tra l'altro vede coinvolto l'Eni con centianaia di milioni di dollari d'investimenti nello sviluppo di magneti superconduttori ad altissimo campo, la cosiddetta tecnologia dual-use. È poi molto strana la storia del suo assassino, Claudio Manuel Neves Valente, che il 13 dicembre ammazza due studenti della Brown University, la sua vecchia università, e poi per due giorni riesce a far perdere le proprie tracce, per poi uccidere Loureiro e infine recarsi nel suo magazzino preso in affitto a Salem per spararsi un colpo in testa. Ma chi era questo signore?
Claudio Valente era anche lui portoghese ed evidentemente conosceva Loureiro, e lo invidiava. A Lisbona frequenta la stessa università di Loureiro e addirittura lo stesso corso di laurea in fisica. Nel 2000, con visto studentesco, si iscrive alla Brown University, dove tenta di prendere il dottorato senza successo, fino a quando nel 2003 getta la spugna.Nel 2017 arriva un colpo di fortuna: vince la lotteria per la Green Card e torna negli Stati Uniti. Trump, quando la notizia emerge, sospende temporaneamente il meccanismo. Loureiro nel frattempo è ormai un pezzo grosso del Mit e nel 2024 diventa direttore di uno dei dipartimenti più prestigiosi al mondo. Ma in tutti questi anni, di cosa si occupi esattamente il dottor Valente non è affatto chiaro. Anzi, non si sa praticamente nulla: nessuna carriera accademica tracciabile, nessuna affiliazione scientifica rilevante, nessuna produzione pubblica degna di nota. Una storia che sa tanto di vendetta personale, di livore accademico, se non di invidia. Infatti il signor Valente, quando apre il fuoco contro gli studenti della Brown University, lo fa nelle aule da lui frequentate tra il 2000 e il 2003, ma lo fa con metodo e soprattutto con una strategia. Creare il panico alla Brown University per concentrare l’attenzione mediatica e investigativa su quell’ateneo, distrarre l’opinione pubblica e le forze dell’ordine. Aspettare due giorni. E poi andare a trovare un vecchio collega dei tempi universitari. Ma è qui che la storia si fa misteriosa. È un po’ strano che Valente si sia spostato a Salem, la città delle streghe, dove aveva affittato un magazzino, e dove si è sparato un colpo in testa. Perché andarsi a suicidare in un magazzino? Sarebbe stato molto più semplice, e perfino più logico, farlo nella casa di Loureiro. Forse doveva incontrarsi con qualcuno in quel magazzino? E poi non si tratta del livore accademico tra due filosofi, ma tra due persone che si occupavano di argomenti estremamente sensibili per un settore strategico come quello dell’energia nucleare, cruciale per la sicurezza della principale potenza atomica mondiale, gli Stati Uniti, oggi insidiati in questo campo quasi esclusivamente dalla Cina. Settore in cui la famiglia Trump, proprio oggi, come annuncia Reuters, tramite la Trump Media ha fatto il suo ingresso con un investimento di 6 miliardi nella Tae Technology, sostenuta da Google.
Alcuni funzionari israeliani, a proposito della vicenda, hanno dichiarato che alcune evidenze suggerirebbero un possibile collegamento con l’Iran. Suona quasi come una barzelletta, se si pensa che l’Iran ha visto più volte rallentare o arrestarsi il proprio programma nucleare proprio a causa di omicidi mirati di scienziati nucleari, attribuiti negli anni a operazioni del Mossad. Ma proprio questo paradosso rende la questione meno banale di quanto sembri. Nella storia recente non mancano esempi di scienziati marginalizzati, esclusi o falliti che diventano bersagli ideali per il reclutamento o la manipolazione da parte di potenze straniere. Dalla Guerra Fredda in poi, l’intelligence ha spesso fatto leva su frustrazione, risentimento, desiderio di riscatto. Gli sconfitti in questi settori possono essere strumenti preziosi nella guerra ibrida, dove l’azione diretta è mascherata da gesto individuale, da follia, da vendetta personale. La manipolazione è parte del gioco. Qualora non si sia trattato di un gesto puramente folle, avvicinare il dottor Valente, convincerlo che per l’omicidio di Loureiro avrebbe potuto ottenere protezione, denaro, riconoscimento o vendetta simbolica, non dev’essere stato troppo difficile per un qualunque agente sotto copertura esperto di profili psicologici fragili. Infine un suicidio isolato in un magazzino anonimo di Salem. Pare più la liquidazione di una pedina che un suicidio.