Nel corso dell'annuale incontro dell’Unem-Unione nazionale energia e mobilità, ex associazione petrolieri, il settore, unito in coro a Confindustria e il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, rivedono il piano dell'UE sulla transizione energetica. E in particolare, il discorso dell'elettrico. Infatti, secondo il presidente dell'Unem, Claudio Spinaci, "il dibattito sul Fit for 55 (il pacchetto di interventi approvato dalla Commissione Ue nel luglio 2021) pur proponendo obiettivi condivisibili, ci lega mani e piedi a un’unica tecnologia, quella elettrica, quando ci sarebbero alternative già disponibili, tra cui biocarburanti e più in generale i low carbon fuel (Lcf)”. In pratica, secondo Spinaci, ci sarebbero altre vie oltre all'elettrico per arrivare alle risorse rinnovabili. L'incontro è avvenuto a distanza di tempo ridotta dall'annuncio, da parte dell'Unione Europea, di accettare gas e nucleare come fonte sostenibile, continuando sul dibattito se sia effettivamente lecito introdurre questi due elementi come sostenibili e, quindi, rinnovando lo schermo tra chi lo sostiene, come la Francia (che punta molto sul nucleare), e chi preme per il contrario, come la Germania.
Intanto, nel mezzo del suo intervento sul palco dell'Unem, il ministro Giorgetti, che aveva definito una delusione la decisione dell'UE di bloccare le auto a combustione interna, ha dato man forte circa i limiti dell'elettrico. Giorgetti, infatti, ha spiegato che nell'ambito della transizione energetica, che ha diversi obiettivi climatici da raggiungere entro il 2050, "non dobbiamo legare il futuro dei trasporti alla sola tecnologia elettrica. Esistono già soluzioni disponibili in grado di ridurre da subito l’emissione di anidride carbonica attraverso l’adozione di biocarburanti o di Low Carbon fuels”. E ha aggiunto: “E' necessario proporre alla Commissione europea una revisione del pacchetto ‘Fit for 55’ che in primis preveda l’applicazione del principio cardine della neutralità tecnologica. In questo modo, dice Giorgetti, sono a rischio il 30% delle imprese della componentistica e quasi 70 mila addetti diretti. Perciò, il ministro chiede di: "intervenire per rendere la regolamentazione europea sostenibile anche dal punto di vista industriale e sociale”.
Dal punto di vista aziendale, gli impresari del petrolio reputano sballato il processo di calcolo per la tassazione sugli extraprofitti delle imprese italiane. Lo stesso Spinaci ha ricordato che il contributo sugli extraprofitti (la cui prima rata si è chiusa lo scorso 30 giugno) è: “un contributo che non contestiamo in quanto tale, comprendendo che la situazione eccezionale che stiamo vivendo richieda misure straordinarie, ma per il metodo di calcolo adottato che è iniquo e distorsivo per il nostro settore a causa delle accise“.
"I prezzi delle commodity energetiche hanno raggiunto, già nell’ultima parte del 2021, livelli allarmanti al punto che molti Governi europei, a partire dall’Italia - ha ricordato Spinaci - sono stati costretti a ricorrere a sostanziose misure di sostegno per numerose categorie di consumatori. Alla base di questi repentini aumenti, gli squilibri preesistenti tra la domanda e l’offerta di energia che hanno rivelato tutte le fragilità della politica energetica dell’Europa che si è scoperta incapace di garantire approvvigionamenti sicuri e competitivi".
Il presidente di Unem, infine, ha aggiunto: "Quanto ai consumi totali di energia, la nostra stima per il 2022 è di un incremento inferiore all’1%, anche se nella seconda parte dell’anno potrebbe perdere slancio per una serie di cause legate al probabile rallentamento dell’economia e all’alta inflazione, a prescindere dall’elasticità ai prezzi. È da notare come il maggiore incremento è proprio per il carbone a fronte di un calo sia del gas che delle fonti rinnovabili".