La notizia è: Francesca Albanese è stata scaricata dalla politica. Brutalmente, spietatamente, realpoliticamente, come appunto solo la politica sa fare. E’ stata l’ “utile idiota” di una sinistra incapace, di una sinistra schleinizzata, landinizzata, all’inseguimento, col fiato corto, di un movimento che con i partiti non ha nulla a che fare, partiti che si sono trovati il piatto pronto, servito in tavola, e la pietanza era Francesca Albanese, da coccolare, da tirare per il ciuffettino bianco che fa extraparlamentare ma non troppo, quell’indipendenza un po’ chic, quella trascuratezza misurata che ben conosciamo: ah, signora mia, quanto tempo si può perdere dinanzi allo specchio per apparire come se ci si fosse messi la prima cosa che capita a tiro, e non stiamo parlando solo di mise, ma di vero e proprio look “politico”, di “posizionamento”, e la Albanese sembrava, ai partiti, perfetta. E poi fu la Pace e all’improvviso fu: “Mi scusi, ma Albanese chi?”.
Ha iniziato niente di meno che Paolo Pombeni, direttore della rivista “Il Mulino”, il centro di gravità bolognese dell’intelletto accademico, il pub preferito di tutte le emeriti teste di cattedra (nel senso di “a capo”), ansiosi e libidinosi nei confronti del movimento – confuso, ma è un loro vizio, con un movimento “studendesco”. “Dare a Francesca Albanese la cittadinanza onorario di Bologna è contraria alla storia di Bologna”, ha detto il Pombeni, tranchant. Che parte direttamente con la cozzata con la rincorsa sulla nuca sensibile e wannabe della relatrice speciale, specialissima: “Una decisione che non fa onore alla classe politica che amministra la città. Uno scivolamento verso le dinamiche da talk show”, cioè dire: indegna del Pd, roba da litigate televisive, una Iacchetti qualsiasi. Ma chi glielo doveva dire al povero Matteo Lepore, sindaco di Bologna, ansioso di annusare l’aria che tirava a nari spalancate, intuendo, da politico navigato, che la Albanese era la “new best thing der bigoncio”, e che per questo si era affrettato a proporre cittadinanza onoraria, chiavi della città, tappeto rosso, pasta e fagioli e tutto il cucuzzame, dicevamo chi glielo doveva dire al povero Leporello (che come nel Don Giovanni voleva soltanto cantare le conquiste amorose del suo padrone, il Pd, e dunque la Albanese) che all’improvviso, d’embée, “a morte subitanea”, si firmava la pace e dunque all’improvviso: “Albanese, il comico?”.

Ha continuato un altro attento e sopraffino nello scomporre gli elementi chimici che circolano nell’aria, Corrado Augias, intellettuale non organico, di più, scespirianamente “fatto della stessa materia di cui è fatto il Pd”, a darle una ginocchiata in piena vagina impegnata (nel senso di “engagée”), che è passato dal “sei solo una fanatica” al ben più snob e dolorosi (per Francy): “Se ne può fare a meno”, dimenticando, da gran frequentatore di salotti televisivi ma non televisivi, di aggiungere “adesso”. Perché è questa la vulgata delle ultime opinioni sulla pasionaria: “Adesso, ne possiamo fare a meno”.

E così, che fare della “disoccupata” Albanese che già si vedeva, bandiera palestinese in mano, a capo di un Pd rinnovato, attivista, movimentista vero, non come il movimentismo della Elly Schlein, che si muove da un Pride a un convegno sull’uso del termine “perdindirindina” alla luce delle nuove frontiere woke? No perché ha avuto persino un sussulto che sembra leghista, l’Albanese: “Per Gaza sono scesi in strada di notte anche i milanesi, che in genere, a differenza dei napoletani, hanno ben presente che la mattina presto devono alzarsi per andare a lavorare”, o meglio feltriano, se non fosse che ha fatto incazzare anche i milanesi: “Bella ciuffettona candida, guarda che noi milanesi abbiamo fatto le Cinque Giornate e se c’è da scendere in piazza scendiamo anche se l’indomani andiamo a laura’”. Non la vuole più nessuno, adesso. La verità? Non la vuole neanche il Movimento, il Nuovo Movimento o quello che è. Quel qualcosa, per dirla con Alessandro Baricco che sta sulla falda o nel nuovo continente del pensiero alla deriva, perché il futuro non è fatto solo di Gaza, anche se è il suo campo di specializzazione, ma di tanto, tanto altro. E quindi, che fare della Albanese? Io la vedrei bene a Destra. A Destrissima. Dalle parti di Forza Nuova di un tempo, la Forza Nuova delle manifestazioni Propal. Non ti scoraggiare, Francesca. Vendicati di questo Pd poco riconoscente, cinico e barbaro. A France’, poi dice che uno si butta a destra!
