Era la mattina del 16 aprile quando a Roma un tram della linea 19 si scontrò con una Land Rover Defender all’altezza di piazza Cinque Fontane, nei pressi dell’Olimpico. Alla guida dell’auto c’era Ciro Immobile, l’attaccante della Lazio. Dodici i feriti, a partire dal macchinista e dal calciatore. Da quel momento una serie di vicende giudiziarie e il clamore mediatico hanno fatto il resto, complicando una situazione già molto grave. Tre mesi dopo il sinistro e un telegramma di auguri da parte del calciatore al guidatore del tram non sono bastati. A volte la gentilezza non aggiusta le cose. Le aggiustano la legge. O almeno è così per il guidatore del tram, che decide di sporgere denuncia nei confronti del capitano della Lazio. L’accusa? Lesioni stradali.
Neanche un mese fa Immobile aveva fatto richiesta di risarcimento danni all’Atac e ora il cerchio si chiude. Immobile chiede soldi all’Atac, mentre il macchinista li chiede al calciatore. La ricostruzione e le indagini non hanno portato a conclusioni chiare su colpa e dinamica, legata – si credeva all’inizio – anche a dei problemi terzi rispetto alla condotta di guida dei due coinvolti (si pensava a un malfunzionamento dei semafori). I testimoni hanno di volta in volta confermando le due versioni in contrasto di Immobile e del dipendente dell’Atac. Tuttavia è la mole del risarcimento a essere ora in ballo. Il ricovero al Policlinico Umberto I del macchinista si era risolta con una prognosi di sette giorni. Tuttavia ulteriori cure sarebbero risultate necessarie, finendo per allungare i tempi e i costi delle cure. Così come il macchinista, però, anche Immobile chiede alla magistratura di giudicare per un eventuale risarcimento per i danni a sé, alle bambine e alla sua auto.