Neanche a Zelig nel 2001. Il paginone di Libero che prende di mira il "maschio di sinistra" elencandone i difetti è un minestrone di livore e cliché che nemmeno la più feroce delle ex avrebbe potuto vergare. Pertinente quanto il pandoro a Pasqua, la disamina di Luca Beatrice, anche collaboratore di MOW, galoppa di generalizzazione in generalizzazione restando però fin troppo fedele all'immagine della "zecca" da centro sociale, stereotipo pressoché estinto col finire degli anni Novanta. Certo non stupisce che un quotidiano come Libero voglia sottolineare la supremazia del maschio di destra, ma questo non significa che sia possibile concordare con tale ristretta e sciagurata prospettiva. Posto che di eterosessuali, oramai, ne son rimasti tre a ballare l'Hully Gully, ecco tutti i motivi per cui ci auguriamo, almeno, di trovarne uno che, se non altro, non militi tra i folti battaglioni dei Meloners.
Prima informazione utile: il maschio di sinistra non si aggira per le vie del Paese perenemmente in bermuda "come Zerocalcare". A parte che sarebbero comunque fatti suoi, possiamo garantire che possieda anche pantaloni della tuta, jeans, quando non kilt per apparire più gender fluid e inclusivo. Ci vuole personalità, certo, ma gonnellino e eye-liner, magari con smalto alle unghie dai colori decisi (o rosso o nero), possono essere elementi di un look tra il carismatico e l'invitante. Pezzi di manzi da novanta, da Ville Valo degli HIM in su, ma lasciamo scendere in campo anche il Piero Pelù dei tempi dei Litfiba, si sono concessi trucco e anellazzi a profusione. Senza che nessuna andasse a chiedersi per chi votassero. Oggi lo stesso Damiano dei Maneskin, comunque lo consideriate a livello musicale, è tra gli uomini più sexy del pianeta. Non dà l'impressione di votare Estrema Destra e non s'è mai fatto vedere in bermuda. Anche se, con ogni probabilità, alle donne (e agli uomini) piacerebbe pure così. Che non si butta via niente.
Ma poi ci siete mai uscite con un "maschio di destra"? Le cronache riportano, fin dagli albori, racconti intrisi di raccapriccio. A 20 anni sono Bocconiani in grado di provare fomento solo per il teorema di Gauss dal quale dipende l'esito degli asettici esami di Finanza a cui si sottopongono per dimostrare la propria soverchiante intelligenza. I genitori li hanno riempiti, fin da bambini, di libri motivazionali su "come avere successo nella vita" e codesti sventurati, ben lungi dal vergognarsene, li espongono sugli scaffali delle stanze in cui studiano e... studiano. Osservando anche periodi di lunghe latitanze dalla vita sociale come dai piaceri della carne negli intensi mesi delle sessioni d'esame. Puntano a diventare Premier o, almeno almeno, futuri Ministri di Economia. Dormono col santino di Mario Monti alla parete che pregano ogni notte affinché possa donare al mondo più spread e meno concerti gratuiti nelle piazze. La musica alta e gli schiamazzi che ne derivano danno fastidio alla gente per bene che resta in ufficio fino a tarda notte caricandosi sulle spalle i destini del Paese. Sognano il giorno in cui verrano chiamati per uno stage non retribuito in una grande multinazionale dalla sigla impronunciabile per poter, da lì, iniziare la propria carriera in giacca, cravatta e prematura senilità di indole e intenzioni. Uno spasso. C'è da dire, però, che crescendo riescono a peggiorare.
Votati ad accumulare quanta più grana possibile, se non ne hanno, la ostentano comunque. Grazie alla fabbrichetta di mamma e papà, oppure all'arte della dissimulazione con dolo. In ogni caso, il loro mindset gli impedisce di poter intessere conversazioni che esulino dall'utilizzo di parole orrende quali "shortare", "bitcoin" ed "Elon Musk". Quelli che "si sono fatti da soli", poi, riescono a rientrare forse nella categoria peggiore: ingobbiti dagli anni buttati su libri, Enciclopedie Encarta in cd-rom e notti magiche a piratare documentari di History Channel sugli alieni ai tempi degli Antichi Egizi, si credono così acculturati da aver meritato il passaggio dalla gnosi comune alla fantascienza: paventano teorie tra l'oscuro e il confuso su corsi e ricorsi storici, possono dirsi certi che nel Pleistocene il mondo fosse già pieno di smartphone e tecnologie sparse. Solo che, poi, un meteorite o qualche evento bizzarro ma parimenti distruttivo ha mandato tutto in vacca, costringendo l'umanità a ripartire da capo. E l'umanità è, manco a dirlo, ripartita da capo grazie a individui come loro, in grado di cavarsela in ogni situazione in virtù di un ingegno che manco Steve Jobs. Per questo oggi sono ricchi. E non mancheranno occasione per sbattervelo in faccia. Anche e soprattutto se non vi interessa.
Soldi, millantata cultura "ma di un certo tipo" e manifestazioni del più gretto paternalismo verso la donna che decidono, come possono, di amare. Per carità, non dimenticano mai di aprirle la portiera della macchina, ma allo stesso tempo, se la femmina desiderata dovesse cominciare a parlare di lavoro, magari proprio del suo, il loro sguardo si riempirà puntualmente di tenerezza: "Fai delle cosine proprio carine, eh?". Le grandi menti di cui questi ominidi destroidi dispongono non riescono ad abbracciare l'idea che una donna possa in effetti contribuire all'economia, quantomeno per se stessa. Ma la lasciano fare. Tanto il giorno in cui le metteranno la fede al dito, inizierà a sfornar rampolli realizzando il proprio compito di madre e dimenticando qualunque altra velleità personale. Tipo quella bizzarra fesseria di "lavorare". Una prospettiva che potrà dare ad alcune l'affascinante idea di stabilità futura. Alla maggior parte delle fanciulle, però, sa di trappola ingabbiante. E lo è.
E poi regole, regole, regole. La donna di un "maschio di destra" deve essere all'altezza dell'uomo che può vantare di avere al suo fianco. Richiesta, dunque, bella presenza, sorrisi smaglianti durante polverosi soliloqui su come si fanno i soldi più velocemente di tutti gli altri, completo silenzio adorante. In pubblico, mai e poi mai permettersi di essere fuori luogo. Basta una risata troppo accentuata, un'effusione non pattuita da precedente foglio Excel per attirare l'attenzione dei "poveri" o, in un ipotetico glorioso futuro, dei paparazzi alla smaniosa ricerca del "passo falso" di un politico di chiara fama. Asservite, senza l'ombra di una personalità manifesta, ma (forse un giorno, stando a quanto dice lui) pien di danè. Questo è il patto Soros da accettare per stare con un "maschio di destra".
Geneticamente, il "maschio di destra" rappresenta lo stereotipo del potere e della supremazia a cui qualunque omuncolo ambisce per vocazione e perché, se lo ripete ogni notte insonne, merita entrambe le cose. Ridicoli il giusto, questi esemplari, pur invidiandosi a vicenda, sono tutti chiacchiere e, se va bene, fatturato. Certo, una donna potrà pure volersi godere l'experience della cenetta gourmet a lume di candela in groppa a una guglia del Duomo. Allo stesso tempo, però, si annoierà a morte ancora prima dell'antipasto. (Provare ad) amare un maschio di destra è, in buona sostanza, un compromesso, un continuo scendere a patti con se stesse, fino, nel peggiore dei casi, ad annullarsi di noia. La sventurata che cade in tale gabbia dorata segretamente sogna, e c'è da capirla, che un giorno o l'altro, un tizio in bermuda le si avvicini per sussurrarle all'orecchio: "A me non me ne frega un cazz0, annamo a pijà un gelato?". Sì. Possibilmente, al Muccassassina. Grazie.