Ceci n'est pas une pipe scriveva il pittore francese Renè Magritte sotto all'immagine di una pipa dipinta nella sua celeberrima tela "Il tradimento delle immagini". A sentirsi tradita dalle immagini oggi è la nuotatrice artistica Linda Cerruti che in una calda giornata di fine agosto, ha postato su Instagram uno scatto per celebrare le otto medaglie, sei argenti e due bronzi, conquistate agli ultimi Campionati Europei. La posa scelta dall'atleta, la ritrae in un avvitamento plastico che farebbe fare harakiri a ognuno di noi, piuttosto di cimentarcisi anche solo col pensiero. Poggiando sulle braccia, Cerruti staglia le gambe verso il cielo del savonese in una splendida spaccata rovesciata, mentre le medaglie le penzolano da cosce e polpacci ipertonici. Al centro dello scatto, inevitabilmente, c'è un'altra parte del suo atletico corpo: il culo. Questa evidenza è saltata agli occhi di molti, generando commenti d'invidia, ma anche burloni o lascivi quando non molesti. Commenti a cui la campionessa ha risposto con una lunga invettiva nel proprio feed accusando l'intero mondo social di sessismo. Da quel momento, non si contano i maîtres à penser che con funambolici giri di parole cercano di convincerci dell'impossibile: Ceci n'est pas un cul.
Gli apprezzamenti indelicati sono un'annosa questione che si ripropone quotidianamente sui social almeno dal primo bikini di Diletta Leotta. Sono gretti, condannabili e alle volte osceni dimostrandosi sempre un'ottima occasione persa per tacere. Se questo è vero e indiscutibile, è anche cristallino che quello specifico scatto postato da Cerruti mostri un lato b. Perfetto, tra l'altro. A colpo d'occhio, è impossibile non notarlo come prima cosa, pure da donna eterosessuale. Le medaglie si vedono, certo, ma solo quando si mette a fuoco l'immagine nel suo insieme. Dunque, in un secondo momento. Fors'anche terzo.
La narrazione social del giorno, vista la più che legittima protesta di Cerruti, vuole però raccontarci che se in quella foto vediamo due poderose terga, siamo trogloditi o schiave del patriarcato. In ogni caso, bruttissime persone. Dalla foto, dicono, traspare immediatamente la cultura sportiva, l'impegno e la perseveranza di un'eccellente atleta italiana. La posa mostra, fin da subito, il sacrificio e l'orgoglio di una ventottenne che ha raggiunto traguardi incredibili grazie alle sue sole forze. In ultimissimo piano, si potrebbero scorgere anche due chiappe super sode. Ma questo solo dopo attentissima analisi, pixel per pixel, non è assolutamente il primo dato oggettivo della foto. E nemmeno l'ultimo. Perché non si nota. Ah.
Abbandonando per un attimo il mondo delle fate in cui evidentemente tre quarti di Instagram ha vissuto fino a questo brusco risveglio, ci preme ricordare l'ovvio: i commenti schifosi sono, purtroppo, un fatto. Questo non significa che siano giusti. Ma solo che ci sono. Anno del Signore 2022, non siamo stati ancora in grado di debellarli e di impedire a qualunque idiota di scrivere la propria scempiaggine, pressochè indisturbato, salvo ban che possono intervenire solo a offesa oramai ricevuta. I social sono un mondo orribile in cui vivere, per certi versi. Oggi si direbbe e si dice che siano "tossici", incubatori di odio e sessismo.
Cosa fare per risolvere il problema? Lagnarsi. Indefessamente. Questa la strategia adottata da femministe e social justice warriors. Una strategia in atto oramai da anni e che, pare, non stia portando a grandissimi risultati sul campo. A prescindere da quella che può essere la legittima scocciatura a livello personale, abbiamo oramai prova certa di come stigmatizzare pubblicamente questo tipo di commenti non porti a nulla. Essi continuano a intasare il web. Non importa quante donne se ne lamentino (con stuoli di uomini a fare da eco perché #NotAllMen)
Dovremmo, dunque, imparare a "convivere col virus"? Forse sì. Due sole cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Posto che il problema della stupidità esiste e lo ben sappiamo tutti, perché ostinarsi a farla durare, a darle spazio, a concederle un intero set di megafoni, perfino? Non risolve la questione, non fa riflettere, non sposta assolutamente nulla nell'arguto mindset di chi vede un lato b sui social e, in estasi mistica, pensa che sia tutto per lui. Volgari, da pleistocene e sicuramente oltre la sgradevolezza, non dimentichiamo quello che questo tipo di commenti sono per prima cosa: stupidi. Perché non cominciare a sbertucciarli come meriterebbero? Perché questa rincorsa a essere sempre la "vittima" del giorno, quando le possibilità di mostrarsi superiori sono pressoché infinite? La buttiamo lì: e se invece di sventolare piagnistei e pipponi intellettualoidi "o tempora, o mores" cominciassimo a prenderli per il culo?