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Ma com’è che Estetista Cinica
lo scorso anno “spennava le sue
fagiane” e oggi è Lady Imprenditoria?

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

21 gennaio 2023

Ma com’è che Estetista Cinica lo scorso anno “spennava le sue fagiane” e oggi è Lady Imprenditoria?
Reduce da una osannante intervista tv a Stasera c'è Cattelan (Rai 2), l'Estetista Cinica Cristina Fogazzi è elogiata in ogni dove come perfetta self-made-woman. Con un fatturato da 63 milioni di euro, la sua VeraLab sarà anche tra gli sponsor del prossimo Sanremo. Una scalata al successo che viene raccontata come priva di macchie anche grazie allo strettissimo rapporto di fiducia con le sue "fagiane" (ossia le follower/clienti della suddetta). Eppure, solo lo scorso anno scoppiò un gigantesco disastro che fece inferocire gran parte di loro... Tutto dimenticato?

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

49 anni, a capo di un'azienda, la VeraLab, nata dal niente e che oggi può vantare un fatturato annuo (dati 2021) di 63 milioni di euro. Cristina Fogazzi, l'imprenditrice digitale che su Instagram è arcinota come Estetista Cinica, vive un periodo d'oro. La sua ultima fatica è stata quella di addobbare l'albero di Natale nella piazza del Duomo di Milano, mandando ai matti Matteo Salvini per aver scelto il colore rosa. Tra gli sponsor del prossimo Festival di Sanremo, la nostra è stata ospite d'onore del talk Stasera c'è Cattelan (Rai 2) nella serata del 19 gennaio. Ogni domanda del conduttore mirava a evidenziare il mito della self-made-woman che Fogazzi incarna: licenziata nel 2009, ha deciso di mettersi in proprio aprendo un centro estetico a Milano grazie a un fido in banca. Da lì, complice un'abilissima comunicazione via social, nel tempo la sua attività si è espansa esponenzialmente tanto da arrivare, anno del Signore 2023, ad avere più di 60 dipendenti. Tutto bello, tutto giusto. Però, mentre tv e testate online la ricoprono d'oro, incenso e scrub esfolianti, a questo storytelling manca qualcosa. Vediamo Fogazzi oggi su Rai 2 intenta a dare lezioni su come fare soldi in modo pulito e sgargiante. Eppure, solo lo scorso anno, era esplosa una gigantesca polemica proprio su un caso di malagestione degli stessi, malagestione che andò a intaccare le tasche delle sue "fagiane", ossia delle follower, delle affezionate clienti che, stando a quanto dichiara, sarebbero al centro del successo del business che ha messo in piedi, proprio grazie a trasparenza e fiducia. Andiamo a riscoprire questa altra parte della storia. Anche solo perché nessuno sembra volersene sobbarcare il ricordo...

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Un post condiviso da Cristina Fogazzi (@estetistacinica)

"Estetista cinica, per salvare i bilanci l'imprenditrice spenna le sue fagiane", questo il titolo di un editoriale di Domani datato 7 febbraio 2022 che, come una marea di altri articoli di quel tempo nemmeno troppo lontano, illustra i mesti estiti di uno sciagurato "programma fedeltà" indetto dall'Estetista Cinica e basato sui "punti fagiana". Per gli aderenti alla campagna, ogni tot di spesa in prodotti Vera Lab sarebbe dovuto equivalere a 5 centesimi di sconto su acquisti futuri all'interno dello store online. A causa di un errore di battitura, però, il valore di ogni "punto fagiana" era stato fissato a 50 centesimi. Sembrerà una piccolezza ma, a fronte di 3700 aderenti, l'azienda si trovò allo scenario di dover sborsare ben cinque milioni di costi imprevisti. Cifra che non si poteva permettere, se non andando a finire sull'orlo della bancarotta. E allora che fare? 

Invece di comunicare al suo milione di follower l'inconveniente occorso, Estetista Cinica decise di informare i coinvolti tramite newsletter, ossia grazie a un messaggio via uguale per tutti che voleva chiudere la faccenda senza troppa eco mediatica, con buona pace della tanto strombazzata trasparenza. Questo non fece piacere al pugno di "spennate" che replicarono lamentandosi all'unisono sui social. Tanto da portare Fogazzi a postare una serie di storie Instagram in cui, affranta, spiegava l'accaduto, con tanto di scuse, lacrime, ostentata contrizione. Eccolo qui: 

Le scuse pubbliche arrivarono, dunque. Ma solo dopo lo scoppio del bubbone. Ogni testata online parlò apertamente di "disastro" sia a livello di business che di comunicazione. Per carità, solo chi non fa non sbaglia. E non sarà certo una svista, per quanto marchiana, a definire l'intero operato di un'imprenditrice di successo come Fogazzi. Allo stesso tempo, però, visto che lei in prima persona sbandiera quanto e come sia aperta a parlare di soldi nonostante lo stigma che vige in Italia nei confronti di chi tratta l'argomento a viso aperto, incuriosisce come abbia scelto di puntare i riflettori solo su ciò che la rende la più rampante Lady Imprenditoria su piazza. E anche che a nessun giornalista venga in mente di chiederle conto del caos scoppiato solo l'anno scorso relativamente ai punti fagiana. Lei stessa, al tempo, assicurò che "la maggior parte" delle clienti coinvolte nel programma fedeltà errato accettò di buon grado l'inconveniente. E le restanti "spennate" come la presero, invece? Non è dato sapere. 

Fogazzi non teme certo di raccontare i momenti più bui e difficili della propria scalata al successo. A ben guardare, però, si tratta solo di quelli che, alla fin fine, la mettono in ottima luce contribuendo a creare uno storytelling in titanio sulla self-made-woman che, in ogni caso, è. Un po' comodo così? Sì, un po' troppo comodo così. Soprattutto per una che si erge a baluardo di trasparenza, che va in tv per dare lezioni di business. E poi ci fu l'affaire Radio 2. 

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Un post condiviso da Cristina Fogazzi (@estetistacinica)

Correva lo sciagurato anno 2020 e i Musei Vaticani chiamarono Fogazzi come testimonial per far riscoprire ai suoi follower, post-pandemia, le preziose bellezze artistiche che custodivano. L'attivazione social fu svolta con tutti gli onori del caso, essendo la nostra anche grande appassionata d'arte. "Il Ruggito del Coniglio", programma satirico di Radio 2, commentò l'accauduto con qualche battuta. I conduttori dello show, "rei" di non conoscere l'imprenditrice digitale, fecero dell'ironia sul nome Instagram della stessa, con queste parole:  

"I Musei Vaticani hanno deciso di ingaggiare una famosa influencer – che io non conoscevo nonostante fosse così famosa – che si fa chiamare l’Estetista Cinica (poi c’è anche la Shampista crudele?! La Pedicure senza pietà!?); l’hanno assunta per fare pubblicità alla Cappella Sistina di Michelangelo… come se ne avesse bisogno"

Apriti Cielo! L'influencer produsse una serie di storie Instagram dicendosi "amareggiata" e rilasciò varie interviste in cui domandava scuse pubbliche da parte dell'emittente. Scuse che non sono mai arrivate. Per quanto la visione degli speaker potesse suonare in un certo senso "retrograda", è chiaro che a molti vip e influenti personaggi di oggi farebbe del gran bene un po' di cura Gialappa's Band ai tempi di Mai Dire. Quando si è così esposti, possono arrivare lodi come sfottò. E partire dal presupposto che l'intero globo terracqueo debba necessariamente far parte dei "fagianers", è pretesa piuttosto arrogantella, in fin dei conti. Dopotutto, anche quella poteva essere pubblicità. E pubblicità rivolta a una platea di pubblico, quello di Radio 2, che magari davvero (incredibile a dirsi!) non l'aveva mai sentita nominare. Avrà pure un milione di follower, ma in Italia vivono circa 70 milioni di anime. E, che ci risulti, l'incredibile parabola dell'Estetista Cinica, ancora non è materia di studio alla scuola dell'obbligo. 

È lo stesso Alessandro Cattelan ad ammetterlo durante l'intervista a Fogazzi: "Tu hai le tue fan, le fagiane, che sono agguerrite, sono le tue pretoriane. Sono talmente tante che se qualcuno decide di darti contro, loro gli fanno passare cinque giorni brutti brutti brutti". Fogazzi minimizza, parlando di una fanbase, invece, "molto educata". Eppure, sembra non muoversi foglia, sul web come in tv, che Fogazzi non voglia. Perfino la regina di Instagram Chiara Ferragni viene attaccata a ogni piè sospinto via social e ci pare godere comunque di ottima salute economica e non solo. 

A Fogazzi, le critiche non piacciono. E ci sta. Come ci sta, anche, criticarla. Perché se la favoletta della self-made-woman born in Brescia con furore è pur bella da sentire, se il suo entusiasmo verso l'atto di pagare le tasse "per rendere l'Italia un posto migliore con scuole, strade e ospedali" sono encomiabili, non è tutto rosa quello che luccica. Come è normale che sia. Poi, oltre al di là dei follower, ci sono i giornalisti. E gli addetti stampa. Che fanno due lavori differenti. Sicuramente non milionari, ma differenti. Toccherà farci l'abitudine... 

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