Ma il Fatto Quotidiano come fa a scrivere un titolo così? “Trump&Putin, ultima offerta a Zelensky per salvare l’Ucraina”. Bah. Sarebbe stato più corretto scrivere “smembrare”. Che siano sinceri gli sforzi di Trump per mettere fine alla guerra in Ucraina non lo mettiamo in dubbio, e tanto meno il fatto che Zelensky sia un osso duro, ma come il Fatto di Marco Travaglio continuare con una narrazione che sta dalla parte del più forte, o perlomeno, del più grosso, cioè la Russia, che adesso è anche appoggiata dagli Stati Uniti? Come si fa starsene dalla parte di Golia, ovvero di Putin? L’Ucraina è uno stato ben più piccolo, per quanto ben armato e ben addestrato, rispetto alla Russia e ormai sono quasi quattro anni che tiene botta contro Mosca, che certo, lentamente è avanzata conquistandosi circa un terzo del territorio, ovvero quasi tutto il Donbass, oltre alla Crimea, già sotto il suo tacco dal 2014, ma si sta difendendo senza l’aiuto di altri eserciti. E va bene, lo sta facendo con le armi dei volenterosi europei, ma qualsiasi nazione in guerra compra armi da nazioni compiacenti o amiche, è fisiologico. E ora sì, Kiev sta per cadere, mancano gli uomini, è morta un sacco di gente e scriverne stando seduti comodamente in una poltrona qui in Italia è molto ipocrita e anche abbastanza inutile, però che diamine, sono quattro anni che si scrivono sempre le stesse cose. Come non riconoscere a Zelensky quanto gli spetta?
L’Ucraina ha insegnato all’Europa intera, dall’inizio del conflitto, cosa significhi mantenere la schiena dritta e il premier ucraino, in mezzo a tutte le sue contraddizioni, la corruzione – che esiste ovunque e chi è senza peccato scagli la prima pietra – il torbido attorno all’Euromaidan e quant’altro, ha mantenuto le redini di un paese in guerra ed esercitato una pressione di intelligence non indifferente nei confronti di Mosca. Putin, poi, ha dichiarato che sarebbe disposto a cessare i bombardamenti qualora si indicessero nuove elezioni, ma è così evidente che si tratti di un volgare ricatto, se non un oltraggio (per quanto possano valere gli oltraggi nei confronti delle bombe). Tutto molto banale è quel che si scrive quando si vuole dare un giudizio, ma come si può restare in silenzio dal momento in cui l’oppresso numero uno in questa storia è proprio l’Ucraina? Quello stato che prima è stato sedotto da Washington con la promessa di un ingresso nella Nato - che ancora non c’è stato - e di un intervento alleato in suo sostegno una volta partito il macello. Zelensky bistrattato alla Casa Bianca da Trump che nel frattempo si divertiva a mettere dazi sui prodotti dell’Unione Europea e insieme a Putin ne invocava la dissoluzione non è stato un bello spettacolo e in quel momento molti analisti diedero per morto nel giro di poco Zelensky, che invece è ancora vivo e non si lascia piegare. Come si può continuare a stare dalla parte di Golia che per altro ha avviato una guerra ibrida molto pesante nei confronti dei paesi europei, irretiti da una minaccia che sembrano non sapere come affrontare?
Dimentichiamo che da Bruxelles a Copenaghen – e fino alla base militare francese dove ci sono i sottomarini nucleari – si sono librati in volo sciami di droni pilotati da chissà chi, da chissà quali agenti sotto copertura nel silenzio dei quotidiani. Ma soprattutto, se in un momento in cui sventolare la bandiera bianca non era ragionevole per Zelensky, Putin ha pregato il leader di incontrarsi, di ragionare, ma ora che sarebbe il momento migliore per porre fine alle ostilità, la Russia da forfait, si tira indietro dai negoziati perché ora vuole massimizzare, vuole la resa completa dell’Ucraina e si approfitta della confusione che annebbia i pensieri di Donald Trump. E’ una storia orribile e parlare di “salvataggio” è una cosa orrenda. Non è questione di essere americanisti, filo-occidentali, filo-Nato o quant’altro. E’ una questione di umanità. Il Fatto Quotidiano fa grandi inchieste, e in quanto a numero di notizie per edizione è in vetta alla classifica, sempre contro il governo italiano di turno, editore di sé stesso, ma perché tutto questo accanimento verso l’Ucraina? Stare dalla parte del più forte è troppo semplice e non c’è niente di nobile in questo. Forse nel principio di questo conflitto il Fatto è stato il primo giornale a mettere in luce le illusioni che l’Occidente ha venduto alla martoriata Ucraina, ma adesso, quale magra soddisfazione avrà Marco Travaglio nel dire “avevamo ragione noi, sono quattro anni che diciamo che l’Ucraina era destinata alla sconfitta”. Quattro anni, però, sono davvero tanti.