Come sempre, introdotto da Vasco. Stavolta, però, le note sono quelle di Buoni o cattivi e non le solite di Un mondo migliore. Poco importa. Fa la sua entrata in scena lui: Massimo Giletti, imitato, si sa, da Ubaldo Pantani. Pantani non si accontenta e decide di misurarsi anche con l’imitazione di Bruno Barbieri in 4 Motel, una delle tante parodie di programmi Sky che hanno scandito la prima puntata di GialappaShow, lo spettacolo che segna il ritorno del Mago Forrest e la Gialappa’s Band. Di nuovo insieme, al fianco di volti inediti: Tony Bonji nei suoi intermezzi nonsense, Valentina Barbieri che fa la Fagnani alla guida di Berve e Brenda Lodigiani nelle vesti di Orietta Berti. Non temete, c’è anche la vecchia guardia, tra cui spicca Marcello Cesena che fa Jean Claude, il personaggio preferito di Paola Di Benedetto, come ci fa notare la stessa co-conduttrice per un giorno. Menzione d’onore anche per Alessandro Betti, proprietario del Motel che ospita Bruno e navigato studioso di “perspicacia”. Il risultato del primo episodio è ottimo: più di un milione e centomila spettatori medi. Non crediamo di sbagliarci se diciamo che, tra i maggiori artefici del successo, c’è Massimo, il giornalista che della prima serata ha fatto la sua catwalk. Pantani, poco tempo fa, aveva detto a Il Messaggero che non voleva più ricorrere al trucco pesante per i suoi personaggi. Fa niente. L’energia che mette in quell’esordio, “Buonasera! Buonasera Rai 8…”, fa già capire che di make-up non ce ne sarà bisogno. L’effetto polemica che circonda la figura del giornalista viene ripreso quando Giletti dice di “aver scelto di lasciare La7” (con tanto di reminder della Gialappa’s: “Guardi, veramente l’hanno cacciata”). Ogni mattina, dice Massimo, si guarda allo specchio e quasi cede alla voglia di autolimonarsi. Lo fa lanciando la giacca indietro, mentre la sinistra cade, soave, nella tasca del pantalone. Sempre impeccabile: viveur, giornalista d’inchiesta, funambolo in cerca di una destinazione. Chissà su che canale potremo godere del suo carisma: “Su La7 ho raggiunto il massimo, lascio ora che sono al top”.
Pantani passa in rassegna le “mosse di Massimo”, quel non so che di seducente, una verve che buca lo schermo. Stavolta, col suo volto indimenticabile, il Giletti di Pantani non chiama le inquadrature, come faceva in Quelli che il calcio. Eppure, riesce con la stessa efficacia a mettere in scena l’andatura e l’egocentrismo del giornalista focoso che ama le donne di un amore, va da sé, sempre corrisposto. La parlata torinese, con le sue vocali rotonde. La voce che si ferma prima di diventare stridula, rimanendo un po’ gracchiante. Ogni frase sembra sfociare in una risata ironica, più spesso in un ghigno beffardo e in un “eh” che è tutto dire. Ma, soprattutto, le mani. Talvolta imposte sul pubblico adorante, segno ineludibile del dominio del palcoscenico. Portate al volto, toccano con le dita il labbro inferiore nei momenti di riflessione, o per mostrare l’attenzione dovuta agli ospiti. Le spalle che si stringono e il dorso delle mani che, muovendosi di taglio, ci dice: “È stato fantastico”. Sempre lasciando andare la fine delle parole, che si allungano di quel mezzo istante che rende Giletti se stesso. Più Giletti di Giletti viene da dire. “Lasciatemi dire una cosa…”, l’indice appena appoggiato sulle labbra e il braccio che va in cerca di chi gli sta a fianco. Un doppio gesto, per dare conforto e chiamare a raccoglimento pubblico e ospiti. Una riflessione sta arrivando: il condizionamento pavloviano funziona. Siamo tutt’orecchi, Massimo.