Quelli che sei un mostro pure tu. Oh yeah. Quelli che se dici stai attenta a qualcuno ti devi sentire in colpa o, ancora peggio, ne stai già attribuendo una. Quelli che commentano una frase senza averla mai sentita da chi l'ha detta ma affidandosi solo a chi la riporta sui social. Quelli che allora un figlio si può ubriacare e una figlia no. Quelli che siccome arriviamo da secoli di cultura maschilista adesso alla donna non è possibile rivolgere nemmeno la più basica delle raccomandazioni. Quelli che vorrebbero vivere in una società dove non esiste cattiveria ma non si rendono conto che una società così non è mai esistita. Quelli che la domenica si scandalizzano e fanno la morale e il lunedì non si perdono una puntata della tv trash dove i modelli di riferimento sono sempre il maschio alfa e la donna cornuta. Oh yeah.
Sì, viviamo in un mondo dove il cortocircuito è all'ordine del giorno, l'informazione è qualcosa da disinnescare e se dici una cosa ne hai detta anche automaticamente un'altra anche se quest'altra cosa in realtà non l'hai mai neanche pensata. Oh yeah. Ieri il conduttore di Mediaset Andrea Giambruno, in una trasmissione dedicata al caso dello stupro di Palermo, è finito nella gogna mediatica per una frase. Questa, esattamente: "Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico e dire che se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti ma se eviti di perdere i sensi magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi". Ecco, questa frase è stata sintetizzata e trasformata da tutto il pubblico social e non solo in: "Se bevi e trovi il lupo la colpa è la tua". Poco importa che non fosse esattamente questo il senso. Poco importa che sempre durante la trasmissione è stato detto molto altro, che sia stato condannato il condannabile e che Giambruno non si riferisse al caso specifico ma a un atteggiamento generale. E poco importa se tutte le statistiche descrivono chiaramente che gli aumenti di alcol e droghe e stupri sono correlati. No, per questi distinguo non è più epoca.
Così come non è più epoca per fare un semplice ragionamento di buonsenso, che ho provato a fare io, prendendo spunto da questa polemica. Ovvero: raccomandare alla propria figlia di stare attenta a non perdere i sensi e a conservare sempre una soglia di lucidità è qualcosa che qualsiasi padre o madre farebbe. Disastro. Attacchi, domande accusatorie, offese. C'è chi mi ha detto "a un figlio non lo diresti mai di non bere" anche se io non ho mai detto né che mia figlia non può bere (ognuno può fare ciò che vuole nel rispetto del prossimo) né che non lo direi mai a mio figlio (gli dico e gli dirò, appunto, di stare attento a non perdere mai la lucidità). C'è chi è intervenuto: "Dovresti insegnare a un figlio di non stuprare, altroché", come se già non lo facessi. L'educazione deve funzionare su tutti i binari, sulla mentalità degli uomini e sulla prevenzione personale. C'è chi ha sottolineato che vengono stuprate anche le donne sobrie. Vero, verissimo, ma qui si sta parlando di riduzione del rischio. C'è chi ha detto che se mi rivolgo così a una figlia allora vale il principio che dovrei vietarle anche la minigonna. Cazzata. Enorme cazzata. La scelta di un abito non comporta il rischio della perdita dei sensi o del controllo di ciò che vuoi o non vuoi fare.
Lo stesso Enrico Mentana ha banalizzato dicendo: "Se la logica è questa allora non puoi lamentarti se esci di casa e poi entrano i ladri o se vai allo stadio e qualcuno ti mena". Ma che discorso è, ma cosa c'entra. L'ultima figlia che ho ha due anni: cos'è, non le devo dire di stare attenta agli spigoli di un tavolo perché poi se ci sbatte lei penserebbe che la colpa è la sua? Per lo stesso motivo non potrei dire agli altri figli di non mixare droghe e alcol, non bere fino a stare male o anche un semplice "stai attento, mi raccomando" perché se poi fanno un incidente in auto o gli succede qualche altra cosa il messaggio che passerebbe sarebbe che la responsabilità è per forza la loro? Il link che collega il dire queste cose ad attribuire una colpa alla vittima è tutto nella testa di chi è accecato dal superamento di una logica maschilista che sicuramente è da benedire e da incentivare ma che non ci deve offuscare la mente. Non c'entra niente il femminismo o il patriarcato.
C'entra che il concetto di colpa non è stato inventato con i social (vi do questa notizia eh?) ma ha radici profondissime, ancestrali, ontologiche (scusate il parolone) ed è molto, molto complesso. C'entra che se insegni a una persona di avere cura di se stessa le fai un regalo, non un torto, perché nella maggior parte dei casi della vita quella persona sarà da sola e dovrà fare affidamento soltanto su di sé per trovare il coraggio benedetto e sacrosanto di dire di no e di andarsene via quando, per esempio, le offriranno da bere e capirà che invece è arrivato il momento di fermarsi. C'entra che dovremmo smetterla di usare i pronomi possessivi: mio marito, mia moglie, mia compagna. Gli altri non sono miei. C'entra che anch'io non vorrei vivere in una società malata ma questo è e questo sarà probabilmente ancora per molto.
E soprattutto facciamoci un esame di coscienza perché dire che la società è malata significa dire che siamo malati noi. Siamo noi che facciamo fare i picchi di share a quei programmi in tv dove vengono riprodotti i soliti classici modelli figli della cultura maschilista da bannare (il maschio che tradisce, la donna che lo sopporta e lo perdona, quella che viene rinchiusa in casa e potrei continuare ancora a lungo). Siamo noi che facciamo finta di non sentire i testi dei trapper-rapper di oggi e di un passato recente che ci piacciono così tanto. Eppure molti di loro che hanno parlato o parlano di strupri e di violenza sulle donne sono arrivati a Sanremo, invitati in Rai, nelle trasmissioni di altri canali e i brand li pagano per sponsorizzare i loro prodotti a milioni di follower. Capite l'ipocrisia? E poi uno non può dire alla propria figlia "mi raccomando, evita di bere troppo". Ma per favore. Ma fatemi il piacere. Di fronte a una questione culturale alla deriva, davanti a un problema educativo enorme (nella scuola, nel sud Italia, ma più o meno ovunque) il fatto di tutelarsi e tutelare chi vogliamo bene è il minimo. Il minimo. E il maschilismo non c'entra niente.