L’ultimo degli innumerevoli casi che hanno avuto per protagonista Morgan ruota attorno a due temi: l’incapacità da parte sua di controllarsi, che a volte lo coglie in fallo, ma anche l’incapacità di certi spettatori di farsi trasportare dalla sensibilità di un musicista che non va trattato come un semplice autore di cover. Così, almeno, è secondo Angelo Calculli, ex manager di Achille Lauro. Uno che di musica, come si suol dire, se ne intende. E che Morgan lo conosce bene. E perciò sa anche inquadrare la questione della violenza verbale e dell’intolleranza sessista che si spesso in testi, specialmente nella trap, su cui invece il maninstream mediatico nazionale passa sopra con troppa non chalance.
Calculli, ha seguito l’ultimo caso che coinvolge Morgan? Che opinione se n’è fatto?
Bisogna distinguere l’insulto omofobo, da cui prendere le distanze ma di cui Marco si è scusato, dalla risposta al pubblico di Selinunte, che lo ha preso per un juke-box.
Partiamo dall’insulto omofobo.
Conosciamo tutti lo stato psico-fisico in cui a volte si trova Marco. Al concerto che ha fatto a Matera, per dire, sapevamo già che sarebbe arrivato in ritardo alle prove, per esempio. Conosciamo com’è. Ma poi ha suonato per due ore incantando il pubblico.
Quindi, su questo, ha ragione Andy dei Bluvertigo.
Non condivido la sua dichiarazione di ieri. Prendere le distanze dalla affermazione omofobia è un conto e ci sta. Prendere le distanze da una persona che lui stesso conosce meglio di chiunque altro, e con cui per anni ha condiviso tutto, è altra cosa. Morgan è un artista che ha una sua storia, è un uomo con la sua sensibilità, e infatti ha chiesto scusa.
E allora veniamo al secondo punto: anche il pubblico, sembra di capire, ha le sue colpe.
Non si può trattare uno come Morgan come un juke-box. Se tu, che vai a sentirlo e vederlo, che devi entrare nel suo mondo. Non lui, nel tuo. Per quel pubblico, poteva esserci sul palco una cover band di Battiato, e sarebbe lo stesso.
Lo butteranno fuori da X-Factor, adesso?
Qui bisogna capire che oggi il panorama televisivo è suddiviso in tre grandi realtà: Rai, Mediaset e Sky. Ognuna ha ospitato personaggi con canzoni i cui testi vanno dal “te lo metto in c…” di Junior Cally, a quelli di Sfera Ebbasta, che non so quante denunce ha avuto, a Skioffi, che secondo me ha scritto alcuni testi che sono pornografia messa in parole.
C’è ipocrisia, insomma.
Morgan ha chiesto scusa, almeno. Non l’avesse fatto, allora sarebbe diverso.
Tuttavia, facendo l’avvocato del diavolo, si potrebbe dire che i testi dei trapper sopra citati sono canzoni, scritte volutamente così, mentre Morgan, evidentemente, ha avuto una perdita di lucidità. Il giudizio può cambiare a seconda del contesto, o no?
Sì, è stata una mancanza di lucidità. Ma riguardo invece ai trapper, bisogna aver presente che l’ascolto da parte dei ragazzi è sempre più superficiale, sempre meno concentrato, si guarda poco alle parole.
E quindi è anche peggio, perché introiettano i messaggi senza neanche rendersene conto, un po’ subliminalmente?
Esattamente. Anzi, le canzoni sono scritte e hanno così tanta diffusione proprio perché contengono quei messaggi. Forse non ci rendiamo ben conto di quel che sta succedendo ai giovani, come scrive Umberto Galimberti in un libro che sto leggendo, sul nichilismo nella musica.
Anche la “La Bella e la bestia” di Achille Lauro si era presa le sue accuse.
In realtà “La Bella e la bestia” non parlava di una uomo e una donna, ma di Achille Lauro e di… Lauro De Marinis.
Il music business e i media hanno un occhio di riguardo verso i rapper/trapper, secondo le?
La risposta è sì. E la motivazione è molto semplice, basta guardare i dati. L’industria musicale investe per una fascia d’età che va dai 13 ai 25 anni. È quello il mercato che tira, oggi. Ma su questo, la faccio io una domanda: come mai, sui prodotti musicali che circolano e vengono acquistati su internet, non compare un avviso sui contenuti espliciti?
Beh, è dagli anni ’80 che esiste il “parental advisory”, no?
Certo, ma non sui social, non sul web. La banale scritta “esplicito”, o parental advisory, è una presa per i fondelli, come il "vietato ai minori" su Pornhub: rispondi sì alla richiesta “hai 18 anni” e vai avanti anche se sei minorenne. E pensiamo al fenomeno Spotify, questa piattaforma che stabilisce i gusti in base all’algoritmo. Cosa diremmo se la Unilever decidessi i gusti dei gelati in base agli algoritmi? Diremmo che è una pazzia. Fra l’altro, se la case discografiche prendono già un po’ di più, agli artisti vanno pochi centesimi. E io il sospetto che succederà anche un’altra cosa.
Che cosa?
Che piattaforme come Spotify potrebbero diventare loro stesse gli editori. Le discografiche avrebbero potuto fare quel che ha fatto Spotify, e invece niente.
Insomma, sembra che lei suggerisca, al fruitore di musica, di guardarla anzitutto come un mercato, per capire cos’è diventata.
L’ho sempre detto: la musica è un prodotto! E per vendere un prodotto, come un qualunque altro prodotto vengono elaborate strategie.
Uno che l’ha capito bene è Fedez.
Fedez è più un imprenditore, che spazia dalla conduzione ai format.
Mentre Morgan…
…Morgan è un artista, che ha sbagliato per quell’insulto e si è scusato. Non era scontato.