Nell’ormai celebre “sbrocco” di Morgan relativo alla serata al Parco Archeologico di Selinunte, è emerso anche il nome di Vittorio Sgarbi. Quando una persona, dal pubblico, urla a Morgan “Sgarbi, esci da questo corpo”, il musicista risponde: “Tutte le persone che sono contrarie all’idiozia sembrano Sgarbi. E così tutte le persone che si fanno il culo per proteggere le cose che voi ora state guardando. Perché questo fa Sgarbi, ringraziatelo”. Una citazione inattesa, di cui abbiamo chiesto conto al diretto interessato.
Perdoni, Sgarbi, che effetto le hanno fatto le parole di Morgan?
Mi hanno fatto piacere, sono lusinghiere. Ha sottolineato il fatto che il mio nome non deve essere tirato fuori solo quando qualcuno perde il controllo, bensì in circostanze ben diverse. Per esempio per parlare di ciò per cui mi batto da sempre: diffondere e difendere la bellezza. E come io difendo la bellezza di un monumento o di un quadro, Morgan difende la bellezza della musica.
Ha quindi rivisto un po’ sé stesso nello sfogo di cui è stato protagonista Morgan?
Mi è capitato più di una volta di ribellarmi al pubblico, ma la partita, in questi casi, è truccata. Chi tra il pubblico provoca o offende rimane anonimo. Chi sul palco reagisce, invece, ha nome e cognome noti, e tutti lo possono vedere. Così, immediatamente, è lui che diventa il protagonista. Alla peggio, “il colpevole”. È una situazione pericolosamente ribaltata, e per questo suggerirei a Morgan di scusarsi e sottrarsi a queste trappole. Soprattutto in un periodo come questo. Ieri Carmelo Bene e io, quando reagivamo tuonando, ce la prendevamo con un conformismo dilagante, ma oggi Morgan con chi se la prende? Se la prende con un mondo che si è involgarito. Peraltro la richiesta di eseguire altre canzoni di Battiato può anche non risultare così oltraggiosa, però comprendo Morgan, la sua irritazione davanti a uno che aveva la pretesa di cambiare la struttura dello spettacolo. La sfida, oggi, si è fatta quasi impraticabile, è senz’altro più difficile di ieri uscire vincitori da situazioni simili. Anzi, agli occhi della gente, se ti ribelli rischi di apparire debole.
Morgan si è subito scusato per il termine utilizzato.
Bene. Perché anche se la condizione omosessuale, oggi, non è più considerata negativa, quel “froc*o” rimanda a un’epoca in cui essere omosessuali era ritenuto uno svantaggio. È una parola violenta che ha il potere, anche oggi, di trasformare in vittima chi vittima, oggettivamente, non è più. Ma al di là delle espressioni usate, ribadisco: meglio evitare ribellioni così plateali, hai solo da perderci. Perché davanti non hai un colpevole vero, ma un anonimo che colpisce e si nasconde.
Ribellarsi, però, è ancora doveroso? In un altro modo, magari…
Beh, vista la volgarità imperante del mondo in cui viviamo direi che lottare, in una qualche misura, serve ancora, eccome. Pensiamo a chi ha sporcato gli Uffizi. Colleghiamolo ora con ciò che Morgan ha urlato dal palco. Morgan se l’è presa con chi imbrattava i suoi Uffizi, la sua musica. Solo che oggi il problema è che chi si incazza paga più di chi imbratta. La sua è stata pura indignazione contro una volgarità anonima. Povero Morgan, lo capisco.