Togliamo di mezzo il “froc*o di mer*a” e abbandoniamo “il modus”, per un attimo. Continuare a congetturare – neanche fossimo al doposcuola, a commentare il fattaccio accaduto durante le precedenti cinque ore – sul modo con cui Morgan si è rivolto al pubblico, non permette di confrontarci con ciò che effettivamente ha detto. Con il benedetto contenuto. In pillole, ma tanto lo sapete: l’altra sera, durante il Festival della bellezza di Selinunte, Morgan ha perso le staffe e insultato pesantemente “quei due stupidi” (e qui non aveva ancora deragliato) che lo hanno provocato durante il concerto. A scatenare la rabbia, uno spettatore che gli ha gridato: “Sei fuori tema!”, invitandolo a tornare ad interpretare le canzoni di Franco Battiato. E Morgan: “Non sono un personaggio, andate a vedere Marracash, andare a vedere Fedez!”.
La serata era appunto dedicata a Battiato, ma Morgan – a cui si può dire (quasi) di tutto, ma non che non abbia un’idea dell’arte e del ruolo dell’artista nel mondo – non ha snocciolato, uno dopo l’altro, i greatest hits del maestro siciliano, preferendo intraprendere un percorso diverso, più articolato. Tuttavia, al momento dello scontro, Morgan aveva già eseguito quattro pezzi di Battiato. Niente da fare, tra il pubblico qualcuno si sente comunque tradito e scatta la rampogna. Ecco quindi che, un po’ alla Joe Strummer ai tempi di uno storico concerto all’Astoria di Londra insieme ai Mescaleros – siamo nell’ottobre 1999 –, in cui il buon Joe scese sotto il palco per affrontare chi continuava a pretendere solo canzoni dei Clash, Morgan ferma la giostra e scatta di brutto. Su TikTok il video spopola. Guardatelo di nuovo, se serve. Vi dà fastidio l’eccessiva foga? Il turpiloquio? Vi infastidisce il suo artistico egocentrismo? Mi spiace, ma questo non toglie che Morgan avesse ragione. E il motivo è semplice: Morgan, artista – e che per questo può ovviamente piacere o non piacere – non ci sta all’idea di consegnarsi, per forza, ai desideri del pubblico. Non ci sta all’idea che – anche nel contesto live di una piazza o di un teatro, anche quando l’esecutore della musica lo hai davanti agli occhi, in carne ed ossa – la musica debba sempre, innanzitutto, “compiacere”, intercettando alla svelta il minimo comune denominatore che la protegga da eventuali mugugni. E no. Tu, pubblico, paghi il biglietto per assistere a qualcosa, non per partecipare a una riunione di condominio. Se Morgan non ti convince, a fine spettacolo puoi fischiarlo, ma prima lo fai cantare, esibire, esprimere.
Dopodiché, “impressionabili dell’internet”, state sereni: cose simili sono già ampiamente successe in passato, quando non c’erano gli smartphone a documentare le vite in diretta. In Inghilterra li chiamano hecklers e spesso hanno gioco facile con i comici che fanno stand-up perché, in genere, il comico parla senza una musica sotto e quindi la voce degli hecklers trova ampi spazi dove inserirsi per colpire. Più ardua, la conflittuale pratica dell’heckling, quando sul palco c’è qualcuno che spara watt a ripetizione. E infatti ai concerti rock a volte volano bottigliette, oggetti di vario tipo. Strummer, a Londra, scese dal palco e col provocatore si prese a pugni. Punk-style. Più o meno come ha fatto Morgan, che non ha preso a pugni nessuno perché è mingherlino, forse, ma che ha urlato: “Non avete la sensibilità per capire la musica, cazzo venite qui a fare?”. Vero, mai come oggi, anno 2023, le alternative live, in Italia, non mancano. Di gente che esegue Battiato, per dire, ce n’è in giro uno stormo. E poi, davanti a uno che gli dà dello Sgarbi: “Tutte le persone che sono contrarie all’idiozia sembrano Sgarbi. E così tutte le persone che si fanno il culo per proteggere le cose che voi ora state guardando. Perché questo fa Sgarbi, ringraziatelo”. Di nuovo vero. Solo che Morgan si scontra con un mondo in cui l’unica unità di misura è “l’istantaneo e instagrammabile gradimento”. Nulla che debba farti pensare, magari dopo, a fine serata, una volta rincasato. Nulla che possa farti meditare, possa lentamente “montare” dentro di te, ascoltatore, come un’ipotesi non preventivata. No, “c’ho voglia di ascoltarmi le canzoni di Battiato e allora vado da Morgan”. Bene, benissimo, ma “a patto che Morgan mi accontenti, accontenti proprio me, con i tempi miei, interpretando il mio sentire (e quello di tutti gli altri, allora?), altrimenti la serata è sprecata e lui è, inevitabilmente, fuori tema”.
“Avete avuto troppo, perle ai porci”. Di nuovo vero. “Vai a casa tua, ché non te lo meriti lo spettacolo d’arte”. Ripetiamo: Morgan avrebbe potuto usare parole diverse, ma alla fine il concetto sarebbe stato identico. Un concetto che è una verità evidentemente difficile da digerire: ogni tanto bisogna anche solo “ascoltare”, non per forza “partecipare”. Davanti a “uno spettacolo d’arte”, l’attività (ossia: ascolto, provo a sintonizzarmi con chi sta sul palco) somiglia a una forma di passività, ma non la è. Viceversa, la voglia di intervenire, di giudicare in diretta come se davanti non avessi un musicista, ma un post di Facebook, è invece atteggiamento da Neanderthal sotto mentite spoglie. Morgan merita di meglio. La musica e l’arte, in genere, meritano di meglio. Per la cronaca, il concerto – catapultato all’onore delle cronache per via dello “sbrocco di Morgan” – si è poi concluso con altri due brani di Franco Battiato.