In principio fu Selinunte. La sfuriata di Morgan sul palco del tributo a Franco Battiato ha generato una battaglia social che ha messo in discussione il suo stesso ritorno a X Factor in qualità di giudice. Poi arrivarono le scuse del nostro ("obbligate", stando a quanto spifferato da Fabrizio Corona) e il - controverso - perdono di Sky. Anche grazie alla promessa da parte dell'ex frontman dei Bluvertigo di devolvere metà del proprio cachet a un'associazione che supporta la comunità rainbow, Casa Arcobaleno. Tutto è bene ciò che finisce rattoppato alla bell'e meglio, anche se il talent con la X sta vivendo una emorragia di ascolti mai vista prima. Perché torniamo su Selinunte? Perché sabato 23 settembre Marracash ha messo in piedi, presso l'Ippodromo SNAI di Milano, il suo Marrageddon radunando la scena rap tutta e ben 80mila persone accorse per godersi lo show. Nello scazzo contro il pubblico di Selinunte, l'infuriato Marco Castoldi aveva inveito: "Non ve lo meritate lo spettacolo d’arte. Siete stupidi. La società è una merda. Ho dei sentimenti io, non sono un personaggio. Andate a vedere Fedez, allora, andate a vedere Marracash! Vai a fare in culo, froci* di merd*!". Detto, fatto. E quindi, provochiamo: al Marrageddon si sono dunque presentati ben 80mila froc* di merd*?
Le parole di Morgan, a nostro avviso ben lontane da qualunque sorta di omofobia, sottindevano però il classico pregiudizio radical snob nei confronti della musica "che funziona". Nella mente del sedicente "Maestro" dovrebbero esistere nel mercato discografico e, quindi, in classifica, solo individui in grado di drammatizzare e interpretare Luigi Tenco con oboe suonato dalle orecchie. Insomma, nel mercato discografico e, quindi, in classifica, dovrebbe esserci spazio solo per lui. E i suoi pari. Certo, se Castoldi facesse la grazia di tirar fuori un disco - non succede dal Pleistocene - forse meriterebbe anche il diritto di parlare hic et nunc di chi faccia "il personaggio" e chi, invece, "arte". Qualunque cosa significhi.
Morgan, tra l'altro, è, oramai da anni, molto più "personaggio" di un qualunque trapper che barra di paste e privè già al pezzo d'esordio. Perché quello, almeno, il pezzo lo fa. E anche perché sono decenni che Castoldi campa di telerisse e polemiche social-catodiche in qualità di giudice in qualunque talent, perfino concorrente di Ballando con le Stelle, opinionista guastafeste. Tutto ciò rappresenta, per fan e meno fan, un vero peccato. Per tutti meno che per il suo conto in banca, s'intende. Al netto di un passato "glorioso" in cui ha effettivamente contribuito a creare una scena musicale "alternativa" nostrana, dall'alto di quale trono oggi Morgan può ergersi a pontficare su cosa sia "arte" e cosa, invece, no? Dall'alto del fatto che sia in grado di suonare Chopin al piano? Con ogni probabilità, sempre nella sua testa e mai al di fuori di essa, ciò basta per autoconcedersi il patentino di "Sommo", di "Maestro".
"Bella per te che ancora riesci a farti pagare da una tv o dai promoter che ci cascano. Ma mentre gratti gli ultimi soldi, non mi nominare mai più". Così Marracash, via storia Instagram, in risposta alla sfuriata di Morgan dal palco di Selinunte. Come fosse Antonio Zequila vs Adriano Pappalardo in quella storica puntata di Domenica In. Le contingenze, poi, stanno dando ragione al rapper: 80mila paganti, seppur in compagnia di stimati colleghi, Morgan non li fa dai tempi dei d'oro dei Bluvertigo. O, forse, non li ha visti nemmeno allora. La musica, per fortuna, non è matematica pura. Ma questi numerelli qualcosa vorranno pur dire.
A prescindere da come la si pensi riguardo al rap (e alla trap), è pur vero che il genere, dopo lo scioglimento degli Articolo 31, fosse caduto nell'oblio lato mainstream. Per anni, i ragazzini ascoltavano sì Fabri Fibra, ma piratato. Se ne lamenta lui stesso in più di una canzone dell'epoca. Ogni Sanremo, perfino durante quello vinto da Rocco Hunt con "Nu Juorno Buono", anno del Signore 2014, la stampa diceva: "Questo sarà l'anno del rap!". E poi, puntualmente, non lo era mai. L'infausto trend è stato invertito dall'innesto, nel tempo, di nomi come Marracash, Emis Killa, Sferaebbasta e compagnia. Fino ai nuovissimi Tedua e Rhove, piaccia o non piaccia, in cima alle classifiche di vendita. Una rinascita che la musica alternativa nostrana, pur fortissima negli anni Novanta e primi Duemila tanto quanto il rap, non è riuscita a compiere naufragando nell'indie e regalando, al massimo, un paio d'anni di palazzetti ai TheGiornalisti che, oramai, si erano già involuti nella sottomarca della sottomarca di Venditti. Non proprio i Verdena, diciamo. Ma la domanda resta: ciò che Morgan non ascolta, dunque, è da froc* di merd*?
Posto che a Milano, con la lancinante moria di eterosessuali che il capoluogo meneghino sta attraversando, ci saranno ben più di 80mila omosessuali, dovessimo contare solo sulle colte forze di Morgan, non ci sarebbe nemmeno un concerto. O meglio, manco una canzone nuova, da due decenni circa. Castoldi, oramai, è un po' come la Sinistra italiana (una prece!): dice che non va bene niente, ma, nella pratica, non agisce. Non fa assolutamente nulla per cambiare le cose. E intanto i fasci (fuor di metafora, i trappisti, pure quelli da strapazzo) proliferano. In fin dei conti, meglio un Marrageddon oggi che un Morgageddon domanimai.