Appoggiamo la Meloni per avere Sgarbi come ministro della cultura. È quello che i miei colleghi dovrebbero fare, almeno quelli con un po’ di buon senso e di amore per la vita, per il Paese, per la produzione dell’opera d’arte che non è altro che musica, canzoni, film, serial, concerti, televisione, fumetti, mostre, eventi, moda, vestiti, case, insegne dei negozi, design dell’automobile, trucchi, strumenti musicali, luna park, zaino borsette scarpe, isole pedonali, cartelli pubblicitari, luci di Natale, costume di carnevale, discoteca e club, dj e trap elettronica, computer, software video editing, foto per i social fotomontaggi, colonne sonore, applicazioni per metterti i baffi o vedere come sarai da vecchio, la forma del ghiacciolo, degli occhiali da sole, del costume da bagno e della piscina. E la rivista che leggi sul bordo, la canzone che senti al baretto, il giornaletto e il quotidiano, i libri, tutti i libri belli e brutti, le feste di paese, le sculture nelle piazze, la forma dello scooter, l’anello nuziale, il matrimonio e il vestito, la chiesa e l'altare, il bouquet di fiori da lanciare, il vino da bere, il cibo da mangiare, la musica da ballare e il discorso dell’amico, e poi tutt’e le parole d’amore più belle da dire quando rimanete finalmente solo a fare l’amore.
Questa è la cultura. Non lo sapevate, vero? Gli artisti sono i primi da cui ci si aspetta coraggio e visione lunga, ma ahimè il paese è fottutamente spento, paralizzato, impaurito. La paura è la prima cosa che purtroppo anche gli artisti mettono davanti a qualunque cosa come una lente per leggere la vita, convinti che ascoltare la paura innanzi tutto protegga dal commettere passi falsi, mosse “strategicamente” sbagliate. Quindi prima di tutto la paura governa l’opera e la genera già arresa ancora prima di nascere. La paura della musica è il genere di tutta la musica pop italiana degli ultimi 10/15 anni, poi con l’avvento del lockdown non è più stata solo paura della musica ma è diventata diffidenza. Sospetto, rinuncia, anche ghosting, cioè artisti che si negano ai loro colleghi, che inventano qualunque tipo di balla per evitare di fare le collaborazioni, e le collaborazioni che il pubblico vede sono fatte solo perché c’è la gestione e spesso l’iniziativa della casa discografica, allora così, il cantante pop italiano non ha paura, si sente protetto, e allora rivolge la parola al collega, va un paio d’ore in studio con lui, poi un pomeriggio per girare un video. E bon, fine della collaborazione, ci si rivede in promozione. Perché no in playback . E questa è l’Italia. Ma per capire ancora meglio cosa è il torpore culturale in cui siamo sommersi bisogna vedere questi “discografici” che propongono ad un cantante di andare a cantare nel disco di un altro, con quale logica fanno le combinazioni. Semplice, ovviamente non si tratta di un’intuizione musicale, o meglio, ci può essere pure una vera intesa (poverini gli artisti in questo sono abbastanza inconsapevoli e appunto “impauriti”) ma si tratta della stessa intesa che c’è tra i matrimoni aristocratici decisi a tavolino, per carità, ti può pure andare di culo e ti vedi arrivare una gran bella persona come promesso consorte, ma una volta su mille, forse, se capita, le altre volte ti fai andar giù il boccone amaro e tiri avanti infelice fingendo che è tutto ok. Insomma il criterio di queste accoppiate è semplice. Elisa quanto vende? 100 mila copie ? Bene allora può fare il duetto con ...Luca Carboni... che ne so.....Willy peyote quanto ha venduto? Quattromila? Allora può dare il duetto con un altro da quattromila , basta non c’è altro. Ovvio che in una situazione del genere si va allo sfascio come infatti siamo. Eppure senti le case discografiche: tutto bene, figata, grandi numeri!
Ma bene, bravo. E la cultura dove sta in tutto questo? Non c’è. Ma cosa importa della cultura? Non sanno cos’è, per loro va bene. È torpore totale: precipitare, assenza di valore della musica italiana. Assenza di valore, assenza di volere, assenza di volare. Molti lo sanno che questo è uno schifo, dico, molti miei colleghi, ma hanno paura, quindi comunque non parlano, non si espongono, non usano in pratica un briciolo né della loro posizione né della loro intelligenza per fare qualcosa che sia utile socialmente. Poi gli senti dire: fascista fascista! L’unica cosa che hanno detto i cantanti italiani negli ultimi 20 anni è stato “fascista” a chi per la prima volta nella storia può mettere al ministero della cultura un vero uomo di cultura! Ma che aquile! Non c’è che dire! E mi raccomando, non esporsi! Mi raccomando! Non dire il proprio pensiero! Guai, e poi sennò il disco? E il tour? E i passaggi radio? No, no. Campagna sul bullismo! Tutti come pecore a fare campagne sul bullismo! Ahahah ma se il primo bullo è il tuo manager! E il secondo è il discografico, e il terzo è il direttore del giornale, il quarto è il direttore di rete, il quinto è il direttore artistico del festival, poi ci sei pure tu. Tutti bulli con tutti. Credete che non parlare e pensare solo ai vostri interessi non sia una forma di bullismo? Beh vi sbagliate. Così come il ghosting è violenza passiva lo è anche l’egoismo corporativo, l’aridità culturale, il nascondersi. Ma gli artisti devono tornare ad avere la VOCE . E la voce canta e parla e scrive e dice e risponde. Come faccio io che non sono Dio ma non mi cago sotto, non penso solo a quella ossessione del denaro, e se mi piacciono Lennon e Jim Morrison non faccio finta come tutti quelli che poi scelgono di NON produrre i dischi di Lennon perché ...sai... mi ha detto che arriva sempre in ritardo...eh, è inaffidabile, è ingestibile.... La prima cosa che deve togliersi dalla bocca il mondo che pretende di controllare il mercato della cultura in Italia è che Sgarbi sia ingestibile, e che Morgan sia ingestibile. Perché Edgar Allan Poe era gestibile secondo voi? E Elvis, era gestibile? Ma che cosa volete fare, la cultura e l’arte hanno altri parametri dalla gestibilità, quello riguarda le polizze assicurative, ma l’arte e la cultura hanno la bellezza , l’invenzione, l’emozione come parametro. E santo Iddio.
L’ultimo appello che possiamo fare per mettere Sgarbi alla cultura . Se ci va la Moratti come pare torneremo nella merda, peggio ancora di dove siamo ora. La Moratti non è una persona di cultura, non è in nessun dibattito, non capisce nulla di creatività, non ha una sola idea, basterebbe come veste e cosa dice quando parla per capirlo perfettamente, la Moratti è una manager, non è un’intellettuale. Non saprà mai interpretare i bisogni di una nazione lobotomizzata, paralizzata culturalmente handicappata, inesistente, inebetita. Basta vedere la Rai e la mancanza di dignità di qualunque cosa venga prodotta, vedere il festival di Sanremo trattato come un programma da scalda-pubblico ai villaggi turistici dove persino il deus ex machina non ha benché minima idea di cosa sia il do maggiore. E ha messo le tende da quattro edizioni. Una cosa che solo dieci anni fa sarebbe stata origine di incredulità e di inchieste giudiziarie. Ma siamo in panne, non solo fa letteralmente vomitare la produzione musicale la qualità dei programmi e le sceneggiature dei film, le musiche dei telegiornali, persino le segreterie telefoniche di attesa sono un inferno che toglie serenità ad una giornata, viviamo come degli animali e siamo maleducati e brutti pure da vedere. Questo è più che un abisso, è un “death abyss” ma purtroppo non siamo in “heart’s filthy lesson”, siamo in una nazione stupenda e siamo pure brave persone e pure creativi, abbiamo anche delle idee, ma che neanche ormai diciamo a nessuno, ci rinunciamo ancora prima di scriverle. Io che scrivo, che non ho perso la visione, e che sono lucido e argomentativo, e colto e pure competente, arrivo notte e giorno, disponibile al dialogo, pieno di iniziative, io passo per lo scemo del villaggio. Perché non sta bene scrivere troppo, sennò poi abbandonano la chat. Così siamo arrivati, la lobotomia è talmente riuscita che in una chat di artisti interessati alla musica fatta per scambiare idee e informazioni, per dibattere se scrivi troppo, anzi, se scrivi, non va bene, non sta bene. Perché qui bisogna stare zitti, guardar , parlare ogni tanto; dire una sola cosa, mettere il cuoricino e ciao ciao. Non è così che funziona, bisogna uscire dal torpore , bisogna sporcarsi le mani, metterci la faccia, invertire la rotta. Rovesciare il banco. Perché il banco è truccato e non vince mai nessuno, solo il proprietario del casino. Non va bene. Però anziché lamentarmi come una zia brontolona io che sto tutto il giorno, tutta la notte a scrivere, a scrivere canzoni, poesie, a registrare tracce di strumenti, ad imparare a suonare tutti gli strumenti, a montare video e fare le cose che mi piace fare non perché io abbia contratti o uscite inderogabili, io che faccio le cose perché le voglio fare e mi piace farle, io che ho la mente in eruzione h24 e si può, certo, non essere d’accordo con un mio pensiero o non amare una mia affermazione o non essere d’accordo su niente, ma non potrete mai dire che io non sia un puro o un appassionato, e se vi viene da pensare a darmi del “fascista” vi dico subito che siete veramente stupidi (questo è troppo? Please) io dunque, antifascista libertario vivo è sano come un pesce, interessato agli altri, ai ragazzi, al futuro, ma un futuro dignitoso non un futuro da zombie o da schiavi psicopatico dell’elettronica. Io ho una soluzione banale ma reale per incominciare da qualche parte a essere ragionevoli e smettere con la barbarie del dio denaro e dell’ignoranza , è Sgarbi al ministero.
E adesso parlate per favore. Chi sta pensando che questa mia riflessione ad alta voce sia polemica, sappia che può esprimere la sua opinione e non aver paura, non verrà giudicato ma ascoltato.