La drammatica e inaspettata notizia della morte di Maurizio Costanzo rappresenta veramente una grave perdita per il mondo del giornalismo e dell’informazione. Spaziando e sperimentando diversi tipi di comunicazione, in decenni di attività Costanzo ha informato milioni di italiani di ogni fascia sociale e sugli argomenti più svariati, dai più leggeri ai più drammatici, sempre con grande professionalità.
I primi ricordi che ho delle sue trasmissioni risalgono al 1982, l’avvio del Costanzo Show, che andava in onda in seconda serata e accompagnava fino a notte fonda gli italiani informandoli, discutendo di tutto, presentando personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e anche semplici personaggi particolari.
Una tappa obbligata per i genitori che la guardavano prima d’andare a letto, per noi giovani che rientravamo a casa dalle passeggiate con gli amici, e per tutta quell’Italia che poteva permettersi di andare a letto tardi.
Successivamente ricordo i tempi di quando lavoravo nello staff di comunicazione di Francesco Rutelli, di cui Costanzo era consulente della comunicazione al Comune di Roma.
Un rapporto, quello fra Costanzo e la Giunta comunale, di stima professionale e di grandi speranze per la rinascita di Roma, talmente proficuo che il 28 agosto del 1995 il grande conduttore ottenne di sposarsi in Campidoglio, con la celebrazione del rito fatta dal sindaco Rutelli e addirittura nella stanza del sindaco.
E poi le indimenticabili staffette televisive fra Costanzo e Santoro sulla mafia, sul drammatico omicidio di Libero Grassi, le staffette di Costanzo e Vespa, momenti incredibili di giornalismo televisivo, indimenticabili non solo per la qualità, non solo per gli ascolti, ma soprattutto per il coraggio.
Come dimenticare quella puntata di Sciuscià del maggio 2002, con i giornali che titolavano “Santoro disobbedisce alla Rai”. Ecco cosa scriveva “Repubblica”: “Santoro disobbedisce ai vertici della Rai e inaugura la conduzione a due di Sciuscià con Costanzo, a patto che resti seduto. Questa la formalistica soluzione trovata dopo le polemiche tra Santoro e il direttore di Rai due Antonio Marano sulla richiesta del giornalista di far condurre in parte la trasmissione sulla libertà di informazione a Costanzo. Costanzo non può stare al centro in piedi, deve stare seduto. Le disposizioni sono queste perché al centro postare solo il conduttore Rai, ha detto Santoro che ha introdotto Costanzo dopo qualche minuto in minuto dell’inizio della trasmissione”. E Costanzo non ebbe neanche un dubbio a stare seduto in quella trasmissione pur di difendere insieme a Santoro la libertà di informazione. E da seduto denunciò il rischio per la libera informazione in Rai: “A me spiace dirlo in questo momento, ma se penso a Mentana a me ad Antonio Ricci alle Iene e alla Gialappa’s mi appare molto più libera Mediaset rispetto alla Rai. Penso con un po’ di apprensione che tu - rivolgendosi a Santoro - Non sei nel palinsesto di autunno e non perché mi preoccupi il palinsesto autunnale della Rai. Mi preoccupa il fatto che forse Biagi non c’è più. Penso che sia profondamente sbagliato”.
Era la puntata di Sciuscià del 24 maggio 2002. Il successivo 31 maggio andò in onda l’ultima: il Cda Rai a maggioranza di centrodestra cancellò il programma per motivi di “tutela aziendale”, furono licenziati e allontanati dalla Rai Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi.
I timori di Costanzo, nonostante il suo impegno, la sua denuncia sul palco di Sciuscià della Rai, non erano stati fugati e si erano drammaticamente realizzati.
E oggi, 21 anni dopo, nel giorno della morte di Maurizio Costanzo che con coraggio denunciò la mancata libertà di informazione in Rai e tentò di bloccare la cacciata di Santoro e Enzo Biagi, la storia rischia di ripetersi.
Stasera come 21 anni fa Santoro lancia la sua app di informazione “Servizio Pubblico” per dare notizie ignorate e censurate. Ieri come oggi, ancora a parlare di libertà di informazione, e di servizio pubblico che non supplisce a questa mancanza di informazione. Tutto come quella puntata di Sciuscià del 24 maggio 2002, ma questa volta al mondo dell’informazione e agli italiani mancherà anche il coraggioso intervento di quel grande giornalista e conoscitore di comunicazione che è stato Maurizio Costanzo.