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Ok, chi caz*o è Alvise Perez detto Batman, l'influencer che ha vinto alle elezioni spagnole? È il Fedez iberico? E la fidanzata supermodella...

  • di Silvia Ragusa

13 giugno 2024

Ok, chi caz*o è Alvise Perez detto Batman, l'influencer che ha vinto alle elezioni spagnole? È il Fedez iberico? E la fidanzata supermodella...
Il suo partito si chiama "Se acabó la fiesta", "È finita la festa", ed è una sintesi di destra identitaria e populismo digital. Luis Pérez Fernández, detto Alvise, ha raccolto più di 800 mila preferenze. Andaluso di Sevilla, 34 anni, fidanzato con la modella Andrea de Las Heras (aspirante Miss Universo España nel 2018) ha fatto una campagna senza pubblicità, senza congressi, senza un programma elettorale. E ce l'ha fatta. Lo chiamano Batman, è considerato l’influencer del sadopopulismo e della teoria cospirativa, ma ora la politica tradizionale se la dovrà vedere con lui. Fra tutti i candidati, è lui l’animale digitale per eccellenza. Il marketing che ha messo ko la politica

di Silvia Ragusa

Se acabó la fiesta. È finita la festa. Si chiama così il nuovo partito politico di estrema destra (più a destra di Vox, se fosse possibile) in Spagna. O meglio dire, è il brand che ha usato per i suoi santini elettorali, con tanto di logo a mo’ di scoiattolo e una maschera alla Anonymous, un uomo senza partito. Luis Pérez Fernández, detto Alvise (pare in onore al personaggio di uno scritto del filosofo italiano Agostino Nifo), andaluso di Sevilla, 34 anni, fidanzato con la modella Andrea de Las Heras, aspirante Miss Universo España nel 2018, è stato il candidato di questa tornata europea più cercato su Google nell’ultima settimana. Un po' come se Fedez fondasse un partito e finisse a Bruxelles. Con più di 800 mila preferenze Alvise ha ottenuto tre seggi all’Europarlamento, attraverso una combinazione esplosiva di fake news, canali social e un discorso basato sul prefisso -anti: antieuropeismo, anticorruzione, antisistema, antimmigrazione.

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Alvise è pronto a sventare, come un supereroe (lo hanno definito Batman), inciuci e corruzione

Per capire meglio il personaggio ci sarebbe da pensare ad una puntata di Black Mirror. Per la precisione quella dell’orsetto azzurro, Waldo, che sull’onda dell’antipolitica, acclamato per il suo linguaggio eversivo e spudorato, arriva a fondare un partito e candidarsi alle elezioni. Alvise, come Waldo, è aggressivo, irriverente, violento come quell’accozzaglia di sentimenti, pulsioni e istinti che ribolle tra gli scontenti. Ha fatto una campagna senza pubblicità né congressi strabilianti. Non c’è nemmeno un programma elettorale. Con un megafono in mano, in due settimane di lotta “contro la censura dei giornalisti e la partitocrazia criminale”, come ha urlato a gran voce, ha percorso 7 mila chilometri, girato 15 città e distribuito due milioni e mezzo di volantini.

Eppure la sua vera forza sta negli oltre due milioni di followers sui canali social (di gran lunga più della fidanzata modella). Solo su Telegram ha oltre mezzo milione di aficionados. Considerato l’influencer del sadopopulismo e della teoria cospirativa, Alvise ha fatto incetta di voti nelle zone urbane più ricche a sud del paese, e tra i giovani maschi (il 77% dei suoi elettori ha meno di 44 anni). Alla stregua di Javier Milei in Argentina o Nayib Bukele in El Salvador, Alvise promette di demolire il sistema (politico, giudiziario, informativo) con un linguaggio ed un’estetica insolita rispetto alla destra tradizionale. Non siamo di fronte alla solita solfa iberica del “caza, toros y Viva España!”, tipica di chi vota partito popolare. Lui è più una testa di ariete contro tutto quello che non funziona, pronto a sventare, come un supereroe (lo hanno definito Batman), inciuci e corruzione. Peccato che buona parte delle sue denunce, poi, si siano rilevate false. Non a caso ha una lista piuttosto lunga di cause penali e civili in corso. Anche per questo, come ha ammesso chiaramente, ha deciso di candidarsi alle europee. Vuole l’immunità per continuare nel suo lavoro: inchiodare i criminali, i malfattori e i politici corrotti.

Andrea de Las Heras
Andrea de Las Heras

La sua fortuna sui social comincia durante la pandemia. Critica ferocemente i vaccini e se la prende con le politiche del governo

Ma la nuova stella anti-establishment spagnola, il più piccolo di quattro fratelli, dell’establishment, in fondo, ha sempre voluto far parte. Durante gli studi in Scienze politiche all’Uned (università a distanza) simpatizza con il defunto partito centrista Unión Progreso y Democracia. A 22 anni si trasferisce a Leeds, in Inghilterra. Qui diventa delegato internazionale dei Liberal Youth, l’ala giovanile dei liberaldemocratici inglesi. Nel 2017 entra in Ciudadanos, la formazione politica di Albert Rivera. Diventa capo gabinetto del gruppo parlamentare a Valencia, sotto l’ala di Toni Cantó. Ma pare non corresse buon sangue tra lui e il resto del gruppo, quindi lascia (o viene cacciato?). La sua fortuna sui social comincia durante la pandemia. Critica ferocemente i vaccini e se la prende con le politiche del governo. Assiduo frequentatore di Telegram e X, diffonde informazioni false, foto private e accusa una sfilza di politici (nota ai più la disputa con l’ex sindaca di Madrid, Manuela Carmena). Sono quasi tutte fake news ma la sua eloquenza digitale lo rende molto popolare, soprattutto tra i giovani. L’uso di un linguaggio tossico e violento lo portano ad essere sospeso a tempo indeterminato da X (prima dell’arrivo di Elon Musk). Frattanto comincia a simpatizzare con le idee di Vox. Poi la fuga politica in solitaria, con un telefonino in mano. Fra tutti i candidati, è lui l’animale digitale per eccellenza. Il marketing che ha messo ko la politica.

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