Giovanni Allevi sarà a Sanremo. Per l’ultima edizione del festival condotta da Amadeus uno dei più popolari pianisti italiani tornerà sul palco con un monologo approfondito sulla sua malattia, il mieloma multiplo. “Giulio Cesare dice che è più facile trovare uomini disposti a morire che trovare quelli disposti a sopportare il dolore con pazienza. Beh, Giulio, io continuo a vivere, e siamo in tanti, molti di più di quanto immagini!” A scriverlo è lo staff del compositore su Twitter, che pubblica una foto del ricovero in ospedale per la terapia. E in effetti Allevi riuscirà a salire sul palco dell’Ariston proprio per raccontare la sua storia, che nel corso di questi mesi ha affrontato pubblicamente in modo intenso ma sempre delicato. Ancora una volta è il suo staff a salutare il pubblico del pianista sui social il 2 febbraio prima del “silenzio stampa” in preparazione all’evento della seconda serata di Sanremo: “Giovanni è concentrato e silenzioso, per preparare il suo impegnativo monologo sulla malattia, da quella che forse è diventata una delle platee televisive più vaste ed importanti del mondo. Sarà una grande emozione ascoltare le sue parole e vederlo al pianoforte”. Nel 2022 fu proprio Allevi ad annunciare sui social il tumore: “Non ci girerò intorno: ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa”. Ma cos’è la patologia che ha colpito il pianista e di cosa parlerà stasera?
Cos’è il mieloma multiplo?
Il mieloma multiplo è un tumore osseo che attacca le cellule plastiche, cioè quei globuli bianchi che producono gli anticorpi per il nostro corpo. Non si tratta di una patologia facile da gestire e le aspettative di vita dipendono da moltissimi fattori. Attualmente si stima che dopo cinque anni dalla diagnosi sopravviva circa il 51% degli individui, ma se la scoperta della patologia avviene nelle prime fasi la percentuale cresce fino al 71%. Questo a indicare i progressi fatti in questo settore, uno dei campi di ricerca che ha ottenuto più risultati negli ultimi dieci anni. Il mieloma multiplo è anche il più comune tra i mielomi ed è il secondo tumore ematologico più diffuso, colpendo in Italia circa 4.500 persone ogni anno. Come suggeriva Allevi, a dispetto del nome la malattia resta ancora insidiosa, nonostante i progressi. E, al contempo, dolorosa. Tra i sintomi più comuni ci sono la stanchezza, il dolore osseo, la perdita di peso, infezioni ricorrenti e l’insufficienza renale. “Per superare il dolore, dedico del tempo ogni giorno alla meditazione. Inizio con pensieri di riconoscenza nei confronti del Creato. Poi mi concentro sul respiro, finché il mio Ego si dissolve ed io divento Nulla” scrive Allevi.
Ci sono delle cure?
Come per altri tumori, esistono delle terapie possibile, tra cui la chemioterapia, la radioterapia, l’uso di anticorpi monoclonali ed è prevista anche la possibilità del trapianto autologo di cellule staminali, cioè un trapianto di cellule prelevante dal paziente stesso, che diventa così anche donatore di se stesso. È sempre più comune ormai unire anche diverse linee terapeutiche in modo da gestire il paziente in base alla fase della malattia, riuscendo anche a optare talvolta per delle strategie atte a “negativizzare la malattia minima residua” attraverso trattamenti di mantenimento che portano all’eliminazione graduale di tutte le cellule cancerose presenti nel corpo.
Il monologo completo di Giovanni Allevi a Sanremo 2024
All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti a un pubblico da quasi 2 anni. nel mio ultimo concerto, a Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima, ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare.
Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni, quali, vi faccio un esempio: non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto, in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Mi sono sentito mancare. Eppure quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti a 15-20 persone ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano. Sembra paradossale detto da qui perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanza di ospedali, il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e con le nuvolette è ancora più bello.
Un altro dono: la gratitudine e la riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlare. La riconoscenza per il sostegno della mia famiglia. La riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamano, magari cerchiamo un altro termine, ma non mi viene in mente niente. Ma lo sono anche gli ausiliari e lo sono anche i genitori - piange -. I genitori dei piccoli guerrieri. Ora, come promesso, vi ho portato tutti qui con me sul palco, anime splendenti, esempio di vita autentica. Prima di andare all’ultimo dono, facciamo loro un applauso.
Ho ancora un dono. Ma quanti sono? Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. Eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono, voglio andare fino infondo a questo pensiero. Se le cose stanno così, cosa mai sarà il giudizio dell’esterno.
Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado? (Si toglie il berretto) Com’è liberatorio essere se stessi. Per onorare la vostra attenzione, per dare forza e speranza alle tante persone che come me stanno ancora lottando, suonerò di nuovo il pianoforte davanti al pubblico. Attenzione però, ho due vertebre fratturate. E tremore e formicolio alle dita, nome tecnico: neuropatia. Però, però, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima.