La storia della strage di Erba potrebbe avere un nuovo capitolo. Per la precisione di 58 pagine, quelle che compongono l’istanza del magistrato di Milano Cuno Tarfusser, che ha chiesto ufficialmente la revisione del caso che portò alla condanna definitiva per Olindo Romano e Rosa Bazz. La posizione del procuratore generale è chiara: ”in tutta coscienza, per amore di Verità e Giustizia e per l'insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario,stiano scontando l’ergastolo” si chiede di procede alla revisione del processo per la morta di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk, della nonna del piccolo Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini. Tra confessioni false e testimoni attendibili, le prove sarebbero “maturate in un contesto malato”. A partire dalla confessione (ritenuta schiacciante) di Mario Frigerio, il sopravvissuto alla strage che, tuttavia, sembra soffrisse già ai tempi della deposizione di amnesia: “Frigerio sviluppò, a seguito dell'aggressione, una disfunzione cognitiva provocata da intossicazione da monossido di carbonio, arresto cardiaco, shock emorragico e lesioni cerebrali focali. Stante la gravità dei singoli eventi neurolesivi, la loro concomitanza in un soggetto anziano ed iperteso ha sicuramente determinato un complessivo scadimento delle funzioni cognitive necessarie a rendere valida testimonianza”.
A cadere sarebbero non solo questa confessione ma anche le altre due prove cardine del caso: la confessione dei coniugi e la presenza della macchia di sangue di Valeria Cherubini nell’auto di Olindo. Le ricerche che confuterebbero le prove sono stata fatte usando le “più moderne e recenti tecniche e metodologie, comunque successive alla fine della prima decade del secolo, e quindi dei fatti oggetto del processo”. Grazie all’aiuto di molti accademici esperti, “tutti luminari della rispettiva materia tecnica e scientifica”, è stata stilata una consulenza “tecnica biologico-genetica forense che, ad oltre 16 anni di distanza, ha riesaminato e rivalutato alla luce dell'enorme sviluppo tecnologico e metodologico che ha avuto la materia in questi anni, la tecnologia e la metodologia utilizzata allora per il repertamento”. Già nel 2013 Le Iene avevano sollevato molti dubbi riguardo alla presunta unica prova scientifica contro i coniugi, ma macchia di sangue. Tra i dubbi il fatto che la macchia si trovi in un unico punto dell’auto dal lato del guidatore, mentre non sarebbe né sui pedali né sul tappetino e, in generale, su altri materiali assorbenti.