Le parole di una teste mai udita fino ad ora potrebbero fornire elementi importanti sulla vicenda di Liliana Resinovich trovata morta il 5 gennaio 2022 a poca distanza dalla sua abitazione a Trieste. Un caso riaperto dopo una prima richiesta di archiviazione per suicidio, per il quale è indagato il marito Stefano Visintin. Si tratta di Jasmina Zivkovic, albergatrice di Gorizia e amica della coppia. Zivkovic è stata ascoltata dai giudici della procura di Trieste, probabilmente per mettere nero su bianco dichiarazioni che la donna aveva già fatto in passato al fratello della vittima, Sergio Resinovich, e alla stampa. Parole che presenterebbero una realtà diversa sull’andamento della coppia rispetto a quanto sostenuto da Visentin. In particolare, Zivkovic sostiene che la storia tra Resinovich e Visentin fosse finita e che i due litigassero spesso. Sostiene di essere stata presente a litigi ed episodi di incomprensioni nella coppia, descrivendo Visintin come “molto nervoso e irritato”. Il Corriere della Sera riporta che la vittima, ospite a Gorizia col marito, avrebbe chiesto alla teste di preparare due letti separati: “Non voglio dormire con lui, non lo sopporto più”. Non solo. Zivkovic avrebbe anche aggiunto un altro particolare, “per certi versi inquietante”, scrive il Corriere. A qualche giorno dalla scomparsa di Liliana, Sebastiano le avrebbe rivelato che era stato “un incidente”, salvo poi cerca di sviare “Sono fuori di testa, non so più quello che dico”.

Alla testimonianza di Zivkovic si aggiunge l’esito della perquisizione disposta nella casa di Resinovich e Visintin, dove sono stati sequestrati centinaia di coltelli – Visintin è arrotino –, alcuni vestiti e un paio di guanti in stoffa che l'uomo avrebbe indossato il giorno della scomparsa della moglie. Visintin è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati solo dopo le 9 ore di perquisizione, che ha lo scopo di verificare la compatibilità tra la lama di alcuni coltelli e il taglio del cordino del sacco della spazzatura che avvolgeva il corpo della 63enne al momento del ritrovamento: “L'eventuale compatibilità tra la lama e il taglio però non vuol dire che siamo davanti alla cosiddetta "pistola fumante" che gli investigatori stanno cercando. Ci sono moltissime variabili, soprattutto dopo tanti anni”, ha detto a Fanpage l'ex sostituto commissario della Scientifica di Milano, Dario Redaelli. Sugli indumenti, invece, gli inquirenti potrebbero cercare fibre utili alle indagini. Ma a meno di incredibili ritrovamenti è possibile che ciò che emergerà dagli esami costituisca solo piccoli elementi di indagine da cui è difficile provare il coinvolgimento di Visintin. Il caso prosegue.
