Dopo tre anni di silenzi, ipotesi e incertezze, il caso di Liliana Resinovich — la 63enne scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e ritrovata senza vita settimane dopo in un parco non lontano da casa — sta tornando a far rumore. Questa volta il caos arriva dalle telecamere di sorveglianza e da una teoria che, a detta del marito Sebastiano Visintin, ha del surreale: “Quello che sento in questi giorni, questa storia del sosia, è allucinante”. A parlare è proprio lui, l’uomo che ha vissuto con Liliana per 32 anni e che ai microfoni di Mattino Cinque News, si sente costretto a smentire l’ennesima suggestione: quella secondo cui la donna ripresa nei video di sorveglianza il giorno della scomparsa non sarebbe realmente sua moglie. “Gli inquirenti stanno indagando. Queste sono solo chiacchiere. Quello che conta è avere delle verità e delle risposte esatte”.


Non usa mezzi termini, Sebastiano. Si mostra stanco, amareggiato, e si dice disposto a mettersi a disposizione della giustizia. Anche se, con tono rassegnato, ammette: “Ormai mi aspetto di tutto, non mi nascondo”. È tornato a casa da poco dopo un breve periodo in montagna in Austria, dove sarebbe andato a cercare un po’ di pace insieme agli amici. “Mi sono riposato un pochino, ora sto facendo i miei lavoretti come al solito”, racconta. Ma il vuoto resta, pesante come piombo: “Liliana mi manca tantissimo, sono tre anni che vivo da solo”. Sulla frattura con i parenti della moglie, Visintin è netto: “Ognuno dice le sue. I parenti hanno delle idee, io ne ho delle altre”. Un modo per prendere le distanze da chi, in questi mesi, ha alimentato dubbi, sospetti, e qualche verità parallela. Ma tra voci e retroscena c'è un solo obiettivo: capire cos’è successo davvero a Liliana. La verità, quella vera, ancora non si vede. Ma c’è chi continua a cercarla…

