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Omicidio Poggi, BASTA FAKE NEWS su Alberto Stasi: non aveva materiale pedoporn*grafico sul pc. “Assolto perché il fatto non sussiste”. Allora qual è il movente per cui avrebbe ucciso Chiara?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA

8 agosto 2025

Omicidio Poggi, BASTA FAKE NEWS su Alberto Stasi: non aveva materiale pedoporn*grafico sul pc. “Assolto perché il fatto non sussiste”. Allora qual è il movente per cui avrebbe ucciso Chiara?
Alberto Stasi non deteneva materiale pedopornografico, eppure qualcuno continua a dire il contrario. A ricordarlo è la YouTuber Bugalalla sul settimanale Giallo.
Nel 2014 la Cassazione lo ha assolto con formula piena: “il fatto non sussiste.” Ma la fake news, nata come falso movente, continua a girare, alimentata da chi sceglie le verità che fanno più comodo. La coppia, come dimostra una chat del 2006, non litigava certo per qualche porno scaricato.
Rimane il vero mistero: qual era il movente per uccidere Chiara Poggi?

Foto di: ANSA

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

C'è un problema, grosso, che si chiama narrazione. Perché quando la verità giudiziaria viene scelta a pezzi allora qualcosa non torna. È il caso di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi ma assolto con la stessa forza da un'accusa altrettanto pesante: quella di detenzione di materiale pedopornografico. Eppure, come racconta la YouTuber Bugalalla in sul settimanale Giallo, c’è ancora chi continua a tirare fuori quella bugia. Secondo la narrazione iniziale Chiara, la sera prima di essere uccisa, avrebbe scoperto sul computer del fidanzato immagini pedopornografiche. Sarebbe seguita una lite violenta. Peccato che quella stessa sera i due abbiano guardato insieme “Sex and the City” prima di salutarsi: un momento di coppia normale, non proprio compatibile con uno scontro furioso. E infatti, nel 2014, la Cassazione ha messo un punto. Assoluzione piena per Stasi: “il fatto non sussiste.” I file erano solo frammenti residuali, scaricati inconsapevolmente tramite piattaforme come eMule o Morpheus, mentre Stasi cercava contenuti leciti. Nessun accesso, nessuna volontà, nessun reato.

Chiara Poggi
La copertina del settimanale Giallo Ansa

I periti del giudice lo hanno ribadito: quei file non solo si trovavano in zone del computer non accessibili a lui, ma non erano neppure consultabili senza software specifici di cui Stasi non disponeva. Fine. Anzi, no: perché questa fake news continua a circolare, soprattutto da parte di chi si riempie la bocca con “le sentenze vanno rispettate”, ma solo quando tornano comode. Un altro falso movente? Chiara sarebbe stata furiosa per aver trovato materiale pornografico lecito sul pc del fidanzato. Ma basta leggere una chat fra i due del 2006 per capire che non era affatto un problema di coppia. Alberto scrive: “Tata, posso scaricare qualche filmino porno?” e lei risponde: “Vedi tu, basta che non rallenti il trasferimento.” Altro che lite furiosa. Tutto normale, quasi tenero. Resta allora la domanda che da quasi vent’anni aleggia su questa storia: qual era il vero movente? Perché, ancora oggi, non esiste una ricostruzione chiara su cosa avrebbe spinto Alberto Stasi a uccidere Chiara. C’è solo una certezza: la sentenza che lo assolve dall’accusa più infamante è definitiva quanto quella che lo condanna. E ignorarla, oggi, è una scelta. Ideologica, forse anche conveniente. Ma sicuramente lontana dalla verità.

Chiara Poggi
Chiara Poggi
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